lunedì 30 ottobre 2017

internazionale 28.10.2017
Più tutele per i lavoratori europei 
di Eric Bonse, Die Tageszeitung, Germania


Sembrava di essere tornati ai giorni peggiori della crisi dell’euro: i ministri del lavoro europei hanno discusso per ore prima di arrivare a un accordo per modificare la direttiva sui lavoratori distaccati. Ma la questione del dumping salariale (impiegare lavoratori stranieri con le norme e le retribuzioni dei paesi d’origine, più convenienti per le aziende) non è certo superata: il compromesso raggiunto nella tarda serata del 23 ottobre lascia irrisolti troppi problemi. Certo, l’invio di lavoratori viene limitato a un massimo di dodici mesi, ma può essere prolungato di altri sei. Le nuove regole valgono per tutti i lavoratori, ma ci sarà un’eccezione per gli autisti dei tir. L’accordo non soddisfa le richieste dal parlamento europeo, che aveva stabilito il giusto principio da seguire: “Stessa paga per lo stesso lavoro nello stesso posto”. Ma i governi europei hanno avuto dificoltà ad accettarlo. La Polonia ha votato contro e il Regno Unito si è astenuto. E la Francia? Il presidente Emmanuel Macron si era messo alla guida di chi voleva la riforma. Nel suo tour dell’Europa centrale si era battuto per le modifiche alla direttiva, usando anche toni duri. Ora appare più conciliante. È un grande giorno per l’Europa sociale, dicono all’Eliseo mentre il presidente festeggia il suo primo grande successo. Ma forse è presto per brindare: il fronte degli oppositori è ancora in piedi. Ne fanno parte, accanto a molti paesi dell’Europa orientale, le aziende tedesche, che sfruttano i lavoratori a basso costo dell’est europeo. Anche il Partito liberale tedesco frena. La Germania non è un alleato così sicuro come crede Macron. Inoltre dev’essere ancora combattuta l’ultima e decisiva battaglia. Il consiglio dell’Unione europea, il parlamento e la Commissione europea devono trovare un accordo sulla versione definitiva della direttiva. La normativa potrebbe essere migliorata, ma anche peggiorata. I sostenitori dell’Europa sociale non dovrebbero cantare vittoria prima del tempo.