martedì 31 ottobre 2017

La Stampa 31.10.17
“Ora e sempre bolscevichi”
I Cccp tornano sul palco
di Franco Giubilei

A inizio Anni 80 il mondo si precipitava lungo la strada del liberismo trionfante e l’intera Cortina di ferro scricchiolava annunciando crolli colossali, ma loro puntavano lo sguardo in direzione opposta, a Est, ispirandosi all’estetica del socialismo reale e inventandosi il punk filosovietico. Due reggiani in trasferta a Berlino, Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti, fondavano i CCCP Fedeli alla Linea e pubblicavano il loro manifesto nel primo disco, Ortodossia: «All’effimero occidentale preferiamo il duraturo, alla plastica l’acciaio, alla freddezza il calore, ma al calore la freddezza. Ognuno ha l’immaginario che si merita».
Quella scelta non è mai stata rinnegata e oggi, a cent’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, rivive nello spettacolo di Zamboni «I Soviet + L’Elettricità», al debutto il 7 novembre al Teatro Augusteo di Napoli: «Sono di Reggio Emilia e mi merito questo immaginario, perché ho un mio passato di militante legato alla tradizione politica di questa terra». Quando tutto il mondo occidentale sguazzava felice nell’edonismo reaganiano, i CCCP, di cui questo «comizio musicale» riporta in concerto il repertorio, affermavano la forza grafica della falce e martello e delle divise dell’Armata Rossa indossate dal vivo. Pura scelta estetica? In parte sì, anche se l’esperienza politica di entrambi aveva risentito pesantemente dell’essere cresciuti nella zona più comunista d’Italia.
Col tempo però le cose sono mutate: «La fascinazione estetica per il comunismo va calando con gli anni - spiega Zamboni -, mentre si assesta la dimensione etica, perché la sostanza è sempre stata etica. Le istanze di quella rivoluzione sono vive tuttora: riscatto, emancipazione, il potere di una minoranza di oppressori su un’infinità di oppressi».
Ma oggi? La dialettica serrata fra estetica ed etica continua, racconta Zamboni: «In questo spettacolo la dimensione estetica non è solo celebrazione e retorica, che pure c’è. Nel frattempo c’è stato un secolo con le guerre in Afghanistan e nell’ex Jugoslavia, ci sono stati due conflitti mondiali, e il nostro progetto ne tiene conto: cominceremo con una marcia funebre al buio, che veniva usata per le vittime della rivoluzione, ma non ci saranno belle bandiere, ci sarà un palco allestito come un comitato centrale del Pcus, e noi saremo in divisa da bolscevichi del terzo millennio».