Il Sole Domenica 1.10.17
La verità sulla Rivoluzione d’Ottobre
Uno
dei più importanti filosofi «liberal» spiega perché è stata un
disastro: per il popolo, per l’Europa, per la sinistra. Ma poteva andare
in un altro modo?
di Michael Walzer
È stata un
disastro - per il popolo russo, per l’Europa, e per la sinistra in tutto
il mondo. Il fatto che la teoria marxista non prevedesse una
rivoluzione in Russia è talvolta considerato un segno della debolezza
della teoria, ma sarebbe meglio considerarlo un segno della sua forza
morale. Le previsioni di Marx erano in realtà ambiziose e giuste. Questa
rivoluzione non ci sarebbe dovuta essere. La società russa non era
pronta ad appoggiare e sostenere una rivoluzione autenticamente
socialista e democratica.
Un disastro per il popolo russo: perché
la rivoluzione ha portato nella sua scia una brutale dittatura, polizia
segreta, processi farsa, purghe, deportazioni di popolazioni, gulag
siberiani e assassinii di massa. Tutto questo è ben noto, per quanto sia
stato negato per troppo tempo da molta parte della sinistra.
Un
disastro per l’Europa: perché il Partito comunista tedesco, sotto la
direzione di Mosca, adottando la politica del “tanto peggio tanto
meglio”, combattendo contro i socialdemocratici come fossero il nemico
più vicino, ha contribuito a portare i nazisti al potere; perché il
patto Hitler-Stalin ha permesso l’attacco della Germania a Occidente (e
non ha impedito un successivo attacco a Oriente); e perché all’indomani
della Seconda guerra mondiale, si sono instaurate delle dittature
comuniste nell’Europa dell’Est, mantenute al potere dall’esercito
sovietico.
Un disastro per la sinistra: perché la rivoluzione è
arrivata in un momento in cui si stava rafforzando la versione
socialdemocratica della sinistra europea e ha prodotto un’enorme
divisione nella sinistra e un forte indebolimento della
socialdemocrazia; perché il bisogno sentito da molti a sinistra di
difendere la repressione e il terrore nell’Unione sovietica ha portato
alla corruzione morale, a quello che Albert Camus ha definito l’evento
centrale del Ventesimo secolo: «L’abbandono dei valori della libertà da
parte dei movimenti rivoluzionari»; perché quando, infine, i partiti
socialdemocratici sono andati al potere in Europa occidentale dopo la
Seconda guerra mondiale, il loro necessario anticomunismo li ha resi più
conservatori di quanto sarebbero potuti essere. E perché in altre parti
del mondo i comunisti hanno preteso di essere gli unici di sinistra,
hanno assassinato chiunque contestasse questa loro rivendicazione e
hanno instaurato regimi brutali: in Cina, Corea del Nord, Cambogia e
Vietnam.
Non posso immaginare che qualcuno sostenga che tutto
questo non conta a fronte del grande risultato del rovesciamento del
regime zarista. La vecchia autocrazia russa era veramente tremenda, ma
sembra quasi benevola se mettiamo bene a fuoco quello che è successo
dopo. È importante metterlo bene a fuoco, ma potrebbe essere
politicamente utile anche cercare di scrivere una storia controfattuale:
come sarebbero state la Russia, l’Europa e la sinistra oggi se i
Menscevichi (i socialdemocratici russi) avessero vinto? A volte è bello
sognare.