domenica 1 ottobre 2017

La Stampa 1.10.17
Pisapia contro D’Alema: “Mi ha infastidito”
E lancia segnali al Pd: “Non è mio nemico”
“Manca rispetto verso di me”. Oggi va alla festa di Mdp
di Andrea Carugati

«Dentro Mdp c’è una divisione: una parte crede che sia utile un nuovo partito di sinistra che ha come primo avversario il Pd; un’altra, e spero sia maggioranza, crede in un nuovo centrosinistra. Sono entrambe legittime e le rispetto, ma sono loro a dover decidere cosa fare. Semmai c’è qualcuno di loro che non rispetta me». Alla vigilia del suo arrivo alla festa di Mdp a Napoli, dove oggi chiuderà la kemesse con Roberto Speranza, Giuliano Pisapia non scioglie la riserva su un suo impegno alla prossime politiche nelle stesse liste con D’Alema e Bersani. «Sono loro che hanno cercato me mesi fa, non io. Mi hanno detto che il loro percorso era il mio percorso. Ma io non me la sento di fare cose in cui non credo, come un partitino del 3% che non sarebbe in grado di cambiare il Paese».
Pisapia, arrivato alla festa di Retedem a Parma (la corrente più a sinistra del Pd) per un faccia a faccia con Andrea Orlando, non crede che il Parlamento riuscirà ad approvare una legge elettorale con le coalizioni. E boccia come «deleterio per il Paese» il Rosatellum a cui i dem stanno lavorando con Forza Italia. Non crede neppure che ci sarà una sfida alla primarie tra lui e Renzi: «Oggi sarebbero fuori dalla realtà». E tuttavia non vuole guidare una campagna elettorale contro il Pd: «Gli avversari sono la destra, i populisti, i fascisti che stanno tornando. Col Pd ci sono differenze, ma sono più le cose che ci uniscono da quelle che ci dividono. Si può fare una campagna elettorale non da avversari». «Penso che resterà il Consultellum. E che ognuno farà la sua lista», spiega l’ex sindaco, che invita la sinistra Pd a votare «gli emendamenti che alzano la quota di maggioritario che ora è solo al 34%». Ma respinge l’invito di Orlando a una iniziativa comune sulla prossima manovra. «Le nostre idee le abbiamo dette, mi aspetto dei segnali contro la povertà, e sul tema delle opere pubbliche per mettere il Paese in sicurezza».
Ma è sulla sua lista che Pisapia lascia ancora alcuni punti interrogativi: «Sarà una lista di sinistra-centro, come era la mia giunta a Milano. La faremo con chi ci sta. E servono facce nuove, quelle che incontro in giro per l’Italia, nelle Officine di Campo progressista, gente che magari non vuole candidarsi». Bersani e D’Alema? «Pier Luigi ha detto cose chiare sulla sua disponibilità a fare un passo indietro. Io anche. Se qualcuno pensa a una deriva minoritaria sarebbe un inganno agli elettori». L’ex sindaco ha come bersaglio Massimo D’Alema. Lui non vede manovre del Pd o dei media per dividerlo da Mdp. Anzi. «Al Corriere D’Alema ha detto che mi sostiene “indipendentemente” dal mio passato in Rifondazione. Mi ha infastidito: io sono fiero della mia storia, sono sempre stato coerente, io ho strappato Milano alla destra». E ancora sugli ex Pd: «Mi criticano perché non sono abbastanza di sinistra? Loro hanno votato quasi tutti i provvedimenti del governo Renzi. Se non erano d’accordo potevano non votare, o magari tacere oggi. In questo caso è il contrario del proverbio si “nasce incendiari e si muore pompieri”. Il nemico è diventato quello che ha fatto le leggi che loro hanno votato».
Resta però lo stop ad Alfano nel nuovo centrosinistra: «Nulla di personale, anzi. Ma il Pd deve guardare a sinistra, una coalizione con Ncd non consente di fare leggi di sinistra».
Pisapia vede in Gentiloni uno stile adatto per il futuro: «E’ bastato un cambio di metodo rispetto al predecessore per guadagnarsi la fiducia di tanti italiani. Anche dei sindacati e dei corpi intermedi che erano stati ignorati. Pensate cosa succederebbe se ci fossero anche delle novità di merito…». Prodi le darà una mano a ricucire il centrosinistra? «Sono sicuro che farà la cosa giusta anche stavolta, lo conosco bene. Ci sono oltre tre milioni di elettori di centrosinistra da recuperare». E se Pietro Grasso fosse il nuovo leader della sinistra? «Lo conosco bene e non voglio tirarlo in ballo. Io certo non avrei obiezioni. Ho già detto che non ci tengo a candidarmi…».