La Stampa 25.10.17
Mdp esce dalla maggioranza e chiede l’intervento del Colle
“D’ora in poi saremo all’opposizione a cominciare dalla manovra”
di Andrea Carugati
Tocca
alla mite capogruppo di Mdp al Senato, l’economista Cecilia Guerra,
mettere la parola fine al rapporto dei bersaniani con il governo. Si
alza in aula e scandisce: «Noi votiamo contro queste fiducie sulla legge
elettorale, e quindi usciamo anche formalmente da questa maggioranza».
Aula del Senato, le sei del pomeriggio. Un paio d’ore dopo insieme al
collega della Camera Francesco Laforgia salirà al Quirinale per
comunicare al Capo dello Stato la decisione. Incontro di cortesia
istituzionale.
Nel pomeriggio i senatori di Mdp si erano uniti
alla manifestazione delle varie sinistre davanti a palazzo Madama.
Piccolo palco, uno alla volta al microfono, dal leader di Sinistra
italiana Nicola Fratoianni al senatore Miguel Gotor, Alfredo D’Attorre,
Arturo Scotto, Anna Falcone. Ci sono anche Nichi Vendola e Pippo Civati,
a sorpresa il direttore del Fatto Marco Travaglio. Scatta un minuto di
silenzio per il «colpo inferto alla nostra Costituzione», il senatore
Federico Fornaro ricorda che «neppure Mussolini aveva messo la fiducia
sulla legge elettorale in entrambe le Camere, Gentiloni ha battuto un
triste primato». La folla non arriva, ma in piazza Navona si manifesta
l’embrione del nuovo partito che si presenterà alle elezioni. Dopo lo
strappo col governo, adesso la marcia dovrebbe essere più rapida. «Non
possiamo più perdere un solo minuto in tatticismi», spiega Fratoianni.
Oggi alla Camera Mdp e Si presenteranno insieme una proposta di legge
per reintrodurre l’articolo 18 per i licenziamenti collettivi e
disciplinari. Seguirà una proposta per eliminare il pareggio di bilancio
in Costituzione. Sono gli “architravi” del documento fondativo che sarà
presentato prima delle elezioni regionali in Sicilia il 5 novembre.
«Lanciare la nuova forza prima della Sicilia darà più forza al nostro
candidato Claudio Fava», concorda Enrico Rossi, tra i coordinatori di
Mdp. Al documento di programma sta già lavorando un gruppo ristretto di
cui fa parte Guglielmo Epifani: tre, quattro pagine con dentro la summa
della nuova sinistra che guarda al britannico Jeremy Corbyn e archivia
la stagione della Terza via. Entro fine novembre l’assemblea
costituente, da eleggere con una sorta di primarie tra i simpatizzanti
di Mdp, Si, Possibile di Civati e del gruppo civico del Brancaccio
guidato da Anna Falcone e Tomaso Montanari. I militanti voteranno anche
nome e simbolo, una delle ipotesi è “La sinistra”, proposta lanciata da
Fratoianni durante una affollata assemblea serale in un circolo del
Tufello, periferia di Roma. «Sui contenuti siamo d’accordo, abbiamo
passato troppo tempo ad aspettare Pisapia», ammette Rossi.
I ponti
tra Mdp e Gentiloni sono ormai bruciati. «D’ora in poi sarà
opposizione, a partire dalla manovra», spiegano da Articolo1. Bersani
picchia duro contro Maria Elena Boschi sul caso Bankitalia. I renziani
ironizzano, «sono settimane che sono usciti dalla maggioranza», ma a
palazzo Chigi i timori non mancano. Senza Mdp manca la maggioranza in
commissione al Senato, dove arriverà la manovra la prossima settimana.
Sullo sfondo il rischio di un replay della sinistra Arcobaleno guidata
da Bertinotti che nel 2008 restò fuori dal Parlamento. «Da allora il
mondo è cambiato», ragiona Fratoianni. «Oggi c’è una forte domanda di
radicalità, non sfonderemo offrendo una spolverata di diritti in più, ma
con un totale rovesciamento del discorso su lavoro e diseguaglianze.
Come hanno fatto Corbyn e Sanders». Nelle prossime settimane si aprirà
con forza il tema della leadership. In pole position, accanto a nomi
come Pietro Grasso e Pierluigi Bersani, si affaccia la Falcone:
«Dobbiamo volare alto, avere coraggio. Dobbiamo dire alle persone che
cambieremo in meglio la loro vita, questo APese è troppo triste, le
persone hanno diritto alla felicità».