lunedì 16 ottobre 2017

pagina 99 13.10.2017
Se non censuri paghi la stretta di Pechino
Controllo | Un fossato digitale per “proteggere” la capitale. Basta anonimato. E penali ai big di Internet


A settembre l’anonimato è stato ufficialmente bandito dai social media cinesi. Perché? Tutti i cittadini dell’ex celeste impero sono responsabili della diffusione dei «valori socialisti». Le Vpn, ovvero le reti che per più di un decennio hanno permesso agli utenti di scavallare il cosiddetto Grande Firewall, sono state messe fuori legge. Perfino Apple ha dovuto rimuoverle dal suo store cinese. E c’è di più. Ormai chiunque avvii una chat di gruppo, anche privata, è legalmente responsabile dei contenuti che vi vengono pubblicati. L’avvento del «credito sociale», ovvero l’esperimento che mira al controllo della cittadinanza attraverso i big data e le singole attività online, sembra sempre più imminente. Tanto che secondo uno dei più attenti osservatori di censura e media cinesi, David Bandurski, bisognerebbe aggiornare il lessico sostituendo al concetto di Grande Firewall quello di Grande Alveare, un complesso frattale in cui è possibile controllare la bolla(o cella se si vuole mantenere la metafora qui proposta) di ogni singolo internauta. Nell’attesa del XIX Congresso del Partito comunista, l’appuntamento politico più importante del quinquennio, il sindaco di Pechino Cai Qi ha proposto di scavare «un fossato virtuale» che i soli ulteriormente l’internet della capitale da quello del resto della Cina affinché sia ancora più controllabile. Bisogna assicurarsi che chiunque si esprima «dica la cosa giusta in maniera corretta». Per la prima volta anche le aziende che operano nell’internet cinese saranno sanzionate «con la massima penalità» se non riusciranno a impedire la pubblicazione sulle loro piattaforme di«fake news e pornografia»o contenuti che«incitano alle tensioni etniche» o «minacciano l’ordine sociale». Nel 2013, secondo i media di Stato, c’erano oltre due milioni di censori che lavoravano sull’intranet cinese. Da allora, anche se non abbiamo più avuto statistiche ufficiali, il loro numero deve essere aumentato esponenzialmente. Si tratta del famoso «esercito dei cinque mao», ovvero dei 5 centesimi, quanto si viene pagati per ogni segnalazione di contenuti «non armonici» al sistema. L’agenzia di stampa Reuters è recentemente riuscita ad intervistare sotto anonimato alcuni dei censori impiegati da Toutiao, un aggregatore di notizie che vale 2 miliardi di dollari. «Se appena due anni fa il nostro dipartimento impiegava 30-40 persone, oggi siamo quasi in mille». E ancora: «Tutti ormai fanno lavoro di revisione. Solo l’anno scorso occupavamo un piano, oggi dieci». A cui, non è un mistero, si aggiungono bot e intelligenze artificiali sempre più sofisticati.