sabato 7 ottobre 2017

La Stampa 7.10.17
Ad Agadez con un trafficante di migranti
“Vendevo uomini e destini per fare soldi”
Il racconto di un passeur del Niger: mi riempio le tasche con i viaggi di chi vuole andare in Europa Dopo la fine di Gheddafi è stato un boom. Ora la polizia mi tiene d’occhio, ma prima o poi riparto
di Domenico Quirico

Il setaccio funziona. Ad Agadez, crocevia dei migranti verso la Libia, un luogo dove tutte le coscienze sono umiliate, il setaccio creato dall’Europa lascia cadere ormai solo pochi granelli. Ecco: da qui per noi il migrante ritorna invisibile, non esiste più. Ero stato qui pochi mesi fa ed era un fiume di uomini e donne che fluiva nel deserto. Oggi la città sembra morta in un’afa senza respiro, spariti o nascosti i passeur che ne erano i visibili padroni, ritornata la vita e il mercato alla miseria di sempre. La gente se ne sta in giro senza uno scopo, con l’aria di aspettare qualcosa.
È l’ennesima, non l’ultima nessuno si illuda, svolta della Migrazione: che cercherà nuovi alvei e nuove strade. Per raccontarla forse bisogna cercare un altro punto di vista, un’altra angolazione. Il racconto di questo trafficante di uomini per esempio: i ministri europei non lo incontreranno mai uno così. Forse è un errore: scoprirebbero molte cose che non sanno.
Perché mi guardi?
«Perchè mi guardi così? Perché? Non guardarmi così! Mi hai chiesto tu di raccontare tutto questo; dopo, è una parola è una parola, sì: io trasporto uomini nel deserto! Li porto da Agadez in Libia. Lo so: è per questo che mi guardi così. Sono un bastardo, mi riempio le tasche sugli uomini, e chi non guadagna sugli uomini? Lo sai che per me, per noi, per tutti quelli che vivono qui ad Agadez, i migranti sono la vita? Sono come le capre o il dromedario, arrivano spendono denaro li trasportiamo, ci fanno vivere, li facciamo vivere, è il mestiere, sono come i turisti che venivano qui una volta, sono un buon affare, perché no?».
Chiedono solo una cosa
«Quanto a questa gente, chiedono una cosa sola, andare, arrivare là. Schifo di un deserto, ne ho piena la testa, ne ho pieno lo stomaco. Soprattutto adesso che non posso più portare nessuno, finito chiuso, basta milioni di franchi Cfa, quel bel denaro sudicio che ha valore solo qua. Milionario ero, nemmeno tu lo sei, un milione di franchi dieci milioni di franchi, hop hop finito! Il mio bel pick-up, hop svanito, sai dov’è? Quando non era carico di persone, lo nascondevo con le frasche dell’ethel, che quando il vento ci passa dentro sprigiona una musica strana, venticinque migranti ci mettevo dentro, ventisette al massimo perché viaggiassero comodi e ci rimettevo un bel po’ di soldi, gli altri, i libici, i toubus, li schiacciano come pietre, i migranti, donne bambini uomini giù, stringetevi letame, anche dentro la doppia cabina, otto ne fanno stare e qualcuno lo hanno trovato soffocato, non se ne erano accorti, i migranti scemi stanno zitti, hanno paura che li facciano scendere tutti».
Il divieto è in vigore
«Allora il mio bel pick-up sta nel cortile della polizia, da tre mesi, vicino all’aeroporto: decine e decine ce ne sono, tutti sequestrati. Non c’è un deposito così pieno in tutto il Niger, da farci i milioni e prima o poi questi merdosi poliziotti ci penseranno! Sequestrati, a noi passeur, da quando il divieto di portare migranti è cominciato e tutto qua ad Agadez è andato all’aria, ha cominciato a morire. È due mesi che non faccio niente, consumo i soldi che avevo da parte. È ormai tempo che mi dedichi al mio problema, chi non ce l’ha un problema, uno o più di uno forse, anche tu: campi bene, guadagni, ti sfianchi e un giorno il problema principale invade il centro della tua vita, caccia tutti gli altri, ti accompagna come un’ombra e ti fa scoppiare la testa. Ti sta addosso anche quando ti svegli di notte, ti salta addosso come un animale, non è la malattia, il mal di testa, qualcosa che puoi scacciare con un gris gris, no è peggio».
L’ha deciso un tizio
«E tutto perché da qualche parte in Europa un tizio che non ha mai visto Agadez, non sa chi sono io, decide che gli fa comodo che i migranti invece di andare in Libia e da lui restino qui e magari tornino indietro, quattro chiacchiere e così la polizia comincia a rastrellare i migranti e ci dà la caccia, ci mette in galera e ci resti degli anni, come se avessi ucciso qualcuno. I migranti sono sempre lì, dici. Dannazione, dove vuoi che siano? Sbarcano dai bus che arrivano da Niamey, come una volta, di più. Solo che una volta li andavi a prendere all’ultima fermata prima che entrassero in città e via, una quarantina di chilometri a piedi nel deserto tanto per non fare le cose proprio allo scoperto, non ti inseguiva nessuno».
Il ciccione in divisa
«Vedi quel ciccione in divisa che sembra un generale già mezzo ubriaco di birra, quella puttana gli gira intorno ancheggiando come una mosca attorno alla zuccheriera. È un capo della polizia, una volta gli portavamo i soldini e lui era contento, gli passavamo davanti con i pick-up pieni e lui: niente, era un reato anche allora, ma che c’è di male? Chi se ne frega di questi fottuti negri. Lascia che vadano dove vogliono andare. Adesso ci dà la caccia come se fosse lo scopo della sua vita. Mi è andata bene ad aver rinunciato, mi conosce ma sa che sono fermo, ha il mio pick-up e non mi arresta».
Al centro di raccolta
«Anche i migranti adesso hanno capito l’aria che tira, molti vanno volontariamente al centro di raccolta, non c’è più nessuno che li accoglie per partire, quelli sanno tutto, addio Libia almeno per ora, almeno non crepano di fame, li tengono un po’ lì, gli danno trenta euro e li riportano a Niamey e al loro paese: tre mesi e son di nuovo qua. È colpa mia se hanno l’Europa in testa come se fuori di lì, dalla vostra merda non potessero respirare, in Europa c’è la felicità figurati. Qualcuno ancora ci prova nonostante il rischio e la galera verso l’Algeria? No! Lì sei morto, ti tirano addosso con gli elicotteri quei fuori di testa e se ti prendono ti ammazzano nel deserto. Adesso bisogna andare a Sud-Est come se ti allontanassi dalla Libia verso Zinder, poi si torna indietro e si sale verso il Ténéré. Tremila chilometri di confine, ci sono molti passaggi e nessun soldato. Allora noi siamo gli sciacalli che si nutrono di quei poveretti di migranti. Lo sai come giocavo io da bambino? Giocavo con le biglie fatte di sterco di cammello, se portavi il turbante ti prendevano a calci, te lo toglievano a bastonate. Forse dovrei essere io per primo a scappare di qua, a cercare un passaggio verso l’Europa».
Perché sono passeur
«Sai come sono diventato passeur? Te lo dico. Così capisci, c’era il turismo fino al 2006, europei senza tanti soldi ma bastavano, gli uomini blu, il silenzio del deserto, queste scemate. Girava denaro, vendevamo robaccia, monili gioielli finti, ci mettevamo in costume e quelli erano contenti. Poi è finito con la rivolta e la guerra, ero diventato così povero che non avevo quasi da mangiare, vivevo in una baracca accanto a un postaccio dove venivano a ubriacarsi i libici che portavano i migranti, furbi loro, li vedevo dalla mia stamberga, questa gentaglia, cattivi feroci bevevano bevevano birra a litri con le loro puttane, poi venivano a pisciare contro la mia casa, anche le donne tiravano su le sottane e pisciavano. Un puzzo che non potevo respirare, ma non potevo dire niente, quelli tagliano la gola. Un giorno ho detto: basta! voglio diventare come loro, ricco, bere birra».
L’odore dei soldi
«Ho affittato a credito un vecchio pick-up e ho cominciato. Dopo un po’ ho buttato giù la catapecchia e ho costruito una casa, una casa vera con un bel muro alto. Il 2011: quello è stato un grande anno, c’era la guerra in Libia migranti a migliaia, il confine aperto. Avevo quattro pick-up e un socio libico. Il lavoro non era mica facile. Tremila chilometri nel deserto in tre giorni, senza quasi fermarsi perché altrimenti l’acqua finisce e crepi anche tu. Certo sopravvivere nel deserto è come dominare il proprio destino, ma se muori? Una volta nel 2014 ho sbagliato pista, succede anche se hai il Gps e sono finito in Ciad con 27 migranti. Una pattuglia ciadiana ci ha preso tutto, soldi viveri, telefoni, ci ha riportato al di qua della frontiera con i mitra nella schiena ghignando. Non avevamo denaro, niente, ci hanno salvato dopo due giorni amici arrivati da Agadez. Sai i migranti, li osservo, li ascolto, sono ciò che mi fa vivere, li devo conoscere per non avere sorprese, hanno tutti lo stesso sguardo ho capito che quello che li muove è la paura, pensare fa loro paura, parlare gli fa paura, le parole gli fanno paura, la leggi sui loro volti. È per questo che non si ribellano, non ho mai sentito di migranti che hanno assalito il passeur, in fondo non è difficile, sono più numerosi nel deserto, ma hanno paura.
«Una volta uno grosso si è ribellato, c’erano anche le donne e bambini sul pick-up, lui si dava arie, non avevano da bere voleva da bere. Il passeur che era con me ha cominciato a colpirlo con una sbarra di ferro: le arcate spaccate, non poteva più aprire gli occhi, sgocciolava sangue da tutta la faccia e quello colpiva, l’ha lasciato per terra, la testa fracassata e la sua donna lo baciava tutto, il sangue, la faccia spaccata le tempie, gli leccava il sangue, così teneramente ed era morto. Dovevano arrivare dall’Europa molti soldi qui ad Agadez dall’Europa, dicono 150 milioni di franchi Cfa, per creare altro lavoro per noi al posto dei migranti, progetti, cose grosse, sviluppo dicono i politicanti. Beh! il solito bordello, la solita porcheria che c’è in Niger. I soldi li hanno già rubati altri, qui arrivano le briciole e non bastano per vivere. Al posto dei migranti non c’è niente. Allora ti dico: aspetto ancora un po’, affitto un pick-up e riparto».