domenica 1 ottobre 2017


internazionale 30.9.2017  
Germania
È ora di reagire all’avanzata della destra
La crescita dell’Afd è un passo indietro storico per la società tedesca. 
Il compito principale degli altri partiti è riconquistare gli elettori che hanno votato per gli estremisti
di Heribert Prantl, Süddeutsche Zeitung, Germania
  
Germania. Nel 1985 il presidente tedesco dell’epoca, Richard von Weizsäcker, proclamò “giorno della liberazione” l’8 maggio, l’anniversario del giorno in cui finì la seconda guerra mondiale in Europa. La domenica elettorale del 24 settembre dimostra che non bastò e non basta ancora. La liberazione dalla mentalità che ottant’anni fa portò il paese alla catastrofe non si può certo realizzare in un giorno: è un compito di lungo periodo. È un impegno, non un rituale. E non è ammissibile che l’impegno per la liberazione sia reinterpretato, come fa il movimento di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd), spacciandolo per una liberazione dalla liberazione. L’ascesa dell’Afd a terza forza nel Bundestag, con il 12,6 per cento dei voti, è un passo indietro storico per la società tedesca. È una sconfitta per la cultura democratica e un duro colpo inferto all’articolo 1 della Grundgesetz (la costituzione tedesca), che tutela la dignità di tutti, compresi i rifugiati. Certo, la grande maggioranza degli elettori tedeschi non ha scelto l’Afd. Resta il fatto che i voti dati al partito di estrema destra rappresentano una sconfitta per la civiltà del vivere comune. Il neonazista Björn Höcke, capogruppo dell’Afd al parlamento del land della Turingia, nel famigerato discorso che ha tenuto a gennaio nel salone da ballo Watzke di Dresda, ha attaccato il monumento berlinese all’Olocausto definendolo “un monumento della vergogna”, ha insultato la cultura della memoria definendola “squallida e ridicola”, ha definito “miserabili burocrati” i leader degli altri partiti, accusandoli di provocare la rovina del “nostro amato popolo”. Poi ha lanciato un appello: “Possiamo scrivere la storia. Facciamolo!”. Ora molti elettori l’hanno fatto. Non è una bella storia. Troppi tedeschi hanno votato per un partito che sui manifesti elettorali ha scelto come colore un accattivante azzurro, ma che in realtà è sempre più nero. L’Afd non è riuscita a espellere il neonazista Höcke. Anzi, i suoi toni völkisch (nazionalisti identitari) hanno trovato sempre più risonanza nel partito. E troppi elettori non se ne sono lasciati spaventare, perché volevano punire Merkel e “la sua politica migratoria”, sapendo bene che il voto all’Afd ha una grande forza d’urto. Invece sarebbe meglio che gli elettori del partito fossero sconvolti da quello che stanno provocando. I lavori del prossimo parlamento saranno avvelenati. Stomaco robusto Certo, non bisogna farsi prendere dal panico. Lo stomaco della democrazia tedesca è robusto. Ha già saputo digerire altri partiti di estrema destra. Con partiti simili, nei primi anni di vita della Repubblica federale tedesca, Konrad Adenauer fece addirittura delle coalizioni. Tuttavia nell’Afd non ci sono ex nazisti, come nei partiti di estrema destra di un tempo. Questo nuovo partito non è un residuo del passato: accanto ai conservatori onesti accoglie anche neonazionalisti, razzisti e bufoni della politica. Ora, questa non è certo una peculiarità tedesca. Ci si potrebbe consolare dicendo che in Germania sta per succedere quello che negli altri paesi dell’Unione europea è prassi comune, e cioè che i populisti di estrema destra siedono in parlamento e addirittura governano, come in Ungheria e in Polonia. In Austria, in Danimarca, in Finlandia, in Norvegia, nei Paesi Bassi o in Francia, partiti simili sono già da un pezzo terzi o secondi per numero di voti o di seggi. Li unisce il “no” all’Unione europea, all’islam, alla società aperta. Esercitano una grande forza d’attrazione sugli elettori disorientati dalla globalizzazione e dalla modernità. Ma ricordare che anche altrove esistono l’estrema destra e il populismo non serve certo a far sembrare migliore la situazione tedesca. La Germania è come un alcolizzato: se torna a bere, la cosa si fa pericolosa. In passato, quando c’erano il blocco dell’est e il comunismo, nella Repubblica federale tedesca due volte all’anno si faceva un test di tutte le sirene: si chiamava “prova d’allarme”. Centinaia di migliaia di sirene urlavano dai tetti dei municipi e degli ediici scolastici. Il test serviva a preparare la popolazione a eventuali attacchi o emergenze. Noi studenti stavamo seduti in classe e mascheravamo il nostro disagio ridendo. Quella rete di sirene è stata smantellata dopo la ine della guerra fredda, e dal 1992 non si sentono più urlare. Oggi, però, esistono nuovi pericoli, che vengono dall’interno della società. E così ora dobbiamo urlare noi, ma non possiamo limitarci a questo: urlare non cambia niente. Molti anni fa, quando i neonazisti dell’Npd avevano un buon seguito elettorale, nelle università tedesche si vedevano attaccati qua e là degli adesivi con su scritto: “I neonazisti si stanno dando da fare, vogliono un nuovo 1933”. Questo slogan è troppo mediocre per servire a qualcosa oggi. La lotta all’Afd dovrà essere condotta con grande fantasia ed energia. Gli altri partiti devono prendere chiaramente le distanze dall’Afd, ma allo stesso tempo devono cominciare subito a riconquistare gli elettori che hanno votato l’estrema destra. Le trattative già in corso per formare una coalizione di governo rientrano proprio in questo tentativo, che è un banco di prova per la democrazia tedesca.