La Stampa 17.10,17
Stefania Rocca
“Giusto denunciare anche 20 anni dopo”
di Fulvia Caprara
Le
esperienze americane non le mancano e anche l’aria decisa, che fa parte
del suo fascino e della sua sensualità: «Forse per via di
quell’atteggiamento duro - commenta Stefania Rocca - ho acquistato la
reputazione di “quella fredda”, ma forse essere in quel modo mi ha dato
un senso di protezione».
Ha recitato nel «Talento di Mister Ripley», un film Miramax, che cosa ricorda dell’incontro con Harvey Weinstein?
«Ho
fatto un provino con Shaila Rubin, Weinstein l’ho incontrato solo dopo,
sul set. E non mi è successo niente. In realtà la prima volta l’avevo
visto in un’altra occasione».
Quando?
«Ero negli Stati Uniti
con Salvatores per il doppiaggio di Nirvana. C’erano un sacco di
ragazzi della produzione, ho sentito un clima di agitazione e ho visto
arrivare un omone, anche senza sapere niente di lui avvertivi il potere
che emanava. Si siede, si mette ad ascoltare, e comincia a dire
“terrific”. Ero preoccupata, ma la parola significa “fantastico” e
quindi io e Gabriele ci mettemmo a ridere. Poi, a Venezia, ci siamo
rivisti, Weinstein mi è venuto a salutare, ma non ho mai partecipato a
feste o cose del genere».
Che effetto le hanno fatto le rivelazioni di Asia Argento?
«Non
mi sento di giudicarla, non posso sapere come abbia vissuto quella
situazione. Sì, ha raccontato l’accaduto 20 anni dopo, ma anche tante
altre hanno fatto così. E poi ha spiegato la ragione, prima aveva timori
per la sua carriera: ora, con più distacco, ha trovato il coraggio di
raccontare».
A lei è mai accaduto di subire avances di quel tipo?
«Mi
è successo una volta, con un fotografo, gli ho dato uno schiaffone e
sono andata via. La mia fu una reazione di rabbia, ma può capitare di
averne altre, anche di immobilità totale».
Il press agent Lucherini dice che certe cose esistono da sempre. Lei che ne pensa?
«È
un’affermazione che fa tristezza. Credo che tutto questo sia molto
americano. Bisogna anche dire che certe situazioni capitano, ma si può
anche evitare di farle capitare».