Il Fatto 2.10.17
I pm: “Woodcock e Sciarelli innocenti su fuga di notizie”
Chiesta l’archiviazione anche per “falso”. Erano accusati di aver rivelato l’indagine al vicedirettore del Fatto Lillo
di Valeria Pacelli
Non
ci sono riscontri né per il reato di falso né per la rivelazione di
segreto d’ufficio. Le accuse al pm Henry John Woodcock devono essere
archiviate. E lo chiedono i magistrati romani Paolo Ielo e Mario Palazzi
che, dopo aver fatto tutti gli accertamenti, ieri hanno depositato la
richiesta di archiviazione per il filone dell’indagine Consip in cui era
indagato Woodcock. Sarà il gip a decidere se condividere la tesi dei
magistrati.
La ricerca della fonte
Sono due i reati che
venivano contestati al magistrato partenopeo: il concorso in falso e la
rivelazione di segreto d’ufficio per la fuga di notizie realizzata con
l’articolo del Fatto che svelava l’inchiesta Consip il 21 dicembre 2016 a
firma Marco Lillo. Nei due giorni seguenti è sempre Lillo a rivelare
l’iscrizione del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio
Del Sette, e poi anche quella del ministro dello Sport Luca Lotti,
entrambi accusati di rivelazione di segreto.
Secondo l’iniziale
impostazione della Procura, il pm napoletano avrebbe passato, attraverso
la conduttrice di Chi l’ha visto? Federica Sciarelli (indagata anche
lei per rivelazione di segreto), notizie a Lillo che ha sempre negato
questa circostanza. Anche per la Sciarelli ieri è stata depositata la
richiesta di archiviazione. In questo caso i pm avevano in mano due
elementi. Il primo riguarda i cellulari di Lillo e di Sciarelli che il
20 dicembre agganciano la stessa cella telefonica nei pressi di piazza
Mazzini a Roma. Circostanza dovuta al fatto che la sede lavorativa della
Sciarelli e l’abitazione di Lillo sono nella stessa zona.
Altro
elemento sono i contatti telefonici tra i due sempre del 20 dicembre.
Quel giorno Lillo scrive il primo articolo sulle perquisizioni in Consip
e sul ruolo di Tiziano Renzi nell’indagine (poi indagato a Roma per
traffico di influenze) che verrà pubblicato sul Fatto il giorno dopo.
Come
ha spiegato in un articolo, il vicedirettore del Fatto, dopo aver avuto
la notizia per altri canali, chiama Federica Sciarelli solo per sapere
dove si trovasse Woodcock, per avere un ulteriore riscontro della sua
presenza a Roma. La giornalista richiama Lillo e gli dice che il pm le
aveva detto che non era nella capitale. Interrogata, la Sciarelli nega
di aver riferito cose diverse a Lillo e questa versione viene confermata
anche dai messaggi ritrovati nel cellulare della giornalista, che è
stato sequestrato.
Anche Woodcock durante l’interrogatorio del 7
luglio nega di essere la fonte di Lillo e ricostruisce davanti ai
colleghi tutti gli spostamenti fatti il 20 dicembre. Quel giorno riceve
una telefonata da Gianpaolo Scafarto e arriva a Roma solo alle nove di
sera. Qui incontra il maggiore del Noe in un bar di piazza Irnerio.
Viene a sapere così che l’ex ad di Consip Luigi Marroni aveva iniziato a
parlare. Poco tempo dopo si recano alla sede del Noe e continuarono
l’interrogatorio.
Quella sera Woodcock torna a Napoli, il giorno
dopo indaga Del Sette e Lotti per rivelazione e rientra a Roma per
consegnare personalmente gli atti ai colleghi, ai quali è arrivato il
fascicolo per competenza. Non c’è quindi in questa ricostruzione un solo
momento in cui il pm napoletano possa aver avuto contatti con Lillo.
Dopo aver fatto i dovuti accertamenti anche la Procura di Roma ne è
convinta. Lillo intanto continua a essere indagato per pubblicazione
arbitraria di atti di un procedimento penale.
La telefonata del maggiore
L’altro
reato che veniva contestato al pm napoletano era il concorso in falso
con Scafarto, intanto accusato di aver falsificato atti dell’inchiesta
Consip ma anche di aver rivelato elementi dell’indagine a due ex
colleghi al Noe, poi passati all’Aise, i servizi segreti esteri.
L’innesco dell’iscrizione nel registro degli indagati è stata una
telefonata del maggiore che tirava in ballo il pm.
Tra i falsi
contestati a Scafarto c’era la parte dell’informativa depositata il 9
gennaio che riguardava i servizi segreti. In un capitolo parla dei
sospetti su alcune persone presenti davanti agli uffici della Romeo
Gestioni durante le attività del Noe. Gli accertamenti, però,
smentiscono questa ipotesi. Nonostante ciò, nell’informativa Scafarto
continua a parlare di 007. Al telefono con un collega nei mesi
successivi il maggiore fa riferimento a questa vicenda, tirando in ballo
Woodcock. Su questo elemento si basa l’iscrizione del pm. Che il 7
agosto spiega come sono andate le cose.
In sostanza dice di esser
stato lui a suggerire di fare un capitolo apposito sui servizi segreti,
ma non poteva sapere che gli accertamenti fatti avevano escluso la
presenza di 007. Insomma è impossibile, ha spiegato Woodcock, verificare
tutte le intercettazioni e gli atti della polizia giudiziaria. Si era
fidato di quanto gli riferivano.
Se quindi si vede la fine di
questa spiacevole vicenda giudiziaria, per il magistrato partenopeo
resta la grana del Csm: la prima commissione ha aperto una
pre-istruttoria che riguarda come sia stata condotta non solo l’indagine
Consip, ma anche quella Cpl Concordia. Anche la richiesta di
archiviazione di Woodcock è finita ora nel fascicolo al Consiglio
superiore della magistratura.