domenica 1 ottobre 2017

Corriere 1.10.17
Il Pd apre alle primarie con Pisapia E l’ex sindaco: non ho cercato io Mdp
di Maria Teresa Meli

Il leader di Campo progressista: «Non voglio fare una ridotta di sinistra del 3%»
ROMA Era un’idea della minoranza del Pd. Ne aveva parlato Andrea Orlando e, in tempi più recenti, l’aveva ripetuta in alcuni colloqui riservati la ministra Anna Finocchiaro. Ma finora, davanti all’ipotesi di primarie di coalizione tra Giuliano Pisapia e Matteo Renzi, dal fronte dei sostenitori del segretario del Pd si era levato un muro invalicabile. Ora le cose potrebbero davvero cambiare. Ora il Pd renziano non esclude più questa eventualità. Tanto più che l’ex sindaco di Milano ieri ha aperto all’alleanza con il Partito democratico.
Perciò alla vigilia delle elezioni politiche di marzo potrebbero tornare i gazebo. Ma non sarebbe una sfida a due Pisapia-Renzi. A quel punto verrebbe coinvolto anche il ministro Carlo Calenda, giacché l’alleanza che il Partito democratico intende costruire nel caso in cui passi il Rosatellum non si esaurisce nel rapporto con la sinistra, mai intende rivolgersi anche ai cosiddetti moderati. Non solo: come ha fatto sapere ieri Michele Emiliano, che ha detto di averne discusso con lo stesso Renzi, in campo potrebbe esserci anche una lista civica nazionale.
Le primarie, dunque. Il Pd non le sollecita, il segretario non ha dato ancora alcun «via libera» ufficiale, ma un autorevole dirigente renziano spiega: «Se si costruisse un’alleanza non saremmo certo noi a dire di no alle primarie. Però bisogna prima pensare all’alleanza perché non si può partire dalla coda». Il che significa, detto in parole povere, che prima Pisapia deve scegliere se seguire la strada che gli indica la maggior parte dei suoi. Ossia quella di un rapporto con il Pd.
Insomma, un’eventuale rottura tra Pisapia e gli scissionisti verrebbe salutata con favore al Nazareno. E ieri, a Parma, l’ex sindaco non ha rotto, però ha preso nettamente le distanze da certi progetti di Mdp: «Non sono io che li ho cercati, ma sono loro che hanno cercato me. Con Mdp ci sono delle differenze sulle quali bisogna fare chiarezza. Io non voglio fare una ridotta di sinistra che prenda il 3 per cento». E poi ha aperto con determinazione alla coalizione con il Pd: «Nel centrosinistra le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono».
Dunque, qualcosa si muove nel centrosinistra. Ma Mdp e Pd restano inconciliabili. Nessuna alleanza tra di loro. Solo un gioco del cerino per addossare gli uni agli altri l’onere della rottura. Una rottura inevitabile, stando a D’Alema.
Nel frattempo il Pd sta guardando anche al centro. C’è il gruppo «riformista» di Calenda. Ma c’è anche pure l’area cattolica che Renzi non intende trascurare. E infatti ieri era a Orvieto, a un convegno organizzato da dagli ex Ppi Fioroni e Gasbarra.
In quella sede, dopo aver detto che passerà i prossimi sei mesi (quelli che mancano alle Politiche) con «un’immagine di papa Francesco nel cuore», ha lanciato un appello: «Chi sta più a contatto con il mondo moderato deve far capire che non scegliere il Pd alle elezioni significa fare il più grande regalo possibile all’estremismo grillino o all’estremismo in camicia verde della Lega».