La Stampa 2.10.17
Pisapia abbraccia Gentiloni e non ostacola la manovra
Primo vertice da leader. Mdp chiede una svolta sui ticket sanitari
di Fabio Martini
Entrando
a metà mattina nello studio del presidente del Consiglio, Giuliano
Pisapia ripropone un gesto per lui naturale: vede Paolo Gentiloni e lo
abbraccia. Certo, i due condividono uno stile da gentleman, prerogativa
rara nella politica domestica. Ma quell’affettuoso incipit «a fari
spenti» corrisponde anche a un interesse reciproco. L’ex sindaco di
Milano, per la prima volta in sette mesi da quando è stato chiamato a
far da capofila dell’area alla sinistra del Pd, entra nel Palazzo come
portavoce di tutta un’area. È il suo primo giorno da leader. E quanto al
presidente del Consiglio, sa bene che cadere sulle legge di Stabilità -
o portarla a compimento per il rotto della cuffia - ne appannerebbe
l’immagine e le ambizioni future. Gentiloni ha bisogno dei voti
dell’area di sinistra per la Finanziaria e soprattutto per
l’aggiustamento di bilancio al voto domani al Senato, mentre Pisapia ha
bisogno di portare a casa un qualche «scalpo» per impedire alla sua area
di fare quel che l’ex sindaco ritiene intollerabile: far cadere il
governo.
Da questo punto di vista l’incontro tra il presidente del
Consiglio e l’area Pisapia-Mdp - preparato dagli sherpa - è andato
bene. Non benissimo perché il voto dei parlamentari alla sinistra del
Pd, a dicembre sulla manovra, non è affatto scontato e dipende dalla
trattativa che si aprirà nei prossimi giorni. Ma il primo, palpabile
effetto dell’incontro Gentiloni-Pisapia - la vera novità - si avrà
domani: in Senato si voterà l’autorizzazione allo scostamento di medio
termine dal deficit, che richiede la maggioranza assoluta (161 voti) e
dunque senza i parlamentari di Mdp non passerebbe. Uscendo, Pisapia ha
spiegato che il voto «lo decideranno i gruppi parlamentari dopo aver
sentito il ministro Padoan». Ma nella sostanza il sì dei senatori di Mdp
di fatto è acquisito. E se così sarà, per Gentiloni sarebbe il viatico
verso l’approdo finale, visto che la legge di Stabilità può essere
approvata a maggioranza semplice, anche senza i voti di Mdp.
Certo,
con l’area di sinistra la trattativa è tutta da inventare e
nell’incontro c’è stato uno scambio sulle generali, senza entrare nel
merito. Certo, Pisapia e i due capigruppo parlamentari Mdp, Francesco
Laforgia e Maria Cecilia Guerra, hanno dispiegato un ventaglio di
proposte, a cominciare da quella più comprensibile in termini di
immagine: «Milioni e milioni di persone non possono curarsi a causa del
super ticket», ha spiegato l’ex sindaco. Una misura che - avevano
preavvisato da palazzo Chigi - molto difficile da realizzare, visto che
ha un costo di quasi 800 milioni. Una posta che finirebbe per mangiarsi
quasi tutta la quota in uscita che invece il governo intende investire
soprattutto nella decontribuzione per le assunzioni degli under 29.
Una
trattativa che comprenderà indirettamente anche la legge elettorale. Su
questo Pier Luigi Bersani, leader di Mdp, ha detto a Radio Radicale:
«Pensate di avere una maggioranza sulla Finanziaria con noi e un’altra
sulla legge elettorale con Silvio Berlusconi e la Lega?». Apparentemente
un ultimatum, in realtà una rivendicazione logica, visto che Mdp, sia
pure con un quotidiano mal di pancia, fa parte della maggioranza, mentre
Forza Italia e Carroccio sono all’opposizione.