internazionale 28.10.2017
Xi Jinping nell’olimpo cinese
Il congresso del Partito comunista cinese si è chiuso con la conferma che il potere del presidente in carica è equiparabile a quello di Mao Zedong e Deng Xiaoping
di Shi Jiangtao, South China Morning Post, Hong Kong
A l termine del 19° congresso del Partito comunista cinese, che si è chiuso il 24 ottobre con l’elezione di un nuovo comitato centrale, il presidente Xi Jinping è stato elevato alla posizione di Mao Zedong e Deng Xiaoping, garantendosi un dominio quasi incontrastato sul partito. Durante la sessione finale nella grande sala del popolo a Pechino, Xi ha dichiarato che la sua filosofia di governo, il “pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, è stata aggiunta alla costituzione del partito. Il provvedimento, ampiamente atteso, consolida gli ultimi cinque anni di rapida ascesa di Xi al ruolo di uomo più potente della Cina negli ultimi decenni. I 2.300 delegati, scelti con estrema cura e provenienti da tutto il paese, hanno approvato una costituzione del partito emendata che porta il nome del nuovo leader “essenziale” del paese. L’ascesa di diversi protetti di Xi nel Comitato centrale, l’organismo del partito con potere decisionale, ha coinciso con l’allontanamento dai vertici del suo importante alleato, Wang Qishan, che ha guidato la campagna anticorruzione voluta da Xi, e del vicepresidente, Li Yuanchao. I delegati hanno inoltre votato a porte chiuse per scegliere i 133 membri della Commissione centrale per le ispezioni disciplinari. Tra questi c’è Zhao Leji, il capo del personale del partito, nominato con un provvedimento che potrebbe aprirgli la strada alla guida dell’agenzia anticorruzione dopo il congresso. Tra i nuovi membri del comitato centrale ci sono molti esponenti di una nuova generazione di politici che in futuro si contenderanno i più importanti ruoli dirigenziali del paese. Tra gli altri, i due principali burocrati che si occupano di Hong Kong: il nuovo direttore dell’ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao, Zhang Xiaoming, e il direttore dell’ufficio di collegamento del governo centrale a Hong Kong, Wang Zhiming. Il gruppo, fresco di nomina, si è riunito il 25 ottobre per decidere la formazione del politburo e del suo comitato permanente, il massimo centro di potere del partito, dopo i mesi di lotte di potere e contrattazioni dietro le quinte che ogni cinque anni precedono la riorganizzazione della classe dirigente cinese. Le minacce al partito unico I delegati del partito hanno accolto in una dichiarazione finale il discorso con cui Xi Jinping aveva aperto il congresso il 18 ottobre, e in cui aveva annunciato che “la costruzione del socialismo cinese” sta entrando in una nuova era. La Cina, aveva detto il presidente, rappresenta una “guida marxista” in un mondo pieno di sfide che minacciano la sopravvivenza del governo del partito unico. I delegati hanno sottolineato che sotto la leadership di Xi la Cina ha “risolto molti problemi complessi da tempo senza soluzione, portato a termine molte imprese vagheggiate ma mai realizzate e promosso cambiamenti storici nelle cause del partito e del paese”. Con un provvedimento che punta a garantire l’eredità politica di Xi, destinato a dominare la scena politica cinese per il prossimo decennio, nella costituzione emendata del partito è stato incluso anche il principio caro al leader che prevede il controllo assoluto del partito sull’esercito e su qualsiasi altro aspetto della società, e il progetto infrastrutturale e commerciale della nuova via della seta, fiore all’occhiello di Xi. Com’era già accaduto cinque anni fa, la sessione conclusiva del congresso non è stata trasmessa in diretta tv, a testimonianza della natura opaca delle questioni relative alle nomine e delle politiche che ruotano intorno ai cambiamenti di potere in Cina. In una dimostrazione di unità politicamente significativa, gli ex presidenti Jiang Zemin e Hu Jintao, insieme a diversi altri veterani del partito tra cui gli ex primi ministri Wen Jiabao, Zhu Rongji e Li Peng, raramente apparsi in pubblico negli ultimi anni, il 24 ottobre hanno fatto la loro seconda apparizione di gruppo in una settimana. Xi è apparso esultante e ha dichiarato che il congresso “si è chiuso con una vittoria”. Dopodiché i leader di partito in carica e quelli in pensione si sono alzati in piedi per ascoltare un’interpretazione dell’Internazionale. Una posizione inespugnabile Secondo Julian Evans-Pritchard, analista di Capital Economics Asia, un’azienda di consulenza economica con sede a Londra, Xi detiene oggi un potere molto superiore a quello raggiunto dai suoi predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao, e questo gli conferisce un’autorità quasi senza precedenti nel promuovere il suo programma politico. “Considerando la sua evidente posizione dominante, nel secondo mandato Xi dovrà affrontare una resistenza molto più debole”, dice Evans-Pitchard, che aggiunge: “Ma dovrà anche risolvere rilevanti problemi strutturali che minacciano le prospettive di crescita della Cina”. Anche secondo Steve Tsang, direttore del China institute della School of oriental and african studies (Soas) di Londra, la modifica della costituzione del partito ha collocato Xi in una posizione inespugnabile, dato che nessuno oserebbe sfidare apertamente la sua autorità, un atto che sarebbe visto come controrivoluzionario o perino come un sabotaggio. “Ma Xi non è ancora in grado di eliminare ogni forma di resistenza”, osserva Tsang. “nello statuto del partito Mao aveva il ‘pensiero di Mao Zedong’, mentre Xi si è dovuto accontentare di una formula attenuata. La prolissa versione inclusa nella costituzione rilette un compromesso interno alla classe dirigente”. Lontano dalla vita dei cittadini Secondo Kerry Brown, docente del King’s college di Londra, l’innalzamento di Xi a leader incontestato è stato molto significativo, ma ha messo in discussione la sostanza del suo pensiero, che appare come un semplice strumento per tenere insieme l’élite politica e che non può essere paragonato al pensiero di Mao. “Tutti conoscono il pensiero di Mao Zedong, ma qual è di preciso il pensiero di Xi? I quattro comprensivi (gli obiettivi politici annunciati da Xi nel corso dei primi cinque anni da presidente), il sogno cinese (lo slogan lanciato da Xi nel 2012) o la modernizzazione del socialismo cinese? Il pensiero di Mao affermava di essere uno strumento per indurre il popolo non solo a pensare diversamente ma anche a vivere diversamente. Il pensiero di Xi entrerà nell’anima del popolo cinese o è solo parte di un gioco politico elitario lontano anni luce dalla vita della gente?”, si chiede Brown. “A torto o a ragione, per un breve periodo il pensiero di Mao è stato oggetto di una fede sincera. nel 2017 il problema del partito è che, per quanto la garanzia della stabilità possa essere ritenuta utile, il suo linguaggio e la sua ideologia continuano a essere lontanissimi dalla vita quotidiana dei cinesi”.
Da sapere
Riforme e stato di diritto
Il 19° congresso del Partito comunista cinese si è chiuso il 24 ottobre 2017 senza che fosse indicato un chiaro successore del presidente Xi Jinping. Infatti il nuovo comitato permanente del politburo, al vertice del partito, non include alcun esponente della sesta generazione di leader, quella che dovrebbe entrare in carica nel 2022. Accanto a Xi e al premier Li Keqiang, entrambi confermati, sono stati scelti Li Zhanshu e Wang Yang, probabili presidenti dei due rami dell’organo legislativo; l’ideologo Wang Huning; Zhao Leji, prossimo capo dell’anticorruzione; e il segretario del Pcc di Shanghai, Han Zheng. Il congresso ha inoltre elevato lo status di Xi, il cui nome è entrato nello statuto del Pcc insieme al “pensiero sul socialismo cinese per una nuova era”, l’apporto teorico del presidente all’ideologia nazionale. “Le istituzioni, da sole, non bastano a garantire l’unità della Cina, serve un principio guida forte”, scrive Huanqiu. Il quotidiano vicino al partito osserva che la rapida crescita del paese negli ultimi anni ha sollevato un dibattito su quale modello di sviluppo seguire, e “il pensiero di Xi è la risposta”. “Le contraddizioni interne alla società sono cambiate: un tempo i bisogni materiali e culturali si scontravano con un sistema produttivo arretrato, oggi il desiderio di una vita soddisfacente deve fare i conti con uno sviluppo inadeguato e non equilibrato”, commenta Hu Shuli, direttrice di Caixin. Hu Shuli esorta Xi a non compiacersi del lavoro fatto e ad avviare riforme a breve, medio e lungo termine, tra cui la tassazione locale, la decentralizzazione e la trasformazione delle funzioni di governo. Il congresso ha sancito l’uscita di scena del potente capo della commissione disciplinare Wang Qishan, sottolinea Mingpao. negli ultimi cinque anni Wang ha guidato la campagna di pulizia interna al partito che ha travolto alti funzionari statali. La campagna anticorruzione continuerà ma, scrive il quotidiano di Hong Kong, ciò deve avvenire in uno stato di diritto, così che nessuno sia al di sopra della legge.