giovedì 12 ottobre 2017

Repubblica 12.10.17
La sinistra cerca il leader: “Bersani è il più forte”
di Giovanna Casadio

L’ALTRA PIAZZA. LA PROTESTA CONTRO IL ROSATELLUM SI TRASFORMA IN PROVA DI UNITÀ TRA MDP, SI E CIVATI DOPO L’ADDIO DI PISAPIA
ROMA. «Beh, c’è abbastanza gente…», sussurra Guglielmo Epifani nell’orecchio di Pierluigi Bersani rapidamente calcolando la densità dei manifestanti in piazza del Pantheon a Roma. Non è l’affollata piazza grillina a poche centinaia di metri da lì, davanti a Montecitorio. Ma la protesta della sinistra contro la fiducia sulla legge elettorale riesce e soprattutto è la prova generale della lista rossa. Sventolano bandiere di Mdp, di Sinistra italiana, persino dei “marziani” che sostennero l’ex sindaco Ignazio Marino, di Rifondazione (che fa la staffetta con la manifestazione dei 5Stelle), di Possibile, il movimento di Pippo Civati. Presente anche un drappello di parlamentari di Campo progressista, che però nella lista rossa non intendono starci. Salvo ripensamenti di Pisapia, che a parole in piazza anche Massimo D’Alema si augura ci siano e che Bersani esprime. «Questo è il posto di tutti, vorrei Pisapia e tantissimi altri, vorrei che si avesse più cura della nostra democrazia», dichiara l’ex segretario dem davanti alle telecamere.
Sotto il palco, lontano da D’Alema — che è al centro della piazza — Bersani la fa da leone. La piazza della sinistra — perso Pisapia — è in cerca di un leader. Ma nella roulette di nomi costruiti a tavolino, colui che continua ad avere popolarità non artefatta è proprio l’emiliano Pierluigi dalle metafore surreali come il tormentone pre-scissione dal Pd della mucca in corridoio che nel partito di Renzi nessuno più vedeva. Pure Roberto Speranza, il “delfino” bersaniano e coordinatore dei demoprogressisti, ammette: «Certo Bersani è il più forte in popolarità e consensi». È il leader ritenuto affidabile e responsabile anche quando dice che alla manovra economica bisogna votare no. Perché aggiunge: «Non faremo comunque venire la troika». Sa di usato? In un sondaggio interno di Mdp è risultato largamente in testa. In grado di schivare le accuse renziane di massimalismo e di riedizione di una sinistra minoritaria anche perché è stato il ministro delle liberalizzazioni.
«Posso fare un selfie?». Gli chiedono in piazza. Qualcuno gliene fa vedere di già fatti in altre occasioni. A un giovane: «Tu qui non avevi la barba e io avevo i capelli che non ho più». A un lavoratore: «È vero dovevamo rompere sul Jobs act». Ai cronisti sulla fiducia sul Rosatellum: «Gentiloni non me lo sarei aspettato. Aveva detto che non sarebbe intervenuto. Ha perso credibilità, uno con credibilità avrebbe detto “non ci sto”». E ancora: «Con 307 voti Berlusconi salì al Quirinale... Non si è mai vista un’opposizione che dice “comprendiamo la fiducia” ». Dal palco Anna Falcone parla di «colpo di Stato» e invita a mobilitarsi nelle urne. Applaudita. Un tweet di Tomaso Montanari contro la presidente della Camera, Laura Boldrini — vicina a Pisapia — infiamma i commenti. Costituzionalisti e capigruppo sul palco. Passa Nichi Vendola e stringe mani. Insieme in prima fila Laforgia, Scotto, Civati, Fratoianni.