pagina 99 13.10.2017
La sinistra in tv è già un partitino del 3%
Audience
| In attesa del responso delle urne, è flop a reti unite: il ritorno di
D’Alema vale poco più di 800 mila spettatori, Pisapia assente. Ma la
crisi è anche del mondo culturale, come dimostrano i casi di Saviano e
Baricco
di Paolo Martini
Ce n’est qu’un début,
amano ripetere dal ’68 i nostalgici delle barricate. Vero, ma per
continuare le combat, converrà rapidamente cambiare strategia. La lunga
campagna elettorale per le elezioni del 2018 è partita con enormi
ambizioni e scene madri, soprattutto a sinistra, ma non sembra che
smuova affatto l’interesse degli italiani in tv.
• Baffino grigio
Prendete
il caso limite di Massimo D’Alema, che è il più facile, ma è pur sempre
il più clamoroso. Per il suo rientro televisivo in grande spolvero,
D’Alema ha scelto la sera in cui è stato annunciato «lo strappino Mdp
con il governo» (definizione doc di Bruno Vespa, che persino lui, ha
ricavato un misero 6,82 per cento nel primo Porta a Porta a tema,
nonostante la presenza del ministro Del Rio). Il fuleader Maximo si era
scelto la comoda sedia di casa, su Raitre, a Carta Bianca e quelli della
redazione della Berlinguer avevano pensato bene di schierare in
soccorso un pugno di personaggi di spettacolo: per compensar Baffino, si
sono aggiunti Alberto Angela e Lorella Cuccarini, alla compagnia di
giro dove figurano già stabilmente Geppy Cucciari e Flavio Insinna. E
non c’erano le partite della Champions League a disturbare il pubblico
maschile… Risultato? Un bottino pari a 839mila spettatori, il 3,84 per
cento (poco sopra un’ipotetica soglia elettorale, è vero, ma tutti quei
"tvsorrisi&cazzoni" nelle liste Mdp non ci saranno mai…). Del
resto, per approfittare della situazione, Ballarò su La 7 ha schierato
nientemeno che un attore comico, Lino Banfi, tanto se si candidasse di
“collegio elettorale” sarebbe pure concorrente di D’Alema, in Puglia.
Bianca Berlinguer aveva cominciato un po’ meglio Carta - bianca, con
Matteo Renzi, la settimana precedente. Ilf accia a faccia era
particolarmente ghiotto dato che il leader democratico accettava di
sfidare per la prima volta il volto berlingueriano più simile a papà
Enrico che ci sia in circolazione.Ma, dopo più di un’ora di duetto
Berlinguer-Renzi, l’Auditel segnava un modesto 4,9 per cento. Siamo ben
lontani dagli ascolti di Renzi pre-referendum: a Otto e mezzo, uno dei
programmi che sta maggiormente risentendo di questa fase di declino
della sinistra in tv, Renzi era arrivato anche al 9,34 per cento, nella
puntata scontro con Marco Travaglio, e le presenze su La 7 del leader
dem dopo il telegiornale hanno stabilmente fatto salire di un punto
abbondante la media che fu del programma di Lilli Gruber al massimo
fulgore (7,4 contro 6,1). Quest’anno il salotto della riverita Rossa
Signora dell'Informazione fa anche degli scivoloni al 4 per cento, come
lunedì 9 ottobre con Piero Fassino a discutere di Pisapia e Renzi (ma
quando c’è la Nazionale sono guai per tutti).
• Niente schermi per Pisapia
Non
è che se la passi tanto meglio nemmeno la sinistra radical-chic
tendenza Pisapia. L’avvocato Giuliano, alle comparsate televisive,
preferisce le accoglienti onde fm di Radio Capital o il giornale della
casa madre, La Repubblica. C’è tutto un florilegio di casi emblematici
sull’impasse della sinistra-sinistra, o sedicente tale, che si possono
citare, sempre guardando al termometro degli indici d’ascolto
televisivi. L’icona morale degli ultimi anni, Roberto Saviano, non si
scosta più dalle piccole percentuali; l’esordio molto pubblicizzato del
suo Kings of Crime per il gruppo Discovery ha superato la soglia del
milione di spettatori solo se si sommano le messe in onda su 5 canali
(Nove, Real Time, Dmax, Focus e Giallo): al netto delle repliche, gli
spettatori effettivi sono stati 806mila. Non paga la solennità tragica,
ma nemmeno lo snobismo ironico: il caso più eclatante è la nuova
striscia quotidiana di Skroll, su La 7, che per ora appare come un flop
irrilevabile (0,6-0,8 quando va bene). E la compagnia di giro della Roma
post-veltroniana, che ha scelto di rifare Gazeboa La7 con il titolo
pre-elettorale Propaganda, non si è schiodata da un modestissimo 3 per
cento all’esordio, e dal 2,4 alla seconda prova (ancor più ardua, perché
contro la Nazionale e quindi anche con un traino di Otto e mezzo invero
modesto, del 3,4 %). Un altro esempio: quando va Fuori Roma l'ex
direttora dell’Unità Concita, Raitre scende anche all’1,2 e 1,9 per
cento, nonostante la concentrazione di teste autorali De
Gregorio-Paolini (Concita stessa con accanto Gregorio Paolini, sì
l'autore del caro, vecchio Target con Gaia De Laurentiis).
• Dolori Auditel
A
questo punto ci vuole un po’ di pazienza, perché una piccola parentesi
tecnica è indispensabile. L’Auditel ha appena aggiornato gli ascolti
televisivi, con l’introduzione del cosiddetto Super-Panel: sono stati
messi in funzione più di quindicimila meter, per la rilevazione
automatica del comportamento di un esauriente campione di famiglie, e in
precedenza gli esperti hanno tentato di profilare al meglio questa
fetta rappresentativa del pubblico totale e degli italiani. Il che si è
tradotto, in dati sulle singole reti tv, in un atout per i canali
digitali dall’8 in poi, precedentemente penalizzati da una ricerca meno
attendibile. Inoltre, spiegano gli analisti come Emanuele Bruno, «il
campione più numeroso garantisce in genere una minore varianza (ovvero
ci sono meno picchi) e ora i dati sono più affidabili anche sui numeri
più risicati». Già al primo bilancio settembrino, ecco dunque profilarsi
un forte incremento di Tv8 e in generale delle digitali, a fronte di un
ridimensionamento de La7 e di Raitre in particolare. Che sono peraltro
anche le reti politicamente più caratterizzate.
• Baricco flop
Aldilà
dei magheggi sull’Auditel, che ci sia comunque un grave problema
specifico di linguaggio e di sintonia con gli italiani, per la
comunicazione di sinistra, lo spiega anche un altro esempio singolare di
questo avvio di stagione televisiva, la serata Furore che segnava il
ritorno di Alessandro Baricco. Il grande affabulatore letterario di
Pickwicke di Totem, ha scelto un capolavoro di John Steinbeck per
parlare di emigrazione, di crisi e di povertà. E ha raccolto 555mila
spettatori, il 2,2 per cento, chiudendo allo 0,9! È vero che il
prodotto, televisivamente parlando, era davvero imbarazzante, forse
perché l’ex direttore di Raitre Daria Bignardi ci ha voluto metter del
suo, impacchettando la serata con regista e scenografa delle Invasioni
Barbariche. Ma l’argomento e il canovaccio erano pur sempre formidabili,
il mediatore culturale più che sperimentato e conosciuto: decisamente
imparagonabili, per esempio, ai contenuti del talk nel campo rom
conMaurizio Gasparri allestito dal programma concorrente di Retequattro
Quinta Colonna con Paolo Del Debbio, che però ha raccolto più del doppio
di pubblico (4,6 per cento). È dunque tornata «la sinistra antipatica,
da complesso di superiorità morale»? Il sociologo Luca Ricolfi lo aveva
teorizzato ormai più di dieci anni fa, e poi lo ha ripetuto persino
Oscar Farinetti all’ultima Leopolda, ma Renzi era troppo distratto a
gongolare per l’intemerata psicanalitica di Recalcati contro Bersani e
D’Alema e «la sinistra pietrificata nella fascinazione masochistica e
nel godimento per la distruzione». Se vi manca la prova finale di che
brutta aria tiri in tv per la politica di sinistra e per i leader che
furono del Pd, ecco pronto l’esempio di Crozza, ritornato alle grandi
platee di Raiuno per lanciare con la sua copertina Che Fuori tempo che
fa di Fabio Fazio, al lunedì in seconda serata. Ebbene, per il
personaggio forte, gli autori di Crozza non gli hanno certo fatto
indossare di nuovo la maschera di Renzi, come a Sanremo, e nemmeno
quella di una Fedeli o di un Minniti, come su La9 (dove Fratelli di
Crozza peraltro fatica a farsi largo). E hanno pescato un vero
“antipatico di richiamo”: Sergio Marchionne. Buona la prima, picco
Auditel al 16,4 per cento.