La Stampa 18.10.17
Le bordate per scaricare le responsabilità su Bankitalia
di Marcello Sorgi
I
timori trapelati dal Quirinale sono più che giustificati: il siluro che
Renzi ha fatto partire contro il governatore Visco, con una mozione del
Pd alla Camera che ne chiede la sostituzione, è di una tale violenza da
rischiare di intaccare il prestigio e la proverbiale autonomia della
Banca d’Italia, una delle istituzioni italiane più rispettate anche sul
piano internazionale. Per quanto Gentiloni si sia adoperato per mitigare
la durezza del testo, ottenendo almeno di evitare un accenno alla
“discontinuità”, che avrebbe potuto essere interpretato anche come un
“no” a una successione interna all’istituto di emissione, il senso del
documento voluto dal leader Pd è chiaro: scaricare una volta e per tutte
sul governatore uscente la responsabilità delle crisi bancarie che
hanno afflitto il governo Renzi e in particolare, per quanto riguarda il
dissesto di Banca Etruria, Maria Elena Boschi, il cui padre era
vicepresidente dell’istituto e risulta tra i personaggi del vertice
duramente sanzionati dalla magistratura.
Sono state proprio le
notizie di questi giorni sugli sviluppi giudiziari del “caso Etruria”, e
le iniziative parlamentari di Lega e Movimento 5 stelle, che da tempo
conducono su questo una martellante campagna, a convincere Renzi
all’accelerata. Far cadere la testa di Visco, giunto a fine mandato e in
predicato di una riconferma, nella strategia del segretario, equivale a
trasformare Bankitalia nel capro espiatorio delle crisi bancarie, che
hanno fatto fiorire dappertutto comitati di protesta di cittadini che si
dichiarano truffati e che considerano insufficienti i rimborsi delle
perdite subite con l’acquisto di titoli-spazzatura che il governo
intanto ha disposto.
Colpire al cuore il vertice di Bankitalia,
specie in un momento in cui il sistema delle banche è tutt’altro che
stabilizzato, e in Europa è aperto il dibattito su un regime più
rigoroso delle sofferenze bancarie che appesantirebbe ulteriormente i
conti degli istituti di credito nazionali, potrebbe però rivelarsi un
azzardo esagerato. Mattarella e Gentiloni questo hanno cercato di far
capire al leader Pd. La nomina del governatore della Banca d’Italia, che
una volta era a vita, è diventata più politica da quando la durata del
mandato è diventata di sei anni. Ma sempre, nei precedenti rinnovi, i
partiti si erano accostati con una certa cautela al problema, per
evitare di far apparire lottizzata la scelta di una persona che deve
necessariamente avere uno standing elevato e piena indipendenza per
poter svolgere il suo compito.