lunedì 30 ottobre 2017

La Stampa 30.10.17
India, il giallo dei “taglia-trecce”
Aggredite già duecento donne
Commando assale le vittime alle spalle per rubare i capelli. E partono i linciaggi indiscriminati
di Carlo Pizzati

Il modus operandi degli aggressori cambia. Mattonata sulla testa, mazzata alle spalle, spray narcotizzante o fazzoletto bagnato di sonnifero. Il risultato è uguale. La vittima si risveglia tramortita, in ospedale, oppure sul letto.
Cerca di ricordare cos’è accaduto. Dice d’aver visto solo lembi di abiti neri, un braccio, una gamba. A volte una voce ha bisbigliato di non opporre resistenza. Poi s’accorge che qualcuno le ha tagliato una treccia di capelli. Non l’ha nemmeno rubata, l’ha lasciata lì, accanto alla vittima.
Negli ultimi mesi è accaduto almeno a 200 donne nello Stato del Kashmir, zona calda dell’India per la lotta di sangue tra guerriglieri separatisti e esercito. Le autorità indiane si contraddicono. Bollano il mistero dei taglia-trecce come «isteria di massa». Poi offrono una ricompensa di 8 mila euro in cambio di soffiate.
Qualche sera fa è accaduto a Shafeeqa. Esce a gettare gli avanzi della cena nella spazzatura. Un brivido di freddo per il vento ottobrino e di colpo appaiono due figure mascherate. Uno le avvicina una bomboletta alle narici. La 37enne si risveglia senza trecce.
Shaqeela è una gestante di 24 anni. Abita anche lei a Srinagar, capitale del Kashmir. Spazzava la veranda quando un uomo mascherato di nero le ha premuto un fazzoletto su naso e bocca. «Quando ho aperto gli occhi in ospedale i miei capelli non c’erano più». Nazia ha 28 anni e da quando è stata attaccata venti giorni fa non riesce più a dormire bene. Naira è invece stata trovata svenuta nella sua stanza, senza treccia. Gli attacchi dei «parrucchieri» mascherati dilagano fino alle province di Kulgam e Pulwama, nel Sud del Kashmir.
Con l’aumentare dei casi, sboccia anche un triste sport molto popolare in tante zone dell’India: il linciaggio di massa. Fulmineo, improvvisato. Per cercare d’acchiappare questi fantasmi evanescenti che entrano dalla finestra nelle stanze delle studentesse o scalano palizzate di tre metri con un’agilità da commando militare ben addestrato, sono iniziati i pattugliamenti di gruppi inferociti di giustizieri. E sono spuntate le prime vittime innocenti.
Abdul Salam Wani, un 70enne che faceva la pipì in un angolo è stato circondato, accusato d’essere un taglia-trecce, malmenato e ucciso con una mattonata in testa. Ma non c’entrava niente. Un fidanzato è stato bloccato e massacrato di botte, prima di poter dimostrare la legittimità della visita alla sua ragazza, con i capelli intonsi. Un soldato è stato acciuffato per strada poco dopo un taglio di treccia e quasi ucciso, prima che arrivassero i rinforzi. Un transgender se l’è cavata per un soffio, mentre un gruppo di lavoratori migranti è stato pestato, ma tratto in salvo.
Anche una comitiva di turisti stranieri composta da 3 australiani, un irlandese, una sud-coreana e un inglese se l’è vista brutta arrivando in un villaggio alle 2 di notte dopo essersi persi. Uno di loro s’era messo a urlare per farsi aprire dal portiere di notte. In pochi secondi sono stati circondati da 1.000 paesani inferociti, prima dell’arrivo della polizia.
Questa zona a maggioranza musulmana è molto conservatrice. Per gran parte delle fedeli abituate a nascondere le chiome nell’hijab questo taglio forzato è particolarmente umiliante. Per un maschio che non è parente, anche solo toccare una donna è tabù.
A chi può interessare un’operazione del genere? A farne le spese sono come sempre le vittime primarie, in India: le donne. Ma chi ci guadagna?
I leader separatisti vedono una pista politica. Accusano i servizi segreti e l’esercito di voler destabilizzare la rete di sostegno che le famiglie simpatizzanti offrono ai ribelli separatisti. In questo nuovo clima di rabbia e paura, diventa sempre più difficile trovare una casa disposta ad accogliere uno sconosciuto perché potrebbe essere un taglia-trecce. Così la lotta dei separatisti s’indebolisce.
L’esercito nega responsabilità e il direttore generale delle forze di polizia incaricato dell’inchiesta, che finora non ha arrestato nessuno, fa lo spiritoso: «Sto cercando una bacchetta magica».