lunedì 30 ottobre 2017

pagina 99 28.10.2017
Altro che iPad sui libri si impara di più 
Ricerche | La lettura su carta si rivela quella migliore per l’apprendimento. Ma gli studenti non lo sanno


«Mettiamola così», ha dichiarato Manfred Spitzer a un intervistatore di Avvenire a proposito della crescente preferenza per la lettura digitale, «se volesse sapere quali sono le conseguenze delle caramelle per la salute, lei a chi si rivolgerebbe? A un medico oppure a un bambino di tre anni?». Spitzer, neuropsichiatra che studia lo sviluppo del cervello e il suo rapporto con i media digitali, è noto per le analisi sugli effetti collaterali delle nuove tecnologie (in Italia Corbaccio ha pubblicato Demenza digitale e Solitudine digitale). Teorie confermate da ricerche come quella di Patricia A. Alexander e Lauren M. Singer della University of Maryland, presentate dalle due studiose su The Conversation. La ricerca parte dalla consapevolezza che oggi gli studenti hanno di loro stessi come nativi digitali, riconosciuta anche da insegnanti e istituzioni, che investono sempre di più sulle nuove tecnologie a scuola (nel 2009 in California è passata una legge sulla digitalizzazione dei libri universitari entro il 2020, mentre nel 2011 la Florida ha approvato una norma secondo cui le scuole hanno l’obbligo di convertire i manuali in testi elettronici). Questo perché si presume che la predilezione dei giovani per il testo digitale si traduca in un migliore apprendimento. Una supposizione errata. Lo studio di Alexander e Singer ha esaminato l’abilità di comprensione degli studenti universitari sia su carta che su schermo, dopo aver chiesto agli stessi il supporto preferito. In seguito, le ricercatrici hanno chiesto di descrivere il contenuto principale dei testi, elencare i loro punti chiave e ricordare altre informazioni presenti. La maggioranza delle cavie ha dichiarato di preferire la lettura digitale, più veloce e per loro più fruttuosa; eppure, se la comprensione dei concetti principali non è influenzata dal medium, l’apprendimento complessivo e dei caratteri specifici è risultata migliore sui testi stampati. Conclusione: è sempre necessario considerare il fine per cui si legge un testo, dato che per una comprensione più profonda la lettura su carta si è dimostrata più efficace. Un risultato molto utile per chi forma le nuove generazioni, che dovrebbero interiorizzare il fatto che l’apprendi - mento è influenzato dal medium scelto e la contro-produttività, in alcuni casi, della velocità garantita dallo scrolling digitale. Senza dimenticare la buona battaglia con il testo che solo il supporto materiale genera, fatta di orecchie alle pagine, appunti, sottolineature. Sudate carte, ma studi leggiadri. (lc)