domenica 8 ottobre 2017

pagina 99 6.10.2017
la ferrea dittatura del ciclo circadiano
Ricerca | Il Nobel agli scienziati che ci hanno rivelato il funzionamento del meccanismo sonno/veglia. Ma non si può agire sull’orologio biologico per sconfiggere l’insonnia: si intaccherebbero gli altri processi metabolici

di Angela Simone

In fondo gli esseri umani sono macchine semplici. E binarie. Luce-buio. Attività-riposo. Sono questi due cicli fondamentali che scandiscono le nostre giornate. Nel corso dell’evoluzione, gli umani, a qualunque latitudine del nostro pianeta si trovassero, hanno imparato a sincronizzarsi con la rotazione della Terra attorno al proprio asse, sviluppando un orologio interno che segna il passo per tutte le intense attività fisiologiche che accadono nell’arco delle 24 ore. Quando c’è luce dovremmo essere in attività, quando c’è buio dovremmo cadere nelle braccia di Morfeo per un sonno ristoratore. Quasi una banalità che gli esseri umani fin da piccolissimi imparano ad assumere come una delle regole di vita fondamentali. 
• Ritmi da Nobel 
L’alternanza del giorno e della notte non è quindi soltanto un accadimento dell’ambiente che ci circonda ma è anche un regolatore interno cruciale delle fasi del sonno e della veglia, degli stimoli della fame, della regolazione della pressione sanguigna e del rilascio di ormoni. La branca della biologia che studia i cosiddetti ritmi circadiani, chiamata cronobiologia, ha ricevuto la sua consacrazione definitiva pochi giorni fa quando l’Accademia della Scienze di Stoccolma ha insignito del Nobel per la Fisiologia o la Medicina Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash and Michael W. Young, i tre studiosi che per primi hanno studiato e compreso i meccanismi molecolari alla base della regolazione dei ritmi circadiani negli esseri umani. Studi importantissimi effettuati agli inizi degli anni Ottanta tra Boston e New York, per comprendere meglio come funziona in generale il nostro organismo e perché importanti parametri vitali fluttuano nel corso della giornata. Non a caso, ma con un significato ben preciso. 
• L’insonnia è solo un sintomo 
Questa comprensione, dovuta agli studi appena premiati, può anche indicarci vie possibili da percorrere quando il nostro orologio interno va in tilt e ci ritroviamo nel cuore della notte con gli occhi spalancati invece che in pieno riposo? «Il periodo della giornata deputato al sonno è sicuramente intrinsecamente legato al ritmo circadiano, ma non sarebbe corretto definire l’insonnia, che è un sintomo, semplicemente come un malfunzionamento del nostro orologio interno», chiarisce a pagina99 Matteo Cerri, ricercatore in Fisiologia dell’Alma Mater-Università di Bologna e consulente dell’Agenzia Spaziale Europea sui temi di ricerca legati al sonno. Insomma, per chi passa le notti in bianco la soluzione non può arrivare da un semplice reset del clock interno. «Innanzitutto», continua Cerri, «non esistono al momento farmaci che siano in grado di agire sul nucleo centrale di funzionamento del nostro orologio biologico, ovvero il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, una piccola regione interna del nostro cervello, senza scatenare effetti indesiderati o collaterali a valle» 
• Un meccanismo delicato 
Il meccanismo è così complesso, fine e interconnesso con altri cicli metabolici del nostro organismo (per esempio quello dell’alimentazione) che se mai ci fossero delle strategie farmacologiche o terapeutiche per intervenire forse riusciremmo a dormire alle ore giuste, ma scardineremmo altre vie fisiologiche. E invece che agire a livello “centrale”, sarebbe più opportuno trovare degli obiettivi terapeutici più a valle, agendo su alcuni specifici ormoni e neurotrasmettitori che entrano in gioco nel meccanismo di regolazione più ampio. 
• Alcuni buoni consigli 

Sicuramente però la consapevolezza che la nostra salute dipende da un buon riposo in periodi specifici delle 24 ore e che abitudini scorrette alla lunga possono essere la causa scatenante delle manifestazioni di insonnia può spronare ad adottare strategie per una corretta igiene del sonno. La più semplice è dormire al buio ed evitare fonti luminose intense prima di andare a riposare. «Sappiamo ormai con certezza», conclude il fisiologo, «che lo stimolo luminoso, soprattutto quello di determinate frequenze del blu, promuove la veglia proprio per la connessione del ritmo circadiano con il ciclo sonno/attività. In particolare alcuni schermi di tablet e smartphone, più che altre luci, se usati fino a tarda sera inviano al nostro cervello il messaggio che sia ancora ora di lavorare».