La Stampa 8.10.17
I bersaniani e l’incubo del “voto utile” pro Pd
“Così si lacera la sinistra”
È
soprattutto a sinistra lo scontro sulla legge elettorale, proprio tra
Pd e Mdp, nonostante le parole distensive pronunciate da Matteo Renzi in
direzione venerdì scorso. Non è certo un caso che, oltre a M5s, siano
proprio i parlamentari vicini a Bersani e D’Alema ad attaccare con
maggior forza il “Rosatellum”, nonostante ieri sia stata approvata una
norma che aiuterà Mdp a presentare le liste. Il fatto è che la questione
è tutta politica, il punto che porta in rotta di collisione Pd e Mdp è
il mix di collegi uninominali e coalizioni, con un voto unico da
assegnare: un sistema che innesca di fatto la spinta al “voto utile” di
cui già nel 2008 fece le spese la Sinistra arcobaleno, che restò fuori
dal Parlamento mentre il Pd di Walter Veltroni arrivò al 34%.
Un
meccanismo che mette Mdp di fronte a un bivio: andare solo con Sinistra
italiana e Pippo Civati, sapendo di non poter eleggere nemmeno un
candidato nei collegi uninominali, o allearsi con il Pd. Qualcosa di
inaccettabile per chi non vuole legarsi di nuovo a Renzi, dopo aver
lasciato il Pd lo scorso febbraio.
Alfredo D’Attorre, bersaniano
della commissione affari costituzionali, spiega: «Questa legge lacera
definitivamente il centrosinistra, si rivelerà un danno per il Pd perché
ci obbligherà a presentare candidati in tutti i collegi uninominali».
Federico Fornaro, poi, aggiunge l’accusa di “inciucio”: «Peggio del
Porcellum, finte coalizioni pronte a essere “spacchettate” all’indomani
del voto per realizzare il vero obiettivo: un governo sull’asse
Renzi-Berlusconi».
Ma che nella prossima legislatura siano molto
probabili nuove forme di larghe intese lo ha ammesso anche Massimo
D’Alema, quando ha ipotizzato un «governo del presidente», ovvero una
specie di nuovo governo Monti, che appunto era sostenuto da Pd e Fi. Il
problema è proprio Renzi, con cui Mdp non vuole più avere a che fare.
In
casa Pd, a microfoni spenti, uno dei dirigenti più vicini a Renzi lo
ammetteva, qualche giorno fa: «Con il “Rosatellum” dovranno scegliere
con chi stare, voglio vederlo Pisapia che va con Sinistra italiana e
rinuncia a un’alleanza con noi...». L’obiettivo, insomma, è anche
dividere il fronte anti-renziano, facilitare quella rottura tra Pisapia e
l’ala più dura di Mdp per costruire una coalizione con una lista
centrista magari guidata da Calenda e una lista “civica” più di
sinistra, per esempio con il sindaco di Cagliari Zedda e, magari, lo
stesso Pisapia. In Mdp non ci credono, «più probabile che Giuliano torni
a fare l’avvocato». Il leader di Campo progressista, parlando a Roma a
un’iniziativa ambientalista, con una battuta ha intanto preso di nuovo
le distanze dai suoi compagni di strada: «Bisogna essere discontinui con
il passato ma senza vendere sogni». [A. D. M.]