venerdì 13 ottobre 2017

Repubblica 13.10.17
Lo strappo. Fuori anche dall’Unesco l’America di Trump viaggia sempre più sola
Dopo il no agli accordi sul clima e ai trattati commerciali, gli Usa abbandonano l’agenzia culturale dell’Onu
di Federico Rampini

NEW YORK. Gli Stati Uniti lasciano l’Unesco, l’agenzia Onu che si occupa di cultura, istruzione, tutela del patrimonio dell’umanità. Come 33 anni fa ai tempi di Ronald Reagan, di nuovo una presidenza repubblicana fa il gesto clamoroso di andarsene sbattendo la porta, e tagliando i fondi all’organizzazione con sede a Parigi. Se Reagan nel 1984 accusò l’Unesco di essere antiamericana e filosovietica, Donald Trump le rimprovera di essere antisraeliana e filopalestinese. Subito dopo l’annuncio di Washington, Benjamin Netanyahu dichiara che anche Israele abbandona l’organizzazione. L’uscita degli Stati Uniti è la più pesante anche per le conseguenze economiche: sulla carta gli americani pagano un quinto di tutto il bilancio.
In realtà i loro contributi erano già stati congelati da Barack Obama, dal 2011. Stavolta infatti — a differenza di altre scelte — la drastica mossa di Trump non è una rottura completa rispetto a chi lo ha preceduto. Anche Obama fu in disaccordo con l’Unesco quando questa decise a larga maggioranza di ammettere la Palestina come uno Stato membro (avvenne sei anni fa, Usa e Israele furono tra i 14 voti contrari su 194). Obama sosteneva il principio di un futuro Stato indipendente per la Palestina, tuttavia considerava questo come uno sbocco da raggiungere attraverso negoziati di pace, e disapprovava il riconoscimento della Palestina da parte degli organismi internazionali. Trump ci aggiunge di suo una spiccata ostilità verso ogni organizzazione sovranazionale e verso i principi del multilateralismo. La sua campagna elettorale di un anno fa con lo slogan “America First” esprimeva la profonda diffidenza del popolo di destra verso ogni cessione di sovranità, l’aspirazione a tornare pienamente padroni del proprio destino, una rivalutazione del nazionalismo. Prima di uscire dall’Unesco, questo presidente ha già annunciato l’intenzione di abbandonare gli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico, ha ripudiato il trattato di libero scambio con l’Asia-Pacifico (Tpp), e sta accelerando un negoziato per la modifica del mercato unico nordamericano (Nafta) che potrebbe concludersi anche con un suo smantellamento. In occasione dell’ultima assemblea generale Onu ha tagliato i contributi Usa al Palazzo di Vetro.
La direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha colto la sostanza della nuova linea ideologica americana nel suo commento: «Questa è una perdita per il multilateralismo ». La Bokova ha anche espresso rammarico perché «in una fase in cui i conflitti lacerano le società in tutto il mondo, gli Stati Uniti abbandonano un’organizzazione che promuove l’istruzione e la cultura della pace, e protegge patrimoni culturali aggrediti». L’Unesco fu voluta dagli stessi americani, in particolare Franklin ed Eleanor Roosevelt, alla fine della seconda guerra mondiale.