il manifesto 6.10.17
L’antivirus si chiama proporzionale
Legge
elettorale. L’Italicum, il Consultellum Camera, il Rosatellum nella
versione originaria e nelle modifiche di cui si parla, sono in vario
modo la medicina che uccide il malato
di Massimo Villone
Per
capire meglio la colluttazione in atto nella Commissione affari
costituzionali della Camera in tema di soglie di sbarramento e
coalizioni bisogna tornare ai fondamentali. Proporzionale o
maggioritario? Alcuni – tra cui io – insistono sul ritorno al
proporzionale.
Passatisti ultras? Niente affatto. Il maggioritario
in qualunque forma – uninominale di collegio o proporzionale con premio
di maggioranza – funziona su un principio di base: sovra-rappresentare i
soggetti politici vincenti, sotto-rappresentare i perdenti.
È
proprio in questo l’incentivo alla cosiddetta governabilità: ai primi
più seggi rispetto ai voti, ai secondi meno seggi. Basta guardare al
Parlamento eletto con il Porcellum.
Il punto è che il
maggioritario trova condizioni ideali di funzionamento – si fa per dire –
se esistono due maggiori partiti e poco altro. In un contesto
effettivamente bipolare è probabile che i due partiti siano quasi
equivalenti nei voti, e che basti un piccolo margine di vantaggio dato
dal sistema elettorale per costruire una maggioranza parlamentare, senza
distruggere la rappresentatività dell’assemblea.
Il contrario
accade in un sistema multipolare. Ad esempio, con tre partiti intorno al
30%, i – relativamente pochi -voti devono tradursi comunque in una
maggioranza di seggi. Questo può accadere solo con una forte distorsione
della rappresentatività. È il modello dei mega-premi di maggioranza che
ha ispirato il Porcellum prima, l’Italicum poi, e ora anche il
Consultellum Camera.
Il maggioritario per antonomasia – quello
britannico – ha funzionato in maniera ritenuta accettabile da
osservatori e studiosi fino a quando i due maggiori partiti hanno
totalizzato gran parte dei voti espressi. Nell’immediato dopoguerra,
giungevano intorno al 90%. La crisi è venuta quando il sistema politico
non è stato più effettivamente bipolare. E si è giunti da ultimo alle
esperienze di coalizioni necessarie, e persino precarie come quella in
atto.
Esiste una interazione comunque ineliminabile tra sistema
dei partiti e sistema elettorale. In una situazione multipolare
l’incentivo maggioritario o non è sufficiente a garantire una
maggioranza di seggi parlamentari e rimane dunque inutile, o raggiunge
tale obiettivo negando la rappresentatività dell’assemblea elettiva e la
sua aderenza rispetto al paese. Un esito politicamente e
costituzionalmente inaccettabile. Inoltre, può paradossalmente produrre
frammentazione, favorendo la nascita di mini-partiti, che pur con pochi
voti siano determinanti per una coalizione nel vincere un collegio
uninominale o conseguire un premio di maggioranza. È già successo con il
Mattarellum e il Porcellum. In specie, quando il sistema politico è
frammentato in una serie di potentati locali, legati alle dinamiche del
territorio, si rafforza il “cacicchismo”.
Il Rosatellum bis
prevede uno sbarramento al 3%, ma consente che i voti di liste tra l’1 e
il 3% siano computati per la coalizione. Apparentemente strano: voti
sì, seggi no. Ma con sindaci e governatori abbiamo già visto candidature
assistite da un codazzo di liste, improbabili e palesemente destinate a
non avere un consigliere. In tali casi, il corrispettivo è a parte,
magari in qualche consiglio di amministrazione di società partecipata
dopo il voto.
Ma chi si fida delle promesse? Ecco perché si
collutta in Commissione sul se e come configurare la coalizione e
consentire la distribuzione diretta di qualche seggio anche ai soggetti
minori. Un obolo a cacicchi, capi e capetti. Può non interessare che
questo vada a vantaggio o svantaggio di M5S, Pd, Fi, Mdp, Alfano,
Pisapia o altri. Il punto è che favorisce l’ulteriore disfacimento del
sistema politico, allontanando ancor più la ricostruzione di soggetti
politici solidamente strutturati che oggi mancano. È qui il virus che
corrode politica, istituzioni, governabilità.
È un virus che si
combatte tornando al proporzionale con soglie di sbarramento ragionevoli
ed effettive, alla necessaria ricerca di consensi reali, all’essere
quel che dicono i voti ricevuti, in assemblee pienamente rappresentative
e non popolate dalle anime morte dei nominati. Si vota, e la politica
costruisce il dopo, in Parlamento.
L’Italicum, il Consultellum
Camera, il Rosatellum nella versione originaria e nelle modifiche di cui
si parla, sono in vario modo la medicina che uccide il malato.