il manifesto 6.10.17
Bersani ricuce, con Pisapia è tregua. Ma il Pd punta tutto sulla rottura
«Insieme»
ma non troppo. Assemblea del nuovo soggetto entro un mese Intanto Prodi
tende una mano a Renzi. L’ex sindaco: avremo candidati in tutti i
collegi Errani difende D’Alema: Massimo è una risorsa
di Daniela Preziosi
Con
il Pd? «Avremo nostri candidati in tutti i collegi». Le alleanze a
sinistra? «Si fanno sui programmi e sui progetti». Insomma il matrimonio
con Mdp, Pisapia, lo vuole fare? «Io sono per il matrimonio, anche
quello gay, ma anche per la poligamia: non chiudiamoci fra di noi».
Applaudono con calore esagerato i militanti ex pd riuniti a Ravenna per
il ’ritorno alla politica’ di Vasco Errani dopo le tribolazioni
giudiziarie (assolto) e l’anno da commissario per la ricostruzione. La
’base’ acclama due ex presidenti di regione: c’è anche Pier Luigi
Bersani. Non fa che ripetere all’indirizzo dell’ex sindaco «io sono
d’accordissimo con Giuliano». Perché si celebra il rito della pace fra
Mdp e il leader dopo le risse degli ultimi giorni. Pisapia ci sta, non
si lascia andare del tutto al «volemose bene». Si fa l’assemblea
costituente del nuovo soggetto, incalza Alessandro De Angelis,
vicedirettore dell’Huffington post? Pisapia: «Dobbiamo proporre un
grande appuntamento partecipativo, con sette punti condivisi. Non deve
essere a due, ma deve essere a tanti». Bersani: «Benissimo entro un mese
e mezzo dobbiamo dire una cosa chiara alla nostra gente: chiamiamola,
partiamo da un concetto largo e vediamo chi non ci sta. Io non voglio
una cosa rossa, ma non si pensi di sotterrare il rosso». Ci sono stati
litigi alla camera sul Def? «Ex Pd ed ex Sel sono due aree culturalmente
diverse. È fisiologico che ci siano delle differenze», rassicura
Pisapia, ma «è importante che queste famiglie ritornino nella stessa
casa. Il cammino è frastagliato, ma io ci credo». Anche Errani chiede di
stringere i tempi: «Non ci interessa un partitino del 3 per cento, la
nostra idea è essere l’innesco del cambiamento» ma «non possiamo
continuare a pestare l’acqua».
La pace di Ravenna arriva, come da
copione. Ma reggerà? Le tensioni fra Mdp e Campo progressista degli
ultimi giorni non sono archiviate. Nel pomeriggio in Transatlantico c’è
chi ci rimugina. «Nella riunione dei parlamentari eravamo tutti
d’accordo, area Pisapia e area ex Pd, non è vero che D’Alema voleva far
saltare i conti», c’è chi puntualizza. Anche Arturo Scotto giura che non
c’è stato nessuno strappo: «Il voto favorevole allo scostamento, così
come il mancato sostegno alla nota di aggiornamento del Def, non sono il
frutto di incontri segreti o telefonate notturne. Così come la
conseguente e definitiva rottura del vincolo di maggioranza». È vero che
Roberto Speranza l’aveva annunciata domenica scorsa dal palco della
festa di Napoli, seduto al fianco di Pisapia (che non ha fatto un
plisset). Ma non è detto che le differenze non riesplodano sul voto
finale sulla legge di bilancio. Le aperture di Padoan sono considerate
tiepide, Mdp è orientata a votare no.
La rissa a sinistra è un
assist formidabile per Matteo Renzi. Dal Nazareno c’è chi sfotte: quando
sono scoppiate le liti a sinistra «abbiamo comprato i popcorn»,
«Pisapia ci sta di fatto aiutando a dimostrare qual è il vero progetto
di D’Alema: distruggere il Pd. E Pisapia lo sta stoppando». Il
segretario con i suoi scherza parecchio. Nella sua enews ovviamente
invece si contiene: «Il Pd deve mantenere uno stile. Specie in questi
momenti di incomprensibile rissa verbale a sinistra della nostra
sinistra. Uno stile concentrato sui problemi degli italiani».
La
presunta smarcatura di Pisapia dalla Ditta Bersani&D’Alema
avrebbe fatto cambiare idea anche a uno dei primi suggeritori: Romano
Prodi. La scorsa settimana il professore avrebbe telefonato a Renzi per
ristabilire un contatto. Fra i due sarebbe finita l’era glaciale,
dunque: l’ex premier riporta «la sua tenda» in zona dem, e comunque non
presterà la sua faccia e il suo profilo a una campagna elettorale contro
il Pd.
Anche la minoranza di Orlando guarda con soddisfazione le
crepe aperte fra Campo progressista e Mdp: «Pisapia sembra deciso a
rompere con D’Alema. Speriamo che vada fino in fondo».
Dal Pd, con
diversi accenti a seconda della corrente di appartenenza, l’appoggio al
progetto di aggregazione di Pisapia ha sempre avuto come obiettivo
quello di costruire un alleato per il partito di Renzi. Ora il
Rosatellum 2.0 potrebbe offrire lo strumento per «agganciare» l’alleato.
«Si può riprendere un discorso di centrosinistra largo», viene
spiegato.
Per ora Pisapia resta «Insieme» a Mdp e critica con
durezza la legge elettorale. Giura che sarà alternativo al Pd. Ma alla
camera c’è chi giura che almeno dieci dei suoi sono pronti a votare la
legge. Con il suo imprimatur? Per ora Pisapia non lascia spazio alla
speranza di essere ridotto a una lista-cespuglio del Pd.