La Stampa TuttoScienze 25.10.17
La star Charpentier
“Guariremo con il taglia&cuci del Genoma”
intervista di Marta Paterlini
Emmanuelle
Charpentier, 48 anni, è una delle protagoniste del rivoluzionario
strumento di modificazione genetica Crispr/Cas9: aggiunge o elimina uno o
più geni in qualsiasi tipo di cellula, aprendo la strada a un numero
apparentemente infinito di applicazioni. La tecnologia funziona come un
paio di forbici molecolari, che tagliano con precisione il codice
genetico, lettera per lettera, grazie all’enzima programmabile Cas9.
Professoressa,
lei è ora direttore del Max Planck Institute for Infection Biology a
Berlino: qual è l’applicazione più interessante di Crispr-Cas9?
«La
mia speranza è che in futuro questa tecnologia sia usata per curare le
malattie genetiche. La ragione è che, a mio parere, le strategie di
terapia genica hanno ormai raggiunto un punto morto. È stato necessario
individuare un nuovo strumento che consentisse di progredire».
Che cosa rende il sistema Crispr/Cas9 così attraente per gli ingegneri del Dna?
«È
semplice, ma sofisticato. È facile da programmare per prendere di mira
un gene limitandosi a utilizzare una molecola di Rna che corrisponda al
gene d’interesse. E queste molecole sono anche poco costose da
progettare. Nel sistema immunitario di alcuni organismi unicellulari,
poi, l’enzima Cas9 era già conosciuto come uno strumento di modifica
della sequenza del Dna: agisce tagliandola e bloccandone la
replicazione. Adesso questo sistema può essere usato per
“ingegnerizzare” anche il genoma di organismi superiori, per esempio
mediante l’etichettatura di sequenze specifiche del Dna stesso, in modo
da controllare e quindi studiare l’espressione e la funzione di geni
specifici. C’è chi ha paragonato la versatilità di Crispr/Cas9 a un
coltellino svizzero, ma è più simile a un’intera cassetta degli attrezzi
imballata in una singola molecola».
Di che cosa si occupa ora?
«Crispr/Cas9
è una delle aree di ricerca del mio dipartimento. Ma studiamo altri
aspetti della biologia e della virulenza dei patogeni umani. In
particolare indaghiamo i meccanismi molecolari alla base
dell’interazione dei patogeni gram-positivi con i loro ospiti,
impiegando il patogeno umano Streptococcus pyogenes: l’obiettivo è
sviluppare nuove strategie per combattere le infezioni e la resistenza
agli antibiotici».
Ci sono preoccupazioni sul possibile utilizzo
per alterare il genoma di un oocita fecondato: si potrebbero modificare
anche le cellule germinali umane. Lei che cosa risponde?
«In
Europa esistono norme rigorose sulla modificazione genetica delle
cellule germinali umane: sono precisate in parte nel trattato di Oviedo
sui diritti umani e la biomedicina. Penso che l’uso di qualsiasi
strumento per modificare geneticamente la riproduzione umana dovrebbe
essere attentamente valutato e regolato».