Il Sole 20.10.17
Pechino. Il Pil del terzo trimestre conferma gli obiettivi del Governo nonostante il lieve rallentamento
In Cina crescita salda al 6,8%
Consumi in aumento mentre calano gli investimenti in infrastrutture
di Vittorio Da Rold
Mentre
il presidente Xi Jinping apriva il 19° Congresso del Partito comunista
che domina la Cina dal 1949 e disegnava il tracciato del gigante
asiatico fino al 2049, parlando di un Paese più «bello e armonioso» e di
una «vita migliore e più felice» in un discorso di oltre tre ore, i
dati della crescita snocciolati dall’Ufficio di statistica seguivano
esattamente il percorso enunciato dal leader di Pechino. Potenza del
materialismo dialettico marxista-leninista che ancora vige in Cina? O
forse si è trattato solo di una coincidenza statistica.
Certo è
che la crescita della Cina ha visto un leggero rallentamento nel terzo
trimestre che era atteso dai mercati ma il Pil è comunque rimasto al di
sopra dell’obiettivo fissato dal Governo per il 2017. L’Ufficio di
statistica, all’indomani dell’apertura del Congresso del Partito
comunista, ha diffuso i dati del Pil del terzo trimestre che ha
registrato una crescita del 6,8% su base annua nel periodo
luglio-settembre, dopo un aumento del 6,9% nel primo e secondo trimestre
dell’anno. Il dato, in linea con la previsione degli analisti, riflette
fondamentali robusti e un ambiente imprenditoriale ancora forte e
supera l’obiettivo di crescita di «circa il 6,5%» che il Governo di
Pechino ha fissato per il 2017, sebbene in leggera frenata rispetto ai
primi due trimestri.
Poca cosa. Non a caso domenica, parlando a
Washington alla riunione annuale del Fmi, il governatore della Banca
centrale cinese (Pboc) Zhou Xiaochuan aveva detto che la crescita alla
fine «potrebbe raggiungere il 7% nella seconda metà dell’anno».
Anche
la produzione industriale cinese ha registrato una crescita del 6,6% a
settembre accelerando dal 6% di agosto e sopra le attese. Inoltre
l’Ufficio di statistica ha diffuso anche i dati sulle vendite al
dettaglio, barometro dei consumi delle famiglie (su cui Pechino sta
cercando di spostare la spinta dell’economia rispetto all’export), che
si sono rinvigorite a settembre, dopo due mesi di rallentamenti
crescendo del 10,3%, meglio delle attese. Pechino infatti cerca di tempo
di ridurre il peso dell’export per rendere più autonoma e armoniosa la
crescita cinese affiancandole un driver dei consumi interni.
Sono
cresciuti, invece, meno delle attese gli investimenti in capitali fissi,
che misurano le spese in infrastrutture e immobiliari, aumentati del
7,5% annuo nel periodo gennaio-settembre, meno del 7,7% atteso dagli
analisti.
Prudenti i primi commenti degli analisti. «I dati
mensili confermano la tenuta dell’attività economica di Pechino - dice
Intesa SanPaolo in un report -. Rivediamo pertanto al rialzo la stima
della crescita del Pil per il 2017 da 6,7% a 6,8% ma manteniamo
invariato il sentiero di rallentamento successivo a 6,3%. Riteniamo
infatti che la lenta decelerazione degli investimenti sia destinata a
proseguire». «L’intento, - prosegue il report di Intesa - ribadito dalle
autorità, di limitare il rialzo dei prezzi delle case e, più in
generale, di contenere i rischi finanziari, prelude a tassi più alti nei
prossimi trimestri e a un rallentamento del credito che toglierà
progressivamente sostegno agli investimenti». Insomma si pensa che la
crescita subirà un cauto rallentamento per evitare la creazione di bolle
speculative soprattutto del mercato immobiliare. Non a caso il
presidente Xi ha detto a sorpresa che «le abitazioni servono per essere
abitate», dando un segnale che i prezzi immobiliari hanno raggiunto
livelli eccessivi e che Pechino non è più disposta a tollerare questo
fenomeno, portatore di rischi per la crescita «armoniosa» del Paese. E
così il cerchio si chiude.