La Stampa 9.10.17
Divorzio tra Pisapia e bersaniani
Pisapia-bersaniani, divorzio a sinistra
Renzi incassa e tace
L’alleanza a sinistra è al capolinea
Mdp
affonda: "Basta, ora bisogna correre”. La replica dell’ex sindaco: “Non
c’è problema, non credo serva un partitino del 3%”. Sinistra italiana e
Civati soddisfatti: “Finalmente”
di A.D.M.
La
rottura ora è ufficiale ma nessuno è davvero sorpreso, perché Giuliano
Pisapia e gli ex Pd di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, in realtà,
non si erano mai tanto amati. Il divorzio fin troppo annunciato viene
ufficializzato da Roberto Speranza sul Corriere della sera: «Il tempo è
finito. Abbiamo parlato troppo di noi, ora basta. Bisogna correre».
Pisapia risponde quasi subito, tagliente: «Non c’è problema. Buon
viaggio a Speranza. Io continuo in quello che ho sempre detto». Quindi,
l’affondo: «Non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in
un movimento molto più ampio e soprattutto capace di unire, non di
dividere».
Un botta e risposta secco che innesca quasi una rissa
tra coloro che il primo luglio scorso erano salti su un palco a Roma con
l’impegnativo slogan “Insieme”. Enrico Rossi, presidente della Toscana,
attacca Pisapia su Facebook: «Pochi si erano accorti che fosse ancora
nelle nostre file. Noi non vogliamo ridurci a un ruolo ancillare al Pd e
ad Alfano». Ribatte Massimiliano Smeriglio, vice-presidente del Lazio,
ex Sel, vicino a Pisapia: «Bisogna avere rispetto di tutti, anche per
chi governa col Pd come il sottoscritto e come Rossi. Non ci si inventa
Che Guevara...».
Risse verbali a parte, a questo punto tutti
lavorano per prepararsi alle elezioni, dove verosimilmente ci saranno
almeno due liste a sinistra del Pd: quella di Mdp, con Sinistra italiana
e Pippo Civati (che dicono «finalmente»), e quella a cui continua a
lavorare Pisapia, che il 28 ottobre riunirà l’assemblea nazionale di
Campo progressista e il giorno dopo interverrà ad un convegno con Emma
Bonino, Romano Prodi ed Enrico Letta. In Parlamento, poi, già da oggi si
lavorerà per costituire gruppi che fanno riferimento al sindaco di
Milano, sia alla Camera che al Senato, e dal gruppo Mdp alla Camera
potrebbero uscire alcuni ex Sel.
«Non ci interessa affatto né fare
la stampella del renzismo, né la sinistra del quarto polo», dice il
portavoce di Campo progressista Alessandro Capelli. Ma uno degli uomini
vicini a Pisapia aggiunge: «Il Rosatellum 2.0 ci obbliga a fare
desistenze, accordi elettorali. Non è la coalizione che volevamo,
ma...». Insomma, la prospettiva è quella di una lista a sinistra del Pd
ma non avversaria del partito di Renzi. «Ci possono essere due o tre
liste - dice Pisapia - che devono però trovare unità in un’ipotesi di
governo. L’avversario non è chi ci sta vicino, ma destre e populismi».
Stamattina
si riunirà il coordinamento di Mdp per decidere le prossime tappe: «Non
abbiamo tempo», spiega Massimo Paolucci, vicino a D’Alema. «Bisogna
fare una cosa un po’ più larga della somma delle sigle». L’appuntamento
di Mdp è il 19 novembre, quando con le primarie si eleggerà l’assemblea
che sarà l’ossatura del nuovo soggetto politico e, magari, si sceglierà
anche il leader. Il presidente del Senato Pietro Grasso resta uno dei
nomi possibili, archiviato Pisapia, anche se Paolucci usa parole
diplomatiche: «È la seconda carica dello Stato. Lo stimiamo tantissimo,
ma non va tirato per la giacca».[a.d.m.]