Repubblica 13.10.17
Il Professore domani impegnato a Venezia, giallo sugli inviti. Sì di Veltroni e Gentiloni
Prodi, Parisi e gli ulivisti grandi assenti alla festa dem per i dieci anni del partito
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Non ci sarà Prodi, primo ispiratore del Pd. Mancherà Arturo Parisi,
ideologo del Pd e inventore delle primarie. «Decennale di che?»,
risponde Giulio Santagata, sempre amico e confidente del Professore,
altro membro dello stato maggiore prodiano. E’ uno strappo, non ci sono
discussioni. «Non mi ha invitato nessuno, eppure io mi sento un
fondatore più di quelli del comitato dei 45. Preparavo la campagna
elettorale, sgobbavo», ricorda Santagata. Non si affaccerà Rosy Bindi.
Alla manifestazione di domani, convocata per i 10 anni di vita del Pd,
salterà all’occhio l’assenza dei dirigenti più legati a Prodi.
Se
non sono partiti gli inviti vuol dire che Matteo Renzi non ha ancora
ritrovato il feeling con quel mondo. Se invece qualche timido tentativo
di portare Prodi a Roma domani c’è stato, è la prova che il Professore
non ha affatto riavvicinato la tenda al Pd, che viaggia ancora con il
bagaglio leggero (é la sua metafora per dire che non ha una casa
politica) lontano da Largo del Nazareno. Lui ha un impegno a Venezia.
Perciò il problema di un Prodi ancora insoddisfatto di come si cerca di
ricostruire il centrosinistra c’è tutto. Peserà sulla campagna
elettorale, lascerà il segno sulla coalizione intorno a Renzi. Il
disgelo per ora non c’è.
Per carità, l’idea di una riforma
elettorale con collegi e alleanze non dispiace al Professore. Però il
pericolo di un inciucio con Berlusconi è tutt’altro che escluso. Dice
Parisi a Huffington Post: «Il varo del Rosatellum ci chiama a
riconoscere che l’illusione della democrazia governante è ormai alle
spalle. Spero che la fiducia che lo sta portando in porto non
costituisca un precedente per tentazioni di segno opposto».
A
officiare la celebrazione sono stati chiamati Renzi, Paolo Gentiloni e
Walter Veltroni, primo segretario del Pd eletto appunto 10 anni orsono
con le primarie. Fu un giorno fausto perché si compiva il percorso
avviato dal Professore: riunire i riformisti e le case che furono della
Dc e del Pci sotto lo stesso tetto. Era l’Ulivo che si faceva partito
unico. Fu meno propizio, con il senno di poi, perché quel Pd ebbe un
rapporto tormentato da subito con il governo guidato allora proprio da
Prodi. Con il risultato che dopo 5 mesi si tornò a votare.
Il
giallo ruota intorno al fatto che c’è poco da festeggiare, quindi? Che
Prodi non ha un buon ricordo di quell’esordio o che oggi le strade sono
ancora divise? Il vicesegretario Martina ha parlato con il Professore e
ha avuto come risposta che era impegnato per sabato. E’ vero che l’ex
premier ha scelto per sé in questa fase il ruolo di federatore, di
“Vinavil”, di “colla” come disse mesi fa. Non sposare la causa di uno o
dell’altro pezzo del centrosinistra per cercare aggiustarli insieme, era
il senso della metafora. Poi disse che il suo “Vinavil” non era gradito
e pensava soprattutto a Renzi. Poi ha giudicato male lo strappo di Mdp
con Pisapia. Con l’ex sindaco di Milano il rapporto è costante, ma i
pezzi nessuno ancora sa come si rimetteranno assieme.
Del comitato
dei 45, il gruppo che preparò la piattaforma del Pd, mancheranno anche
altri. Non parteciperà Rutelli che con Fassino ebbe il coraggio di
sciogliere la propria forza politica in un nuovo soggetto. Sarà assente
Enrico Letta che non è più iscritto. Ci sarà Franceschini, ex segretario
dem, ma non sul palco. Altri due segretari, Bersani e Epifani, sono
approdati su lidi alternativi al Pd. La festa quindi sarà anche chiamata
a colmare i buchi della breve storia di una creatura che si affaccia
all’età dell’adolescenza. Notoriamente, una fase della vita complessa.