pagina 99 13.10.2017
Se cade la diga austriaca
Legislative |
I Verdi hanno fermato l’avanzata della destra alle presidenziali. Ma le
scissioni a sinistra, l’affaire Facebook e i migranti spingono l’Fpö
di Barbara Ciolli
L’estrema
destra austriaca brinda euforica ai comizi per le legislative
anticipate del 15 ottobre. Con i cristiano-democratici (Övp) e i
socialdemocratici (Spö) che si rimpallano il grave scandalo degli
account falsi su Facebook e la sinistra sempre più in macerie, a goderne
potrebbero essere i populisti xenofobi dell’Fpö (al 24%-25%): il terzo o
il secondo partito a seconda degli schizofrenici sondaggi, se non per
la prima volta addirittura il primo.
• Millennial in ascesa
Battere
l’enfant prodige dell’Övp Sebastian Kurz(al 33%-34%), che a31 anni ha
personalizzato e svecchiato l’immagine del partito rincorrendo l’Fpö, è
dura. Ma l’estrema destra, che in vista di una coalizione ha rinunciato
agli slogan contro l’euro, non ci è mai stata tanto vicina: alle
Regionali del 2015 è balzata dal 15% al 30%, poi al 35% al primo turno
delle tormentate presidenziali del 2016. A scongiurare, meno di un anno
fa, la salita all’Hofburg del candidato dell’Fpö Norbert Hofer furono i
Verdi: protagonisti di una sorprendente vittoria del loro storico e
autorevole militante (anche se diventato indipendente) Alexander van der
Bellen. Gli ambientalisti superarono il 21%, spazzando via i
socialdemocratici e i cristiano-democratici all’11%. E al ballottaggio,
appoggiati per necessità dall’Spöe dall’Övp, sfiorarono il54%. L’epilogo
rassicurò, dopo mesi di fibrillazioni, l’Ue sulla tenuta democratica
dell’Austria, in prospettiva delle imminenti legislative per la caduta
della grande coalizione e poi della successiva.
• Il suicidio dei verdi
L’autolesionismo
pervasivo a sinistra ha tuttavia frantumato anche i Verdi, capaci
dall’estate scorsa di inabissarsi dal 12% al 4%, spaccandosi sui
migranti. La scissione con il cofondatore Peter Pilz, leader di
un’omonima lista ambientalista populista e protezionista, ha dilapidato
il potenziale di incanalare costruttivamente i voti contro i partiti al
potere, che dalla metà del 2016 hanno nell’ordine subito: le dimissioni
del cancelliere e capo dei socialdemocratici Werner Faymann; il calo
dell’Övp al 20% prima del restyling di Kurz; il fallimento delle ultime
larghe intese di Christian Kern, successore di Faymann. Tanto i Verdi
che Pilz sono dati tra il 5% e il 4%, lo sbarramento per entrare in
parlamento, e i comunisti del Kpö plus (dal 2017 alleati con i giovani
Verdi, in seguito a un’altra scissione) al 2%: un disastro per la
sinistra, anche alla luce dell’affaire a ridosso del voto sulle due
pagine fake di Kurz risultate aperte da un consulente elettorale
dell’Spö per infangare il leader millennial cristiano-democratico.
• Socialdemocratici a picco
Amico
dell’Italia fino a dichiarare «inesistente l’emergenza al Brennero»,
Kern è il cancelliere uscente candidato dei socialdemocratici che
rischiano la disintegrazione: nega di aver commissionato gli account
falsi, insinua dei soldi sottobanco al loro incaricato dell’Övp,
rivendica il «miglior programma nei contenuti», ma ammette che la
«campagna elettorale è stata estrema» per lo «scandalo peggiore della
Seconda repubblica». Nella piccola e chiusa Austria i sondaggi sono da
mesi fluttuanti come l’elettorato: in un rilevamento del 5 ottobre
l’Spö è in caduta libera al 22% e l’Fpö al 27%, in un altro dell’8
ottobre l’Spö è al 27%. E se anche prevalesse la scelta del meno peggio,
quel che è certo è che non si vuole l’ennesimo esecutivo Spö-Övp.Tutte
le altre possibili combinazioni restano aperte. Anche le più disinvolte.
Ma non a sinistra.