Repubblica 14.10.17
Razza
Il genetista Carlo Alberto
Redi: “Questa parola è una bufala, non ha senso Chi la usa vuole
discriminare i più deboli. Il 99% del Dna è comune a tutti”
“Via dalla Costituzione per la scienza non esiste”
Lo
ius soli? Per me, è questione di logica più che materia da scienziati
Il codice genetico non si è mai isolato. Né ha mai definito “razze”
distinguibili
Cosa dice l’articolo 3 della nostra Carta: “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”
di Silvia Bencivelli
ROMA.
Non esistono le razze umane: siamo tutti esseri umani, uguali al 99,9%
del Dna. È per questo che gli scienziati italiani chiedono di togliere
quella parola, “razza”, dalla Costituzione: una parola, spiegano, priva
di significato scientifico. A farsi portavoce della proposta, lanciata
ufficialmente giovedì al Collegio Ghislieri di Pavia con il sostegno di
Fondazione Umberto Veronesi e Merck, è il genetista e accademico dei
Lincei Carlo Alberto Redi. Che la riassume così: «la razza è una fake
news!», una bufala, una falsità bella e buona.
E quindi lo ius soli?
«Per
me, è una questione di logica più che di scienza. Ho conosciuto un
bambino di Reggio Emilia, nato e cresciuto in Italia e con gli occhi a
mandorla. Gli ho chiesto se sia mai stato in Cina, e mi ha risposto:
mai. Allora perché sui documenti è cinese?» Ma perché le razze non
esistono?
«Perché le differenze genetiche che troviamo tra due
individui presi a caso nella stessa popolazione non sono meno numerose
di quelle che troviamo prendendo due individui di due popolazioni
diverse. Voglio dire: la nostra specie si è diffusa dall’Africa al resto
del mondo praticamente ieri l’altro, cioè 150-175 mila anni fa. Per di
più, da allora abbiamo continuato a incrociarci. E i migranti che
vediamo arrivare oggi in Europa sono solo l’ultima delle migliaia di
migrazioni avvenute nella nostra storia. Insomma: il nostro Dna non si è
mai chiuso in un posto, non si è mai isolato. E non ha mai definito
“razze” distinguibili dal punto di vista genetico».
Ma tra di noi ci sono differenze evidenti, come il colore della pelle e la forma degli occhi.
«Ma
non hanno significato! Il colore della pelle è un adattamento, come la
capacità di digerire il latte. Mi spiego. Il Dna di chi è bianco e di
chi è nero è uguale, ci sono gli stessi geni: allo stesso modo il Dna di
chi digerisce e non digerisce il latte è uguale. Quello che è successo è
che vivendo in ambienti diversi (da una parte tanto sole, dall’altra
l’allevamento di vacche) si sono selezionate caratteristiche diverse,
più favorevoli alla sopravvivenza: dove c’è tanto sole le cellule della
pelle producono più melanina. Infatti anche in Africa nascono albini».
Nel corso degli ultimi secoli, però, la scienza ci ha provato, a definire le razze umane.
«Già,
ma senza nessun esito. Per questo è l’ora di chiudere la questione. Vi
racconto una storia: alla fine dell’Ottocento il grande medico tedesco
Rudolf Virchow fu incaricato dal governo prussiano di definire
scientificamente la razza ariana, di indicare cioè che cosa la distingue
dalle altre. Fece uno studio mastodontico su milioni di ragazzi
cristiani e ragazzi ebrei: misurò crani, altezze, pesi, confrontò colori
della pelle, degli occhi, dei capelli. E niente, non fu possibile dire
niente. Bismarck, offeso, lo sfidò a duello! Questo conflitto tra
scienza e politica oggi è superato, e infatti ecco la nostra proposta».
Ce la spieghi.
«Considerato
che nel ’46 i nostri padri costituenti volevano difendere un principio
di eguaglianza, e considerato che oggi la scienza indica con chiarezza
che la parola “razza” non ha senso, proponiamo di toglierla
dall’articolo 3 per evitare di legittimarla. Insomma: per dire chiaro e
forte alla popolazione italiana che di “razze” umane non ha senso
parlare, e che chi lo fa ha il solo scopo di discriminare i più deboli».
Siete tutti d’accordo, voi biologi?
«Sull’inesistenza
delle razze certo che sì! Sulla proposta ci sono posizioni diverse e
c’è anche chi dice che nella Costituzione la parola “razza” vada
lasciata perché se lei non ha senso, la parola “razzismo” purtroppo ne
ha ancora. Per molti di noi, però, modificare la Costituzione ha un
valore soprattutto simbolico. Ecco perché il 12 ottobre abbiamo
cominciato a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare, e
siamo felici di vedere che ci sostengono in tanti anche tra i
giuristi».