Repubblica 16.10.17
Austria, nelle urne vince la paura trionfo di conservatori e ultradestra
Il giovane leader dei popolari Kurz verso la cancelleria. I socialisti: siamo secondo partito
di Tonia Mastrobuoni
VIENNA.
L’Austria svolta a destra. E rischia di terremotare gli equilibri
europei. In base alle proiezioni, Sebastian Kurz, il trentunenne leader
dei popolari dell’Övp, ha conquistato il 31,7% dei voti - quasi otto in
più rispetto al 2013 - e ha stravinto dopo una campagna elettorale
incentrata sul tema dei profughi e sulla scia di un impegno costante al
governo, come ministro degli Esteri, a imprimere una stretta sui
migranti. Il fiero architetto del blocco ai confini austro-balcanici ha
raccolto anche i frutti di un’abile e brutale scalata ai vertici del suo
partito, trasformato lo scorso inverno in una forza politica ritagliata
su di sé, persino ribattezzata “lista Kurz”. Nel suo primo commento a
caldo, ha esultato per «la scelta del popolo per il cambiamento». Nei
complicati scenari per il prossimo esecutivo, ogni opzione è aperta, al
momento. Anche un’alleanza di Kurz, se diventa cancelliere, con la
destra islamofoba ed euroscettica di Heinz-Christian Strache.
L’altro
indizio di uno scivolamento a destra dell’Austria è proprio il boom
della Fpö di Strache. I “blu” hanno conquistato oltre cinque punti in
più rispetto al 2013, attestandosi al 26% ed eguagliando quasi il
risultato storico nel 1999, ottenuto da Jörg Haider, il carinziano che
allora fece tremare l’Europa e garantì alla destra una “prima volta” al
governo. Molti Paesi europei e Israele inflissero sanzioni diplomatiche a
Vienna. Ma ora l’Europa è infestata da populisti e nazionalisti al
governo: l’ipotesi sanzioni, ormai, è lontana.
Un cambiamento che
la dice lunga anche sulla deriva del Vecchio continente, in questi
ultimi 17 anni. La destra populista è il “new normal” ovunque. E,
intercettato dai giornalisti poco dopo i primi risultati, Strache ha
trasformato il suo tipico sorriso acchiappa- telecamere in un ghigno:
«Una cosa è chiara: quasi il 60% degli austriaci ha votato per il
programma della Fpö», cioè della destra.
Lo spostamento degli
umori di un Paese divenuto di passaggio, tra il 2015 e il 2016, per i
milioni di profughi dalla Siria o dall’Iraq che avevano scelto la rotta
balcanica per raggiungere il Nordeuropa, è evidente anche nei numeri del
partito che è riuscito a difendere il secondo posto, ma che ha subito
uno dei peggiori risultati della sua storia. I socialdemocratici del
cancelliere uscente Christian Kern scivolano al 26,9%. Kern ha ammesso
che «la campagna elettorale è stata sbagliata» forse lo slogan Yes we
Kern non è stata un’idea brillantissima - ma ha anche detto che non si
dimette. Per il leader dei “rossi” è importante “scongiurare
un’’orbanizzazione’ dell’Austria».
E in effetti, la tentazione
“asburgica”, nella Fpö sembra forte, l’idea insomma di trovare nuovi
alleati a Est. Se entrasse nel governo, Strache ha già fatto sapere che
vuole girare le spalle a Bruxelles per allearsi con Budapest e
arricchire il quartetto di Visegrad, i “signori no” dell’Europa
dell’est, che si sono messi di traverso sulle politiche migratorie
comuni. Un’altra novità importante delle elezioni di ieri è la batosta
subita dai Verdi, finiti al momento sotto la soglia di sbarramento del
4%: rischiano di rimanere fuori dal Parlamento. Mentre i Neos e la lista
di Peter Pilz, nata proprio da uno scissionista dei Verdi, si assestano
rispettivamente al 5,1% e al 4,4%. Insomma, la crisi dei Verdi
austriaci non somiglia a quella dei “cugini” tedeschi: è piuttosto il
risultato di una grave spaccatura.
Per Kurz e per il presidente
della Repubblica Alexander van der Bellen si apre ora una fase
complicatissima, quella delle consultazioni per il nuovo governo. Gli
scenari sono totalmente appesi per aria, ma qualche ipotesi circola già.
Nel caso di una riedizione della Grande coalizione, Kurz sarebbe
cancelliere e l’attuale ministro della Difesa socialdemocratico, il
“falco” Doskozil, potrebbe diventare il suo vice. Nel caso di una
riedizione del governo Schuessel del 2000, ossia di un esecutivo di Kurz
con la destra populista, il vice sarebbe Strache mentre Norbert Hofer
potrebbe conquistare gli Esteri o la presidenza del Parlamento. Non
esclusa, persino, un’alleanza tra l’ultradestra e l’Spö - grande sponsor
di questa combinazione è Doskozil - e in quel caso Kern potrebbe essere
riconfermato e Strache diventerebbe il vicecancelliere.