La Stampa 9.10.17
Renzi incassa la spaccatura e prepara il programma per il nuovo centrosinistra
Il leader Pd spera di coinvolgere Pisapia e studia gli slogan Deficit-Pil al 3% per aiutare la crescita e misure per i giovani
di Carlo Bertini
Non
una parola di polemica. Matteo Renzi ha dato l’ordine di non speculare
su quella che agli occhi dei vertici Pd è una rottura consumata e
difficilmente ricomponibile tra Pisapia e D’Alema-Bersani. Almeno questa
è la convinzione che gli riportano quelli del giglio magico più in
stretto contatto con i fuoriusciti del Pd.
Il segretario però non
si sbilancia, predica prudenza: «Il nostro schema di coalizione è il Pd
al centro, con una forza alla sua destra e una a sinistra: e lì chi
vuole starci ci stia, se c’è pure Pisapia siamo contenti, ma bisogna
capire bene cosa succede».
Renzi dialoga via sms con i big del
partito, che trasmettono messaggi battaglieri ringalluzziti dalla
novità: «Noi sui contenuti siamo interessati a costruire un campo largo
ed inclusivo: 3% deficit-pil per sostenere la crescita e il lavoro,
contrasto alla povertà, opportunità per i giovani», questi i capisaldi
programmatici della futura alleanza. Insomma, se Pisapia ci starà bene;
altrimenti la gamba di sinistra si farà lo stesso con sindaci e forze
civiche di quell’area. «Lavoriamo per un disegno ampio e inclusivo
basato sui contenuti e non sui veti personali», ripete Lorenzo Guerini.
Renzi
analizza il film della rottura tra l’ex sindaco di Milano e i vertici
Mdp senza sfoggiare soddisfazione. Motivi per sorridere ne avrebbe. Dopo
l’ovazione con cui gli ex di Sel accolgono la svolta di Mdp verso la
lista unica con la sinistra radicale, si rafforza lo schema del voto
utile: per dirla con uno dei big Pd «un elettore di sinistra, ad esempio
a Roma, tra Gentiloni e Meloni difficilmente voterà Fratoianni
rischiando di far vincere la destra. Sceglierà il centrosinistra».
Competition meno ardua
La
mano tesa sfoggiata in Direzione e l’accelerazione sulla legge che
favorisce le coalizioni ha accentuato le contraddizioni in quell’area.
La comunicazione della data di nascita di un partito antagonista al Pd,
fissata per il 19 novembre, lo dimostra. La rottura con Pisapia certo è
positiva, può depotenziare la carica competitiva dei candidati Mdp nei
collegi. Ma bisognerà vedere bene gli sviluppi. Ieri il segretario è
rimasto in famiglia a preparare la seconda lezione alla Stanford e ha
bloccato il grilletto dei suoi fucilieri: nessuno dei suoi si è esposto
su Twitter e tantomeno in tv sulle disgrazie della sinistra. Non un
commento di gaudio né uno sfottò, niente. Per non sortire l’effetto
altamente indesiderato di ricompattare il fronte avverso che vede in
Renzi il nemico da battere. Tuttavia le parole di Pisapia di ieri, pur
senza ricalcare lo schema Pd, fanno ben sperare: «Con una legge di
stampo proporzionale come il Rosatellum bis, ci possono essere due o tre
liste che devono però poi trovare unità in un’ipotesi di governo. Oggi
ognuno deve fare la sua battaglia avendo ben presente che l’avversario
non è quello che ci sta vicino, ma le destre e i populismi».
Togliatti contro Vittorini
Parole
che fanno infuriare chi già accusa Pisapia di esser passato col nemico.
«Lui si allea col Pd e Alfano, noi non faremo le ancelle», sbotta il
governatore toscano Enrico Rossi. «Pisapia se n’è ghiuto e soli ci ha
lasciato...», dice parafrasando Togliatti, che su Rinascita irrideva
l’uscita di Vittorini dal Pci. Il che significa che ai vertici Mdp la
ferita brucia assai: non è un buon viatico per chi sta costruendo un
nuovo soggetto politico aver perso per strada il leader designato.
Renzi
ha sposato la linea di non interferire nel dibattito altrui, ma ora più
che mai - con la tensione alle stelle in quel mondo lì - attende le
mosse di Pisapia e magari di qualche deputato Mdp stufo di questa
querelle...