lunedì 16 ottobre 2017

Il Fatto 16.10.17
Ultima beffa ai portaborse. L’ennesimo voltafaccia Pd
Dopo il caso di Federica assicuravano ai collaboratori dei deputati il passaggio nei ruoli della Camera. Invece no, restano in mano ai singoli eletti che li pagano 800-1.200 euro al mese
Ultima beffa ai portaborse. L’ennesimo voltafaccia Pd
di Gianluca Roselli

È il solito Pd, che prima dice una cosa e poi fa l’esatto contrario, rimangiandosi in un sol boccone la parola data. A farne le spese questa volta sono gli assistenti parlamentari, persone che lavorano al fianco della casta ma che casta non sono, visto che per la maggior parte si tratta di un popolo di sfruttati, malpagati, senza diritti, costretti, a volte, a fare da segretari tuttofare ai loro datori di lavoro (tipo passare a prendere abiti in tintoria o accompagnare il figlioletto alla lezione di nuoto). Il tema è come regolare meglio la questione del loro stipendio. I deputati, infatti, per pagare i collaboratori intascano ogni mese 3.690 euro (4.180 euro i senatori) dalle casse della Camera, di cui solo metà deve essere rendicontata. Così con quei 1.845 euro il deputato ci fa quello che vuole. Alcuni li usano come quota da girare al partito (1.500 euro il Pd), altri se li mettono in tasca e amen. Ma la casistica vista in questi anni è notevole: ci sono deputati che pagano i portaborse (per rendicontare) e poi si fanno restituire i soldi, ci sono quelli pagati in nero e altri, con laurea e dottorato, contrattualizzati come colf e badanti. Mentre, i “più fortunati” riescono addirittura a guadagnare in media da 800 euro a 1.200 euro con i contratti più disparati: dai co co co, a partite Iva e consulenze.
Il caso è riesploso un paio di settimane fa, quando il programma Le Iene ha raccontato la vicenda di Federica, collaboratrice del deputato Mario Caruso che, non solo l’ha fatta lavorare senza pagarla, ma le ha fatto svolgere le mansioni di un’altra persona, Fabrizio Rossi, figlio del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, che al lavoro non ci andava mai. Ciliegina sulla torta, le avance sessuali di Caruso alla collaboratrice.
Sull’onda del clamore mediatico, ecco tutti i partiti mettersi di buzzo buono per risolvere la questione, spronati da Laura Boldrini, l’unica a battersi da tempo per la loro causa. Non proprio tutti in realtà, perché il centrodestra (Fi, Lega, Fdi, ma pure Alfano) sul tema è da sempre insensibile: intascare quei denari fa molto comodo, specie da quando è stato abolito il finanziamento pubblico e le casse dei partiti languono. Meglio lasciare tutto com’è. Gli altri, però, durante gli incontri con l’Associazione dei collaboratori parlamentari (Aicp) hanno detto sì alla loro proposta di equiparare il sistema italiano a quello del Parlamento europeo: il portaborse viene pagato direttamente da Montecitorio, in modo che il denaro non transiti più dalle mani dei deputati, così da non rimanerci attaccato. Mdp, 5 Stelle, Sinistra italiana hanno detto sì, e pure il Pd.
“Io ed Ettore Rosato siamo con loro e sosterremo la proposta. Arriverà una delibera prima della fine della legislatura”, l’annuncio trionfante di Titti Di Salvo (Pd), lo scorso 5 ottobre, durante la manifestazione di protesta dei portaborse davanti a Montecitorio. I voti di questi quattro partiti (12 su 22) sarebbero sufficienti a far passare la riforma in ufficio di presidenza (non serve il voto dell’Aula). Ma poi i dem hanno iniziato a frenare. La vicepresidente della Camera Marina Sereni, per esempio, si è detta scettica: i costi per il bilancio della Camera rischierebbero di aumentare. Perplessità espressa anche dal questore Stefano Dambruoso (Sc) e da Simone Baldelli (Fi). E dubbi sono giunti da altri piddini. Ma in che modo i costi aumenterebbero – se la somma resta fissa – non è chiaro. Così dai dem è giunto l’uovo di Colombo: a pagare il portaborse sarà il gruppo e non più il singolo deputato. Un voltafaccia clamoroso. “Ma così non cambierebbe nulla, i soldi passerebbero sempre dalle mani dei partiti”, dicono i rappresentanti dei portaborse.
“Non c’è stata alcuna frenata, ma va fatta una proposta organica dalla presidente, che il Pd intende sostenere”, spiega il capogruppo Pd, Ettore Rosato, rigettando la palla alla Boldrini, che però sulla vicenda si è già espressa più volte. Non sarà forse che, specie nell’anno del profondo rosso del partito (passivo di 9,5 milioni di euro), quei denari al Pd fanno molto comodo? Come diceva Andreotti, a pensar male…