lunedì 16 ottobre 2017

Corriere 16.10.17
La minoranza pd riapre il fronte con Renzi
I veleni dopo l’esclusione dalla festa: vedremo come andrà in Sicilia. Sala: non sarà facile che diventi premier
di Giuseppe Alberto Falci

ROMA Finiti i festeggiamenti per i dieci anni del Pd continuano le divisioni. Rumoreggiano le opposizioni interne ed esterne ai democratici per le parole che Matteo Renzi ha scolpito dal palco del Teatro Eliseo: «Chi se ne è andato ha tradito il popolo del Pd». Replica di Roberto Speranza: «Il tradimento peggiore si commette quando si tradiscono i propri ideali». Controbatte Lorenzo Guerini: «A Speranza chiedo invece che senso ha avuto fare una scissione per inseguire rancori travestiti da velleitarie politiche».
Nel sequel di Via Nazionale si contano le ferite. Una in particolare non è stata rimarginata: il mancato invito a Romano Prodi e alle minoranze del Pd. Dalle parte di Renzi la questione viene derubricata così da un fedelissimo come Ettore Rosato: «Guardi, nemmeno io sono stato invitato».
Le minoranze dem contestano anche toni e contenuti della relazione di Renzi. Si domanda un parlamentare orlandiano: «Prima Renzi ha fatto uscire Civati e i suoi, poi ha messo alla porta Prodi e Letta, poi Bersani e Speranza. Cosa è rimasto del Dna del Pd?». Le assenze di sabato lasciano il segno. «Mi è parso — confessa Barbara Pollastrini, deputata vicina a Cuperlo — un po’ come quella festa di classe in cui manca metà della classe». Dello stesso tenore le parole di Cuperlo: «Nel momento in cui il Pd approva una legge elettorale che prevede le coalizioni, saggezza consiglierebbe di non insultare quelli con i quali dovrebbe allearsi nei collegi».
Già, il dossier coalizione si potrebbe riaprire all’indomani della tornata elettorale siciliana, dove i sondaggi prefigurano una sconfitta per i dem. «Non c’è dubbio — spiega il parlamentare orlandiano a taccuini chiusi — che una sconfitta in Sicilia avrebbe un valore politico. Da lì chiederemo di costruire un’alleanza di centrosinistra con dentro i bersaniani e tutte le forze che stanno alla nostra sinistra».
La quadra per la coalizione però ora sembra lontana, con Carlo Calenda che si sfila: «Non mi presenterò alle prossime elezioni, al 100%». E se Renzi ha ribadito che il candidato sarà lui, il sindaco di Milano Beppe Sala chiosa: «Giusto che sia il candidato, ma non penso sia facile che diventi premier». Ma il leader dem sta già limando gli ultimi dettagli in vista del viaggio in treno che inizierà martedì. Attraverserà tutto lo Stivale, visiterà oltre 100 piccoli comuni. E sabato in Puglia incontrerà oltre 1.000 giovani. «È dai ragazzi che dobbiamo ripartire», si sfoga con i suoi.