La Stampa 8.10.17
Bidelli e segretari
Due milioni di domande per un lavoro a scuola
La previsione record per le prossime assunzioni Saranno disponibili circa ventimila posti in tre anni
di Flavia Amabile
Due
milioni. Le domande per un posto da supplente precario come bidello,
segretario o assistente di laboratorio nelle scuole dovrebbero
raggiungere questa cifra record. Sono le stime circolate agli inizi di
settembre in un incontro tra sindacati e il gabinetto del ministero. Si
dovevano mettere a punto i dettagli della macchina amministrativa per le
assunzioni e fare in modo che il sistema non si trovasse impreparato
alla procedura di aggiornamento delle graduatorie di istituto a cui le
scuole fanno riferimento per coprire i posti di lavoro rimasti vacanti.
Si
è quindi convenuto che sarebbero stati intorno ai due milioni gli
aspiranti al posto di supplenti del personale Ata, un lavoro con
assunzione a tempo determinato. Le graduatorie vengono rinnovate ogni
tre anni, bisogna tornare indietro al 2014 quindi per capire la portata
di questo aumento: tre anni fa le domande erano state un milione.
Stavolta dovrebbero essere il doppio.
Quante saranno
effettivamente lo si saprà soltanto a fine ottobre quando scadrà il
termine per la presentazione delle domande e, in via ufficiale, agli
inizi di dicembre quando ci sarà un nuovo incontro al Miur tra sindacati
e dirigenti del ministero per fare il punto sulla questione.
Nel
frattempo quest’esercito di due milioni circa di aspiranti stanno
mettendosi in fila in tutta l’Italia (o lo faranno nei prossimi giorni)
per afferrare al volo l’opportunità unica di un settore che offre circa
20mila posti in tre anni. Se li contenderanno un esercito di persone
pari quasi a sette disoccupati italiani su 10.
A compilare il
modulo per l’assunzione sarà anche chi ha una laurea in tasca anche se
in palio c’è un posto che, nella maggior parte dei casi, richiede
soltanto un diploma di terza media, come è il caso dei collaboratori
scolastici o di un diploma per i segretari o «una preparazione adeguata
al settore» per gli assistenti di laboratorio.
Basterebbe aver
studiato molto meno, insomma, per sperare di essere assunti; ma a fare
la domanda può essere chiunque, anche chi non ha mai lavorato nel
settore, quindi ci prova chiunque. Pure i laureati.
«Alla fine le
domande saranno più del doppio e in tanti sono i laureati, soprattutto
al Sud», denuncia Anna Fedeli, segretaria nazionale della Flc-Cgil. È la
conferma peggiore dell’analisi diffusa dall’Ocse giovedì scorso, sugli
italiani «bistrattati» che nell’11,7% dei casi ha competenze in eccesso e
nel 18% sono sovra-qualificati
È la corsa al ribasso di questa
Italia ancora incapace di offrire un futuro. Sono stati circa 200mila i
professionisti che nelle scorse settimane hanno presentato domanda per
ottenere un posto come supplente nelle scuole: avvocati, ingegneri,
commercialisti disposti a lavorare come sostituti dei professori pur di
assicurarsi un guadagno abbastanza sicuro. Sembrava già una pessima
fotografia della crisi italiana. Ora si scopre che non era l’immagine
peggiore.
« La muta eloquenza dei numeri dice tutto delle reali
condizioni di un paese dove la crisi è tutt’altro che finita - afferma
Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil - Il tasso di
disoccupazione è altissimo, in particolare tra i giovani. C’è bisogno di
lavoro. Ecco la ragione dell’estrema proliferazione di domande di
supplenza per la Terza fascia del personale tecnico e amministrativo.
Senza dimenticare che la mole gigantesca di domande intasa ulteriormente
le segreterie degli istituti scolastici, e pesa grandemente sul
personale, già estremamente oberato da graduatorie dei docenti,
amministrazione quotidiana, gestione abituale. Due condizioni di
difficoltà si uniscono, e non certo per colpa di chi lavora e di chi il
lavoro lo cerca. Resta grave l’indifferenza nei confronti delle
segreterie scolastiche alle quali si scarica tutto ciò che sarebbe di
competenza di centri ministeriali».
Pino Turi, segretario della
Uil Scuola prova a dare anche un’interpretazione positiva a quello che
sta accadendo: «Non so se le domande saranno effettivamente due milioni,
so però che saranno molte di più rispetto a tre anni fa. È il segno di
un’Italia che riesce ad offrire un lavoro soltanto nella scuola ma è
anche qualcosa di positivo perché ci sono ancora tante persone che hanno
fiducia nello Stato. Quando la gente smette di cercare è rassegnata,
vuol dire che ha perso le speranze e questo non possiamo permettercelo».