La Stampa 23.10.17
Quante storie per un passaporto
Creato per individuare le spie, il più accettato è il tedesco, il meno l’afghano
di Vittorio Sabadin
I
cittadini tedeschi hanno, insieme a quelli di Singapore, il passaporto
più potente del mondo: possono visitare 158 Stati su 218 senza avere
bisogno di un visto. Gli italiani non sono distanti in classifica, e
possono andare liberamente in 156 nazioni, una in più degli americani.
Sono molte le cose che non sappiamo del nostro passaporto e uno sguardo
al divertente sito passport index e al libro The Secrets of Your
Passport di Martin Lloyd riserva sorprese molto interessanti.
I
colori, per esempio. I passaporti del mondo ne usano solo quattro:
rosso, verde, blu e nero. Il verde, per motivi religiosi, è legato a
Paesi islamici come l’Arabia Saudita, il Pakistan o il Marocco. Il
bordeaux è caratteristico dei Paesi europei e della Turchia. Il blu
identifica subito i cittadini americani e del Regno Unito, il nero Paesi
africani come Ciad, Burundi, Botswana, Gabon, Malawi e Angola. Chi
vuole distinguersi, come gli svizzeri, utilizza passaporti di un rosso
accesso, preferito anche nei Paesi scandinavi.
Regine e spie
I
passaporti dicono di noi molte più cose di quelle che crediamo e per
chi li controlla all’aeroporto basta un’occhiata alla copertina per
decidere l’atteggiamento da tenere: i titolari di passaporti blu o
bordeaux se la caveranno in fretta, mentre chi ha un passaporto nero o
verde sarà tormentato da mille domande e controlli, anche se sta andando
a partecipare alle Olimpiadi. I siriani, ad esempio, hanno libero
accesso a meno di 29 Stati, e gli afghani, ultimi in classifica, solo a
22. C’è poi il problema dei falsari, contro i quali si battono da
decenni gli specialisti dei governi che riempiono di codici segreti
sempre più difficili da imitare ogni pagina del documento. I passaporti
norvegesi rivelano disegni delle aurore boreali se sottoposti a luce
ultravioletta, quelli della Finlandia mostrano un alce in movimento se
le pagine vengono fatte scorrere velocemente.
La Bibbia
Notizie
del primo passaporto si trovano nella Bibbia, nel libro di Neemia: il
re Artaserse I di Persia chiede ai governatori «oltre il fiume» di
garantire libero accesso nella terra di Giudea al titolare del
documento. La stessa formula è presente in molti passaporti
contemporanei, ma non in quelli svizzero, finlandese e austriaco. Il
primo a imporre che sul passaporto fosse indicato anche il nome del
possessore fu il re inglese Enrico V, che comunque non lo usò quando
invase la Francia. Ancora oggi, i passaporti britannici sono emessi nel
nome della regina Elisabetta, l’unica persona autorizzata a non
possederne uno. Molte novità che hanno riguardato i passaporti vengono
dalla Gran Bretagna. La foto sul documento divenne obbligatoria nel
1914, dopo che una spia tedesca, Hans Lody, era riuscita a entrare nel
Paese usando un passaporto americano.
La storia
Furono
proprio le spie, che alla vigilia della Prima guerra mondiale andavano e
venivano come gli pareva, a imporre in ogni Paese l’uso del passaporto e
della fotografia. Le prime foto ritraevano i titolari a figura piena o
in compagnia dei parenti. Arthur Conan Doyle, nel 1915, mise sul suo
passaporto una sua foto con la moglie e i due figli, tutti seduti sul
calessino. Prima della foto, sui passaporti britannici venivano annotati
i lineamenti del titolare e, particolare anatomico decisivo, la
grandezza del suo naso. Dal 2004 nella foto del passaporto è vietato
sorridere. Bisogna mantenere un’espressione neutra per facilitare il
riconoscimento facciale digitale. I selfie non sono ammessi e le
fototessere tengono ancora in vita gli ultimi laboratori di fotografia
non ancora sterminati dall’iPhone.
Il passaporto più ambito è
quello diplomatico, che offre numerosi vantaggi: trattamento vip
all’aeroporto, upgrade in volo, esenzione dai visti e dalle
perquisizioni dei bagagli. Il presidente americano ne dispone a vita,
anche dopo che il suo mandato è finito. Altrettanto potente è il
passaporto del Sovrano Ordine di Malta, il più raro del mondo: ne sono
stati emessi solo 500, destinati ai membri del Sovrano Consiglio, ai
diplomatici e alle loro famiglie e agli inviati in particolari missioni.
Molto più facile, se si ha bisogno di un passaporto raro, andare nelle
isole Tonga il cui re Taufa’ahau Tupou IV lo vendeva per 20 mila dollari
a chiunque ne facesse richiesta: esuli politici, rifugiati e
delinquenti di tutto il mondo.