lunedì 30 ottobre 2017

La Stampa 30.10.17
Ecco i nuovi regolamenti anti-trasformisti delle camere
di Carlo Bertini

Nel derby tra Camera e Senato su quella che molti giudicano una delle riforme più importanti per il processo legislativo, quella dei regolamenti, Palazzo Madama potrebbe piazzarsi primo. Vincitore in zona Cesarini, se è vero che il testo della riforma verrà messo ai voti in aula dopo la manovra economica, cioè a fine novembre. Si tratta di una svolta epocale che pare trovare d’accordo a Palazzo Madama tutti i gruppi dei partiti che contano: Luigi Zanda del Pd insieme ad Anna Maria Bernini di Forza Italia, Paolo Buccarella dei 5Stelle e altri senatori dei partiti minori hanno messo a punto in un comitato ristretto un testo concordato. La più importante rivoluzione sul piano politico è il divieto di iscriversi a gruppi, che non siano il Misto, diversi da quelli di un partito eletto dal popolo. E forse anche per non entrare in contraddizione con questa futura regola che il presidente Grasso si è dovuto iscrivere al gruppo Misto: lo stesso gruppo, fanno notare i maligni del Pd, presieduto dalla senatrice De Petris di Sel, che gli ha occupato la sedia mercoledì durante la protesta in aula per la riforma della legge elettorale. Altra curiosità: il comma 4 dell’articolo 27 del nuovo regolamento impedirebbe al presidente di fare la scelta appena fatta, se non a prezzo delle sue dimissioni. Stessa cosa varrebbe per vicepresidenti e questori. «I componenti dell’ufficio di presidenza - recita il testo - che entrano a far parte di un gruppo diverso da quello al quale appartenevano al momento dell’elezione, decadono dell’incarico».
Ma ecco alcune delle novità che potrebbero vedere la luce se la riforma dei regolamenti parlamentari verrà approvata dal Senato entro dicembre. Una delle più significative svolte del processo legislativo è che i disegni di legge verranno di norma assegnati in sede deliberante alle commissioni; viceversa, se dovessero passare per il voto dell’aula, verrebbero stabiliti tempi certi per l’esame. Così come tempi certi avrebbero le leggi dichiarate urgenti o prioritarie dal governo, che non avrebbe dunque motivo per inflazionare l’uso dei decreti legge. E il fatto che non si potrà più chiedere il numero legale a inizio di seduta, farà guadagnare un’ora di lavoro se non di più per ogni giornata di votazioni in aula.