giovedì 12 ottobre 2017

La Stampa 12.10.17
Austria al voto, l’estrema destra sulla strada del debuttante Kurz
Il leader popolare, 31 anni, è il favorito, ma i nazionalisti lo tallonano
di Letizia Tortello

In vetta ci è salito veramente. Piccozza, scarponcini, luce sulla fronte per affrontare la scalata nel buio delle tenebre. In pochi mesi ha riportato il Partito popolare austriaco dal terzo ad un saldo primo posto e domenica alle elezioni, se non farà errori clamorosi, Sebastian Kurz diventerà cancelliere, oltre che il più giovane leader del mondo a soli 31 anni.
I sondaggi lo danno in testa con 33 punti. Sei di vantaggio sull’avversario della destra ultranazionalista di Heinz-Christian Strache, capo del Partito della libertà, l’Fpö. Alla guida dell’Austria, dunque, dalla prossima settimana potrebbe esserci un giovanissimo conservatore, politico volitivo che vuole mandare l’esercito alle frontiere della Ue e rimpatriare i rifugiati. Che promette di pensionare la Grande Coalizione con i socialdemocratici e sulla crisi dei migranti condivide l’idea di fondo del collega populista: portare l’immigrazione a zero. Pur con toni più morbidi. Se la vittoria di Kurz pare a un soffio, a pochi giorni dal voto i riflettori sono puntati sulle alleanze per formare il governo, e proprio Strache, che lo tallona con il 27%, potrebbe guadagnarsi un posto da vicecancelliere. Un ritorno alla coalizione nero-blu del 2000, quando conservatori e ultranazionalisti erano al potere insieme in Austria. Uno spostamento di nuovo a destra del Paese, che promette di sfidare le politiche di accoglienza di Merkel e Macron.
«Fino a quando non saranno sicure le frontiere dell’Austria dovremo proteggerle», va ripetendo Kurz. E così, da fine luglio i soldati austriaci sono schierati al Brennero. Anche se il risultato più significativo che il candidato dell’Övp rivendica è la chiusura della rotta balcanica, a marzo 2016, «organizzata da soli con i Paesi vicini», con il collega ungherese Orban, uno smacco all’epoca per Frau Merkel. Tanto che il leader dei cristiano-democratici, quel giovane politico che ha preso in mano il partito a maggio 2017 dopo 10 anni di agonia, l’ha svecchiato e ritagliato sulla sua figura da star, facendolo impennare di 10 punti nei sondaggi, viene accusato dagli avversari di essere un «principe senza cuore», un «Orban dai toni gentili». Il prossimo passo per Kurz dovrebbe essere il blocco della rotta mediterranea, per aiutare i migranti nei Paesi d’origine.
Lui va dritto per la sua strada e riempie palazzetti da 10 mila persone con giovani e anziani, uomini e donne adoranti. Spopola su Facebook con 708 mila follower in un Paese da 8,7 milioni di abitanti. Incassa l’endorsement di vip come l’ex campione di Formula Uno Niki Lauda, ma anche rifiuti come quello dell’alpinista Reinhold Messner. Twitta in continuazione e posta sui social video emozionanti, come quello in cui a mani nude scala la vetta della montagna e all’alba, arrivato in cima, guarda l’Austria non senza una buona dose di retorica nazionalista del tipo «la nostra è la terra più bella del mondo e dobbiamo riportarla in vetta». Un messaggio agli elettori, per un Paese che vuole tornare a contare di più in Europa: «La Ue deve riacquistare la sua forza nelle grandi questioni e retrocedere dove i singoli Stati possono decidere meglio», è l’idea di Kurz.
Impavido, gelido, impassibile, sempre pronto all’agguato, come quando, nel settembre 2016, fa il suo ingresso alle Nazioni Unite e annuncia che il suo Paese si sarebbe unito ad altri Stati membri per presentare una risoluzione che vieti l’uso di armi nucleari. L’Ican, l’organizzazione che ha appena vinto il Premio Nobel per la Pace, lo portava come un leader da prendere a esempio. Senz’altro, come dicono gli austriaci, non gli manca la «Machtbewusstsein», la coscienza del proprio potere, e per questo spesso è paragonato a Macron. Ma la sua carriera è stata ben più veloce di quella del presidente francese: Kurz, figlio di un’insegnante e di un ingegnere, a 24 anni era già sottosegretario. All’epoca se ne andava in giro con la «Geil-o-mobil», la «macchina figa» e le donnine semivestite sopra per attirare il voto dei giovani. A 28 mette la maschera del serio, lascia gli studi di Giurisprudenza per fare il ministro degli Esteri. E questa domenica «Wunderwuzzi», il mago bambino, come è soprannominato, potrebbe diventare cancelliere per il «Nuovo partito popolare» che ha preso il suo nome.