il manifesto 7.10.17
La sinistra e Montanari: “Attuare la Costituzione”
Quarto
polo. La tappa fiorentina del giro d'Italia di 'quelli del Brancaccio' e
della Rete delle città in Comune, per una lista di sinistra nel segno
dell'attuazione della Carta repubblicana: "Compreso il titolo III". Cioè
il modello economico.
di Riccardo Chiari
FIRENZE
Al di là delle dichiarazioni ad effetto – “il nostro programma non è di
stare al tavolo, ma di ribaltarlo” – che pure muovono l’applauso di
Sant’Apollonia, è il filo del ragionamento di Tomaso Montanari che non
mostra smagliature, almeno agli occhi di (quasi) tutta una platea fatta
di attivisti di partiti, comitati e associazioni, e per fortuna anche di
curiosi, compresi molti under 40. La tappa fiorentina del giro d’Italia
“Cento piazze per il programma”, lanciato dall’ “Alleanza popolare per
la democrazia e l’uguaglianza”, cioè ‘quelli del Brancaccio’, e dalle
“Rete delle città in Comune”, non offre risposte definitive su un
programma di sinistra che, appunto, è un work in progress. Ma segna
comunque gli assi cartesiani di un rassemblement, non solo elettorale,
“che intende ricostruire la sinistra con un percorso di partecipazione
democratica dal basso, e che ci veda tutti sulla stessa rotta, nella
stessa direzione”.
Quale direzione? La risposta dello storico
dell’arte tiene insieme una provocazione e un giudizio politico: “Alla
fine di questo percorso faremo una nuova assemblea a Roma, al
Brancaccio. Io vorrei farla il 19 novembre, e non perché quel giorno c’è
un’iniziativa politica che vuol fare D’Alema. Lo vorrei fare quel
giorno perché, nel 1944, in quel teatro un discorso memorabile lo fece
Emilio Lussu, sulla ricostruzione dello Stato dopo vent’anni di
fascismo. E lo Stato, negli ultimi 25 anni, è stato di nuovo smontato,
pezzo per pezzo”.
In realtà la futura assemblea novembrina del
Brancaccio dovrebbe svolgersi una settimana più tardi. Anche per la
sensibilità che si deve a chi sta organizzando un percorso politico
parallelo. Difficilmente convergente però, se Montanari davanti alle
telecamere di La7 osserva: “Le politiche di centrosinistra hanno
provocato tanti disastri”. Parole che si accompagnano, pensando alla
“sua” Toscana, all’invito rivolto ad Enrico Rossi in un auditorium che
ben conosce, e denuncia, la reale natura delle scelte sanitarie e
infrastrutturali della Regione: “Lo dico all’amico Rossi: va bene un
percorso comune, ma solo se si cambia rotta sull’aeroporto di Firenze,
sull’inceneritore, sul sottoattraversamento dell’alta velocità, sulle
politiche sanitarie”.
Il diretto interessato si schernisce:
“Questo progetto non ha un leader. Credo sia finito il tempo in cui le
case si costruivano dai tetti”. Ma i riflettori sono comunque per lui,
Tomaso Montanari. Eppure l’auditorium ascolta con attenzione, in
sintetici interventi di cinque minuti scanditi da Giulia Princivalli e
Alberto Mariani, le parole assai critiche – vedi nuova possibile legge
elettorale – di Alberto Cacopardo dei comitati per il “No” al referendum
del 4 dicembre. Poi Tommaso Fattori, di Sì Toscana a Sinistra, pronto a
rilevare: “Occorre nettezza, radicalità, credibilità: appena un mese fa
uno dei leader di Mdp (Pierluigi Bersani, ndr) ha preso pubblicamente
le distanze da Jeremy Corbyn sulla rinazionalizzazione dei servizi
pubblici. E non dimentichiamo che, senza interconnettersi con il ‘campo
di gioco’ europeo, non saremo mai in grado di difendere le nostre scelte
politiche dai diktat dell’Ue come il pareggio di bilancio. Dobbiamo
imporre la nostra agenda e non inseguire quella degli altri, come
abbiamo fatto con i referendum sull’acqua e i servizi pubblici”. Poi
disattesi.
Ancora, Massimo Torelli dell’Altra Europa, con un secco
intervento a colpi di tweet sul modello coniato da Pablo Iglesias di
Podemos. E, fra Dimitri Palagi (Prc), Serena Pillozzi (Si), Serena
Spinelli (Mdp) e Miriam Amato (Al), c’è il prof di liceo Andrea Bagni: “
Per chi ha meno di 30 anni, la dimensione della politica è stata terra
bruciata fino al 4 dicembre scorso. Non deludiamoli di nuovo”. Chiude
Montanari: “Ricordiamolo sempre, il governo è un servizio, non un fine:
al governo ci andremo quando avremo la forza di imporre un progetto. Di
attuazione della Costituzione, compreso il titolo III”. Il modello
economico.