La Stampa 24.10.17
Cartoon in campo contro la vergogna delle leggi razziali
I big del fumetto preparano una mostra a Torino per gli ottant’anni dalla promulgazione
di Ariela Piattelli
Se
l’illustrazione fu usata per la propaganda delle leggi razziali
fasciste, che calpestarono i diritti degli ebrei italiani, oggi è la
stessa illustrazione a disegnare un monito per le nuove generazioni.
Così il dramma delle leggi razziali si racconta ai ragazzi con la matita
dei loro beniamini. Hanno aderito in massa, oltre cento autori italiani
di fumetti e di animazioni, alla call di Cartoons on The Bay, il
festival internazionale dell’animazione cross-mediale e della tv dei
ragazzi organizzato da Rai e Rai Com che sarà a Torino dal 12 al 14
aprile 2018 (al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano): «1938 - 2018
Ottant’anni dalle leggi razziali in Italia. Il mondo del fumetto e
dell’animazione ricorda l’orrore dell’antisemitismo» è il titolo della
mostra, organizzata in collaborazione con Arf, il salone del fumetto di
Roma, in cui saranno presentati i fumetti, le clip di animazioni e le
opere multimediali create appositamente per l’esposizione dalle grandi
firme del disegno italiano. L’idea è venuta a Roberto Genovesi,
direttore artistico della manifestazione, in un’epoca in cui si cercano
nuovi linguaggi per raccontare e consegnare ai ragazzi la memoria della
storia. «Cartoons on the Bay è un festival in cui si racconta l’universo
giovanile e tutti i suoi linguaggi - spiega Genovesi -. La sfida di
poter utilizzare il linguaggio del cartone animato e del fumetto per
affrontare argomenti seri e drammatici è sempre appartenuta alla
manifestazione e con l’anniversario degli 80 anni dalle leggi razziali
ho pensato di coinvolgere gli autori italiani, che hanno aderito in
centinaia. Si sono stretti tutti attorno a questo tema».
Tra gli
autori ci sono Bruno Bozzetto, il più grande autore di cartoni animati
italiani, Giorgio Cavazzano, il maestro della Disney Italia, Roberto
Recchioni, curatore di Dylan Dog definito «la stella rock del fumetto».
«Il mio interesse verso il disegno è stato sin da subito esprimere un
punto di vista in quello che vedevo, dal mio primo film - spiega
Bozzetto -. Continuo su questa strada: le leggi razziali furono una
follia perché folle è l’idea del “diverso”. Mi interessava partecipare
alla mostra con un disegno perché credo nella sua forza di raccontare la
storia». Tra i fumettisti c’è chi ha conosciuto la tragedia delle leggi
razziali contro gli ebrei e le loro conseguenze: «Io sono nato a
Venezia, la mia casa era vicino al ghetto - racconta Cavazzano - ricordo
i racconti terribili dei genitori dei miei amici ebrei, che subirono le
persecuzioni e anche le leggi razziali. Erano professori di università
che persero il lavoro, perché fu proibito loro insegnare. Vissero una
vita diversa rispetto a quella che avrebbero potuto vivere. Trovo giusto
attraverso l’immagine documentare ciò che è stato. La matita, i colori,
il disegno, comunicano in modo emotivo quel periodo e questo arriva al
cuore dei giovani. Penso al grande Art Spiegelman e all’impatto che ebbe
e che tuttora ha il suo Maus».
Il disegno di Cavazzano è ispirato
ad un ricordo specifico: «Un giorno vidi in tv, molti anni fa,
l’immagine di un bambino ebreo che mostrava il numero che gli tatuarono
sul braccio nel campo di sterminio. Ciò mi colpì moltissimo, per questo
l’ho ricreato». La mostra è un percorso multimediale che parte da una
sezione statica del fumetto, con contributi dei bambini delle scuole
primarie e studenti degli istituti specializzati, ad una sezione
dinamica, con clip dei maestri dell’animazione, come Maurizio
Forestieri, Alessandro Rak e Guido Manuli, passando per tutti i generi,
dal western e l’horror, arrivando al fantasy. «Io sto lavorando ad un
pezzo analogico su carta e china - anticipa Recchioni -. La china si
presta al tema del contrasto, tra la ragione e l’oscurantismo delle
leggi razziali. Noi artisti abbiamo il compito di testimoniare contro
l’assurdità delle leggi razziali e contro ogni forma di razzismo. L’arte
è un linguaggio e va declinato per la via giusta, al servizio di
qualcosa che abbia un senso».