lunedì 16 ottobre 2017

Repubblica 16.10.17
Lontani dall’integralismo Carrón detta la linea di Cl
Nel libro “Dov’è Dio?”, il leader del movimento difende papa Francesco dalle critiche dei tradizionalisti. “Seguiamo l’indirizzo di don Giussani”
di Paolo Rodari

Dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro sono passati quattro anni e mezzo e diversa acqua sotto i ponti. Il processo aperto da Francesco di una Chiesa capace di riconoscere la mondanità spirituale come suo male peggiore, e insieme di uscire da se stessa per raggiungere le periferie geografiche ed esistenziali, sta coinvolgendo diversi settori ecclesiali: fra questi Comunione e Liberazione, il movimento nato attorno a don Luigi Giussani che vede una parte minoritaria al suo interno criticare anche aspramente lo stesso vescovo di Roma. Ma, spiega Julián Carrón, leader del movimento, nel libro conversazione scritto con Andrea Tornielli Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza (Piemme), sono «critiche che non rappresentano in alcun modo la posizione di Cl». E ancora: «Non hanno niente a che vedere con l’atteggiamento che Giussani ci ha insegnato nel suo rapporto coi pontefici», mentre una posizione negativa verso il Papa «la considero un danno per la vita della Chiesa».
Le critiche, presenti in generale nel mondo tradizionalista, muovono in particolare contro
Amoris laetitia, dove Bergoglio torna sul rapporto fra dogma e vita proprio del teologo Henri De Lubac, per il quale non si può parlare di dottrina senza storia: la verità si fa dentro la storia e si rimodella a partire da essa. Così Francesco che spiega, citando Ambrogio, come l’eucaristia non sia «un premio per i perfetti, ma un rimedio e un alimento per i deboli». «L’eucaristia è per gli uomini così come sono, fragili, peccatori», dice Carrón.
Ci sono accenti nuovi in Cl da quando Francesco, come ama dire, ha «cambiato diocesi». Fra questi uno sguardo meno arroccato e più positivo verso la secolarizzazione: «La situazione attuale », dice il leader di Cl, «mi sembra rappresenti una grande opportunità per stabilire un rapporto con persone che hanno origini e storie diverse». La strada è abbandonare un certo «atteggiamento legalistico» per «lasciarsi colpire dalle ferite delle persone». Un cambio di passo decisivo, che Carrón sta chiedendo oggi al movimento seppure egli stesso ricordi più volte come in Giussani molto fosse già chiaro.
Cl ebbe un grande sviluppo negli anni Settanta e Ottanta. Le polemiche in seno alla Chiesa erano anche feroci sulla modalità della presenza cristiana nella società. Alla «scelta religiosa » propria dell’Azione Cattolica, Cl oppose una sua idea di presenza più militante. In questo senso Carrón sorprende quando riprende oggi il termine «scelta religiosa», come a volerlo infine accogliere anche nell’esperienza di Cl. Seppure, con delle distinzioni: se per scelta religiosa, dice, «s’intende il relegare il cristianesimo ad alcuni momenti “religiosi”, non sono d’accordo. Se, invece, si intende che i cristiani nel mondo non vivono da “integralisti” allora sono d’accordo». Contro un certo integralismo, del resto, già aveva parlato Giussani quando ricordò che se in una scuola ci fosse stato anche un solo studente non cattolico, il movimento si sarebbe dovuta ispirare a valori accettabili anche da lui, rispettando e accogliendo la sua posizione.
Di Cl come contraltare a una certa idea di Chiesa presente nella diocesi ambrosiana è testimone il primo Vatileaks. Allora venne pubblicata su un quotidiano una lettera di Carrón a Ratzinger in cui c’erano giudizi negativi su Martini e Tettamanzi. Tuttavia, spiega Carrón, «mai avrei voluto dare scandalo». E ancora: «La cosa che mi ha addolorato di più è come quella lettera è stata interpretata, presentata: come un’accusa diretta ai cardinali che non corrispondeva all’intenzione né al senso del mio scritto». Carrón ammette che «nel corso del tempo ci sono state incomprensioni, ma il contenuto centrale di quella lettera era piuttosto un’analisi e un giudizio su uno stato di cose che ci vedeva tutti coinvolti». Tutto il resto, è stato «un tentativo, senza dubbio approssimativo, e forse goffo, di mettere in evidenza alcuni sintomi del cambiamento d’epoca, che non riguardava persone singole e che adesso è palese a tutti».
IL LIBRO Julián Carrón Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza (Piemme pagg. 216 euro 15,90)