La Stampa 7.10.17
L’enigma del voto dietro lo Ius soli
di Fabio Martini
I
continui cambi di posizione di partiti e partitini sulle due riforme
strategiche - Ius soli e legge elettorale - sono alimentati da un enigma
che coinvolge tutti i parlamentari: le Camere saranno sciolte (un po’)
anticipatamente a marzo, o si andrà a scadenza naturale, con elezioni ai
primi di maggio? Matteo Renzi, per tante ragioni, vorrebbe votare il
prima possibile, seguendo questo schema: riforma elettorale da approvare
a tambur battente, legge di Stabilità entro l’anno, scioglimento
anticipato a gennaio ed elezioni il 4 o l’11 marzo. I «peones» di tutti
gli schieramenti puntano invece a restare il più possibile in
Parlamento. Scommettendo su uno scioglimento a scadenza naturale, con
elezioni il 29 aprile o il 6 maggio. Gli sponsor del «lungo addio»
interpretano come favorevole alle proprie speranze l’auspicio del
presidente del Consiglio, condiviso dal Capo dello Stato, di una
«conclusione ordinata della legislatura». I senatori dell’Ala di Denis
Verdini intanto si sono messi avanti col lavoro: dopo un periodo di
«riflessione» hanno votato il Def e ora sono pronti a dare una mano
sullo Ius soli, una disponibilità che rende meno impervia l’approvazione
di una legge controversa come poche altre.