La Stampa 17-10-17
Prove di larghe intese in Aula
Pd e Fi alleati in un voto su tre
Come
si sono comportati i partiti nei provvedimenti chiave della legislatura
Lega e M5S allineati nel 71% dei casi: dall’economia alla stretta sui
migranti
di Davide Lessi
Uno scenario politico
incerto. Dove non è chiaro chi e con quali alleati andrà al governo. Se
il Rosatellum dovesse passare anche al Senato l’Italia avrà, alla fine,
una nuova legge elettorale. Ma rischierà di essere ingovernabile. «È
molto probabile che nessun partito vinca in maniera ampia le elezioni e
si tratterà di formare un governo di coalizione con accordi successivi,
un po’ come accadeva nella Prima Repubblica», sottolinea Alfonso
Celotto, professore di diritto costituzionale all’Università degli Studi
Roma Tre.
Per cercare d’immaginare il governo che verrà La Stampa
ha studiato i comportamenti delle forze politiche di questa
legislatura. Una sorta di radiografia del Parlamento a partire da aprile
2013: dal governo Letta all’attuale esecutivo guidato da Gentiloni,
passando per i quasi tre anni di Renzi. L’analisi dei dati parte dalla
selezione di 80 voti chiave tra quelli pubblicati da OpenParlamento di
OpenPolis. Colpiscono tre cose. Primo: il 32,5% per cento delle volte,
praticamente in un caso su tre, Pd e Forza Italia hanno votato insieme.
Secondo: l’alleanza post-elezioni tra Lega e Movimento 5 Stelle sembra
uno scenario possibile (la convergenza c’è nei 71% dei voti chiave),
anche se il sì leghista al Rosatellum sembra aver incrinato i rapporti.
Terzo punto, ma collegato: la convergenza tra il Carroccio e Forza
Italia (pari al 67,5%) è inferiore a quella tra grillini e forzisti.
Un nuovo Nazareno?
Stando
alle dichiarazioni, Silvio Berlusconi ha escluso le larghe intese «per
storia e ideologia». Da parte sua il segretario dem Matteo Renzi ha
specificato che il voto «sarà un corpo a corpo con il centrodestra
populista». Eppure la convergenza tra Forza Italia e Pd nell’ultima
legislatura è stata più alta di quella che ci si potrebbe aspettare.
Certo, nella prima parte del governo Letta (fino a novembre 2013) i
forzisti erano nella maggioranza. E certo, la successiva stagione del
patto del Nazareno (l’accordo sulle riforme costituzionali) ha
riavvicinato i due partiti in cinque voti chiave. Ma, come si vede dai
grafici, le due formazioni hanno tenuto gli stessi comportamenti in Aula
anche per altre tipologie di provvedimenti legati alle infrastrutture
(convergenza superiore al 60%) e alla sanità (convergenza pari al 60%):
si consideri a tal proposito il via libera alla Tav e al decreto
vaccini. Forzisti e dem, poi, si sono allineati su singole leggi: lo
scambio elettorale politico-mafioso e il decreto esodati del governo
Renzi.
L’opposizione netta c’è stata solo sui provvedimenti
economici con una divergenza all’80%: dal Jobs Act al decreto pensioni.
Ma in tutto per ben 26 volte (sulle 80 esaminate) Forza Italia ha votato
come il Pd o con gli stessi effetti sull’iter parlamentare del
provvedimento.
L’intesa grillini-Carroccio?
Quella che
sembra oggi difficile è un’ipotesi di alleanza post-voto proprio tra
Lega e M5S. Certo, le due forze politiche erano (e sono)
all’opposizione. Ma la loro affinità in Aula c’è stata in 57 voti
chiave, pari a oltre il 70% dei casi esaminati. È la più alta
registrata. La convergenza è stata totale sull’immigrazione. Sia per il
decreto emergenza migranti (novembre 2013, governo Letta) che per
l’accelerazione dei procedimenti di protezione internazionale (aprile
2017, governo Gentiloni) i grillini sembrano aver seguito le indicazioni
di un elettorato che è cambiato. Dal 2013 al 2017 emerge uno
spostamento a destra del Movimento. Un elettore su tre dei Cinque stelle
ritiene sbarchi e rifugiati tra i problemi più urgenti da risolvere in
Italia (rilevazione Ipsos 2016) e il 70% di loro vede gli immigrati come
un «peso» per il Paese. Non stupisce così che un tema come lo Ius soli
avvicini, nei comportamenti in Aula, Lega e Movimento. Le divergenze,
invece, si sono registrate solo in 11 voti chiave, specie sul tema dei
diritti civili (testamento biologico e divorzio breve).
La Casa delle libertà bis?
Da
ultimo si ferma al 67,5% la convergenza tra Lega Nord e Forza Italia.
Ma vola all’80% per quanto riguarda i provvedimenti economici e arriva
al 100% sulle politiche legate al welfare come, per esempio, il decreto
pensioni e il reddito di inclusione (entrambi i partiti contrari ai
provvedimenti). Convergenza totale anche sul tema infrastrutture e
trasporti (Tav e Sblocca-Italia, su tutti).
Insomma, la nuova Casa
delle libertà, superate le divisioni sulla leadership e quella relativa
alla spartizioni dei collegi elettorali, sembra pronta ad essere
ricostruita.