pagina 99 13.10.2017
Bambole cinesi da matrimonio
Studentesse,
wonder woman e donne di ogni nazionalità e estrazione sociale.
Nell’ultimo quinquennio il mercato cinese delle bambole di silicone è
raddoppiato ogni anno. Addirittura lo ha fatto proprio la sharing
economy che, con la app Taqu, si è conquistata una discreta notorietà
affittando bambole di dimensioni naturali per 45 dollari al giorno. La
app è durata solo un paio di giorni. Il governo ha considerato il
business fuori luogo e così l’azienda si è trovata costretta «a
interrompere temporaneamente il servizio di ragazza in condivisione».
Ciò non toglie che la Repubblica popolare sia già uno dei mercati più
fiorenti dei sex toys. Qui viene prodotto il 70% di un mercato che nel
2015 superava i 15 miliardi di dollari. Le statistiche sul consumo non
sono disponibili ma i “negozi per adulti” sono estremamente diffusi. E
il 65 per cento dei sex toys venduti online ha un pubblico prettamente
maschile con un’età compresa tra i 18 e i 29 anni. Un dato che ha fatto
riflettere Mei Fong, premio Pulizer 2007 e autrice del recente One
Child: The Story of China’s Most Radical Experiment. La giornalista ha
provato a legare il fenomeno al risultato di oltre trent’anni di
pianificazione famigliare che ha creato uno squilibrio unico al mondo
tra maschi e femmine: nel 2030 ci saranno 30 milioni di uomini in età di
matrimonio che non avranno possibilità di trovarsi una donna. Una
situazione che ha già portato alcuni a teorizzare il ritorno a una
società in cui una donna potrà scegliere di sposare più uomini. Ma al di
là delle teorie più estreme, questa situazione ha portato gli scapoli
cinesi ad avere un basso livello di autostima favorendo un atteggiamento
passivo-aggressivo e il ritorno dell’ideale della donna sottomessa. Un
contesto emotivo che vorrebbe la donna trasformata in oggetto. E allora,
cosa c’è di meglio di una bambola di silicone? (cag)