pagina 99 13.10.2017
Se non censuri paghi la stretta di Pechino
Controllo | Un fossato digitale per “proteggere” la capitale. Basta anonimato. E penali ai big di Internet
A
settembre l’anonimato è stato ufficialmente bandito dai social media
cinesi. Perché? Tutti i cittadini dell’ex celeste impero sono
responsabili della diffusione dei «valori socialisti». Le Vpn, ovvero le
reti che per più di un decennio hanno permesso agli utenti di
scavallare il cosiddetto Grande Firewall, sono state messe fuori legge.
Perfino Apple ha dovuto rimuoverle dal suo store cinese. E c’è di più.
Ormai chiunque avvii una chat di gruppo, anche privata, è legalmente
responsabile dei contenuti che vi vengono pubblicati. L’avvento del
«credito sociale», ovvero l’esperimento che mira al controllo della
cittadinanza attraverso i big data e le singole attività online, sembra
sempre più imminente. Tanto che secondo uno dei più attenti osservatori
di censura e media cinesi, David Bandurski, bisognerebbe aggiornare il
lessico sostituendo al concetto di Grande Firewall quello di Grande
Alveare, un complesso frattale in cui è possibile controllare la bolla(o
cella se si vuole mantenere la metafora qui proposta) di ogni singolo
internauta. Nell’attesa del XIX Congresso del Partito comunista,
l’appuntamento politico più importante del quinquennio, il sindaco di
Pechino Cai Qi ha proposto di scavare «un fossato virtuale» che i soli
ulteriormente l’internet della capitale da quello del resto della Cina
affinché sia ancora più controllabile. Bisogna assicurarsi che chiunque
si esprima «dica la cosa giusta in maniera corretta». Per la prima volta
anche le aziende che operano nell’internet cinese saranno sanzionate
«con la massima penalità» se non riusciranno a impedire la pubblicazione
sulle loro piattaforme di«fake news e pornografia»o contenuti
che«incitano alle tensioni etniche» o «minacciano l’ordine sociale». Nel
2013, secondo i media di Stato, c’erano oltre due milioni di censori
che lavoravano sull’intranet cinese. Da allora, anche se non abbiamo più
avuto statistiche ufficiali, il loro numero deve essere aumentato
esponenzialmente. Si tratta del famoso «esercito dei cinque mao», ovvero
dei 5 centesimi, quanto si viene pagati per ogni segnalazione di
contenuti «non armonici» al sistema. L’agenzia di stampa Reuters è
recentemente riuscita ad intervistare sotto anonimato alcuni dei censori
impiegati da Toutiao, un aggregatore di notizie che vale 2 miliardi di
dollari. «Se appena due anni fa il nostro dipartimento impiegava 30-40
persone, oggi siamo quasi in mille». E ancora: «Tutti ormai fanno lavoro
di revisione. Solo l’anno scorso occupavamo un piano, oggi dieci». A
cui, non è un mistero, si aggiungono bot e intelligenze artificiali
sempre più sofisticati.