Repubblica 17.10.17
Legge elettorale, l’aiuto di Verdini “Noi voteremo sì alla fiducia”
I
14 senatori di Ala in soccorso della maggioranza dopo la defezione di
Mdp: “Orgogliosi di poter dare il nostro sostegno”. Approvazione lampo:
il voto finale è previsto per il 25 ottobre
di Carmelo Lopapa
ROMA. Discussione e approvazione lampo per la legge elettorale al Senato. Approdo in aula martedì 24, voto finale l’indomani.
Perché
c’è una svolta che potrebbe chiudere fin d’ora la partita, almeno sul
pallottoliere. Il capogruppo Pd Luigi Zanda ha preannunciato il piano
parlando in queste ore al telefono coi colleghi degli altri gruppi che
sostengono il Rosatellum bis, dunque Forza Italia, Lega e Ap. Anche
perché oggi si riunisce la conferenza dei capigruppo e i piani devono
essere trasformati in sedute e votazioni da mettere in calendario.
Martedì prossimo il testo, che questa settimana sarà varato in
commissione, arriverà in aula blindato dalla fiducia, che sarà messa ai
voti già il 25, il giorno dopo. La settimana successiva il Senato chiude
per le elezioni in Sicilia.
Le ragioni dell’accelerazione però
stanno proprio nei numeri che adesso tornerebbero, nei conti fatti in
casa dem. Renzi e i suoi dormono sonni più tranquilli. Arriva il
soccorso verdiniano a sminare il terreno sul via libera finale. I 151
voti rimasti alla maggioranza dopo lo strappo dei bersaniani di Mdp
(16), quelli cioè dei senatori disposti a votare la fiducia, non
sarebbero sufficienti. E benché quella fiducia sia tecnica, né Fi, tanto
meno la Lega possono spingersi fino al punto di votarla. Mancherebbe
dunque all’appello una dozzina di “sì” per il disco verde definitivo.
«Ma noi invece la votiamo, dato che al Senato non è previsto un voto sul
provvedimento e tutto viene assorbito da quello di fiducia», spiega il
capogruppo di Ala, Lucio Barani, alla guida dei 14 senatori della
squadra di Denis Verdini (lui incluso). «Ne abbiamo parlato e siamo
orgogliosi di dare il nostro sostegno a una legge che consideriamo un
po’ figlia nostra – continua – assai simile a quella che avevamo
presentato alla Camera e al Senato» (era il cosiddetto “verdinellum”,
ndr). «E poi - riprende - è una fiducia tecnica, siamo orgogliosi che
passi grazie al nostro aiuto, come tutte le altre riforme di Renzi, del
resto. Continuiamo a essere responsabili fino alla fine, se l’Italia si
risolleverà lo si dovrà a questo manipolo di visionari di Ala»,
enfatizza. E pazienza se i forzisti si rifiutano di votare la fiducia,
tentando di condurre in porto in altro modo il Rosatellum – uscendo
dall’aula o mettendo in missione alcuni dei loro, se servirà per
abbassare il numero legale – i 14 verdiniani hanno già deciso. «Ho
grande stima di Berlusconi, ma purtroppo si ritrova due capigruppo che
lasciano parecchio a desiderare, se fossimo in campo calcistico
parleremmo di due brocchi», dileggia Barani.
Il presidente dei 44
forzisti, Paolo Romani appunto, non cede alle provocazioni, spiega al
telefono che lui resta della sua opinione, anche se non esclude nulla:
«Confermo che per noi è improbabile votare la fiducia», improbabile
dunque, non impossibile. «Ad oggi non abbiamo deciso nulla, per noi
conta solo approvare a breve il Rosatellum, valuteremo quando arriverà
in aula come muoverci, alla Camera siamo già usciti e per coerenza
dovremmo seguire la stessa linea». E poi c’è la Lega, col suo peso
relativo di 12 senatori. «Ho parlato con Zanda e gli ho già detto che
noi la fiducia non la votiamo comunque, seppure tecnica - spiega il
capogruppo Gianmarco Centinaio - Siamo disposti anche alle sedute
notturne, se necessario, e in queste ore ci riuniamo per decidere
eventuali strategie da seguire, se uscire dall’aula o altro, ma il
numero legale deve garantirlo la maggioranza, non possiamo aiutarli, e
la fiducia non la votiamo comunque». Problema superato, sulla carta,
grazie a Verdini e al suo soccorso. Con tutto il fuoco di fila di
bersaniani e grillini che ne seguirà.