La Stampa 6.10.17
L’altra faccia dell’intelligenza
“Non solo una debolezza, ma un’abilità sociale”
Gli studiosi: così il pettegolezzo ci ha fatto evolvere
di Maria Corbi
Roma
Il pettegolezzo salverà il mondo? Forse no, ma ha reso l’uomo
«intelligente». La pratica più diffusa e nello stesso tempo disprezzata
dell’umanità interessa da tempo gli studiosi della mente, che sono
d’accordo ormai sul fatto che sia un’abilità sociale evoluta e che non
si possa liquidare come una debolezza dell’animo umano. Anzi, secondo lo
psicologo evoluzionista Robin Dunbar, il gossip è stata la forza della
nostra specie.
L’intelligenza dei primi uomini si sarebbe
sviluppata attraverso i racconti intorno al fuoco che coinvolgevano le
persone della tribù, in parte veri e in parte falsi. Ossia gossip. E
adesso esce una nuova ricerca dall’Università di Ottawa che conferma: il
pettegolezzo è un’abilità sociale altamente evoluta e una tattica di
concorrenza intrasessuale. Lo studio ha coinvolto 290 studenti
eterosessuali di età compresa tra i 17 ei 30 anni, che hanno compilato
tre questionari. Il primo ha misurato la competizione tra persone dello
stesso sesso, con particolare attenzione a quella «amorosa». Gli altri
questionari hanno misurato, invece, la tendenza dei partecipanti a fare
pettegolezzi su altri, il valore sociale percepito dei pettegolezzi e il
giudizio sull’attitudine a parlare degli altri dietro le spalle.
Il
risultato confermerebbe uno «stereotipo» odioso, ossia che le donne
sono più inclini all’arte del «taglia e cuci», anche se per una finalità
«sociale» e non semplicemente ludica. Concentrandosi sulle
caratteristiche fisiche delle loro «competitor», mentre i maschi tra
loro «sparlano» dei risultati ottenuti dal rivali, riguardo l’aspetto
fisico e i risultati professionali. Insomma, oggetto del pettegolezzo
sarebbero «le armi» non tanto segrete con cui per millenni si è
combattuta la guerra della seduzione: la bellezza delle donne e il
potere degli uomini. Adam Davis, che ha condotto lo studio canadese non
ha dubbi: «I risultati dimostrano che i pettegolezzi sono intimamente
legati alla concorrenza sentimentale e non sono perciò da liquidare come
il prodotto di uno stereotipo femminile di genere da biasimare o un
difetto di carattere».
«L’etimologia della parola «pettegolezzo»
spiegherebbe la nascita di questa abitudine universale e sicuramente
seccante per chi ne è oggetto (su questo gli studi non possono fare
grandi «revisioni»). Deriverebbe dal termine «pithecus», scimmia. Il che
confermerebbe la teoria di Dunbar che associa le «chiacchiere» al
«grooming» dei primati. Le scimmie, spulciandosi reciprocamente,
riescono a mantenere le relazioni con la loro cerchia (una cinquantina
di individui). Mentre l’uomo moderno per ottenere lo stesso risultato
rispetto a cerchie molto più vaste (circa 160 individui) farebbe le
«pulci» con il pettegolezzo, una sorta di collante sociale.
Tutto
giusto, per carità, ma vallo a spiegare alle vittime del «bullismo
pettegolo», soprattutto adolescenti, che ogni giorno soffrono per questa
pratica «altamente evoluta». Eppure la rivalutazione del gossip dilaga.
Secondo Kathryn Waddington, a capo del dipartimento di psicologia
dell’Università di Westminster, per esempio, nel mondo del lavoro il
gossip sarebbe fondamentale: una strategia di creazione di consenso, un
modo di comunicare e gestire le emozioni, un meccanismo per fronteggiare
l’incertezza e un mezzo di sabotaggio e resistenza. Una rivoluzione
rispetto all’etica protestante, secondo cui chi lavora non ha tempo di
fare chiacchiere.
Il gossip come l’altra faccia
dell’intelligenza, dunque, almeno quella evolutiva. La cui potenza,
però, può fare danni irreparabili. E non ci voleva la scienza per capire
che spesso le «voci» rimangono cucite addosso per sempre. Ma in ogni
caso un gruppo di ricercatori del Max-Planck-Institut per la biologia
evolutiva a Plön, in Germania, hanno confermato la «forza» del
pettegolezzo che riesce a condizionare i comportamenti di chi ne è a
conoscenza, anche quando ha accesso all’informazione corretta e
all’origine della diceria. Citando liberamente Mark Twain: un
pettegolezzo fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo, mentre la verità
si sta ancora mettendo le scarpe.