pagina 99 13.10.2017
Gli unicorni cinesi arrivano in bicicletta
Mercati
| A Milano le due ruote di Mobike e Ofo, a Londra Taxify. Il governo
punta forte sulle imprese tecnologiche insidiando il primato della
Silicon Valley
di Cecili Attanasio Ghezzi
Biciclette
rubate, danneggiate, “prese in prestito”. Quasi tutti abbiamo avuto una
bici, e quasi tutti abbiamo imprecato quando un giorno qualunque non
l’abbiamo più trovatal suo posto. Notutti però abbiamo avuto la stessa
intuizione di Dai Wei che, ancora studente universitario, ha pensato di
montare un Gps sul suo veicolo a pedali per poterlo controllare dallo
smartphone. In un attimo l’idea è diventata una startup e le bici con
Gps hanno invaso i campus universitari di Pechino. Era il 2014 quando
nasceva Ofo (le due “o” del marchio rappresentano le due ruote). In poco
più di tre anni ha distribuito oltre sei milioni di bici in cento città
cinesi e, con l’aumento di capitale da 700 milioni di dollari
foraggiato da Alibaba, si prepara a invadere il mondo con le sue due
ruote gialle. L’obiettivo sono 20 milioni di veicoli per 200 città in
venti Paesi nel mondo entro la fine dell’anno. In Cina Ofo ha una
ventina di competitor. Il più grande è Mobike che, spalleggiato da
Tencent, fa più o meno gli stessi numeri e condivide la medesima
strategia di espansione. A Milano Ofo e Mobike sono sbarcate quest’anno e
hanno subito iniziato a farsi la concorrenza. Ma non è detto che alla
fine, per battere definitivamente gli altri competitor, possano
fondersi. Una strategia che abbiamo già visto percorrere in Cina dagli
Uber locali che si sono fatti guerra sui prezzi a colpi di sconti per
quasi un anno per poi decidere di fondersi in un’unica gigantesca
azienda, Didi Chuxing, da poco arrivata in Europa attraverso l’estone
Taxify, su cui ha deciso di investire. Ma andiamo con ordine.
• Cavalcando unicorni
Nel
2010 quasi ogni startup valutata sopra al miliardo di dollari –i
cosiddetti “unicorni” – era statunitense o europea. Sette anni dopo un
“unicorno”su tre è cinese. A delineare i nuovi rapporti di forza nel
settore è l’ultimo rapporto del Boston Consulting Group. Anche in questo
campo la Cina si va imponendo a ritmi sostenuti. Non a caso, proprio la
velocità è uno degli aspetti fondamentali delle “caratteristiche
cinesi”, ovvero quelle peculiarità che hanno trasformato il socialismo
di Stato in una (dubbia) economia di mercato che si fa (discusso)
alfiere della globalizzazione. Per il resto, come sottolinea il
vicepresidente della camera commercio italo cinese Fu Yixiang, «è
questione di numeri». La Repubblica popolare ormai ospita 710 milioni di
internauti, più di quelli statunitensi e indiani messi insieme, e il
volume dei pagamenti da mobile è quadruplicato nell’ultimo anno
arrivando a 8.600 miliardi di dollari contro i 112 americani. D’altronde
la maggior parte del popolo cinese è approdato allo smartphone senza
quasi passare dalla navigazione internet su pc. Gli attuali 98 unicorni
cinesi, valgono 350 miliardi di dollari. E se hanno iniziato replicando
idee e modelli della Silicon Valley, oggi la sfidano in diversi campi
creando aziende che non hanno eguali in Occidente. E che in Occidente
sbarcano. Per loro l’Italia è una meta privilegiata: «Turismo e moda
attraggono i cinesi», spiega ancora il signor Fu, sottolineando come
comunque «molte delle strategie di espansione di queste aziende, si
rivolgono ancora al mercato che le ha cresciute».
• In Europa per guardare alla Cina
Inserire
Alibaba tra i luoghi dello shopping online dei consumatori italiani
«non è tra le nostre mission» conferma Rodrigo Cipriani Foresio
direttore del gruppo per il Sud Europa. Nonostante l’Italia sia stato il
primo Paese europeo in cui Alibaba ha aperto una controllata
nell’ottobre 2015, ancora oggi «dobbiamo spiegare alle aziende italiane
la sua filosofia e il suo ecosistema che è molto articolato. Sul nostro
marketplace viaggiano circa 1,2 miliardi di prodotti, o sai ricavarti
una nicchia o, anche se il mercato cinese è un’opportunità, scompari».
«Essere nuovi, diversi, e per giunta cinesi, in Europa non aiuta e
inoltre quelle relative all’uso dei social o delle app sono abitudini
difficili da sradicare», spiega Andrea Ghizzoni, direttore di Tencent
Europa. Ma non sarà sempre così. «WeChat in Cina vince perché è
Internet, è il portale d’accesso a una serie di servizi che oltre alla
chat offrono social, edicole digitali, game store, app, telefonia,
multimedia, servizi di pagamento... La strategia di Tencent a lungo
termine prevede di montare anche in Europa tutto questo ecosistema, come
peraltro stanno facendo Facebook o Google».
• Le ragioni del successo
C’è
da dire che i campioni hi-tech cinesi sono cresciuti protetti dalla
competizione internazionale. Baidu è nato come alternativa a Google,
Alibaba come risposta a Amazon e Tencent a Messenger.Le Bat, questo
l’acronimo dei tre colossi, si sono poi con il tempo diversificate,
favorendo la nascita di aziende che gli stanno rubando la scena. Didi
Chuxing, il cosiddetto Uber cinese, e Ofo, il Car2Go delle bici, sono
solo i nomi più noti.La rapidità con cui le aziende innovative penetrano
il mercato cinese non ha pari nel mondo e le radici alla base del loro
successo sono le stesse che hanno trasformato la Repubblica popolare
nella seconda economia del mondo. Innanzi tutto il territorio è cosi
vasto e la popolazione così numerosa da permettere un’economia di scala
senza nemmeno dover pensare di espandersi all’estero. Inoltre la
cultura, le infrastrutture e le politiche sono relativamente omogenee.
Pensate, per farvene un’idea, a un’Europa che parli la stessa lingua e
sia soggetta a uno stesso ordinamento. Inoltre la classe medio-alta
cinese è più giovane e vogliosa di sperimentare tecnologie del suo
corrispettivo occidentale. Se il tipico acquirente di Audi in Germania
ha superato i cinquant’anni, in Cina ne ha appena trenta, sottolinea
giustamente l’Economist.
• Da sudditi a consumatori
Un
elemento tutto cinese è invece che decenni di immobilismo guidato da
aziende di stato che servivano gli interessi politici senza curarsi di
quelli dei cittadini, hanno contribuito all’entusiasmo dei cinesi per
ogni azienda innovativa che mettesse il consumatore al primo posto.
Secondo alcuni analisti di mercato, gli imprenditori dell’Internet
cinese hanno contribuito in modo indiscutibile alla transizione (in
parte ancora in corso) dall’economia di mercato a quella dei servizi.
Dal Made in China al Created in China, come ama sottolineare la
leadership. L’ultimo trend è quello sanitario. AliHealth, WeDoctor,
Venus Medtech, ma soprattutto iCarbonX che, fondata da un genetista che
lavorava nel pubblico, vuole creare un avatar digitale dal genoma di
ognuno dei suoi clienti in modo da diventare leader della medicina
predittiva. Per l’Economist è forse l’azienda che ha più potenziale
globale e, in ogni caso, si è già assicurata un record: in soli sei
mesi, grazie ai finanziamenti di Tencent, è diventata un unicorno. Per
ora è stata la più veloce al mondo a raggiungere questo traguardo.
Inoltre, grazie alla partnership con Tencent può accedere ai dati
raccolti da WeChat, il social network più utilizzato in Cina che
raccoglie tra le sue funzioni anche quelle di portafoglio elettronico,
diventando così un accesso quasi senza confine alle abitudini di ogni
singolo utente. «Bisogna però ricordare che siamo in una fase di
passaggio», ci risponde l’analista del Centro Studi per l’Impresa della
Fondazione Italia Cina Alberto Rossi quando gli chiediamo se si immagina
una presenza più visibile degli unicorni cinesi in Europa nei prossimi
anni. «Per diversi motivi, Europa e Cina si stanno chiudendo. Nel breve
periodo ci dobbiamo aspettare una decrescita degli investimenti cinesi,
eccezion fatta per alcuni settori mirati che deciderà il governo cinese
stesso». E aggiunge: «Anche se questo caso non parliamo di aziende di
stato, ma di privati, sappiamo tutti quali sono le caratteristiche
cinesi. L’abbiamo visto quest’estate. È bastato un presentatore della tv
di Stato che sollevasse dubbi sugli investimenti “irrazionali” di
Suning per farne crollare le azioni in borsa». Con la stessa facilità la
celebrata Silicon Valley cinese potrebbe rivelarsi una cattedrale nel
deserto.