il manifesto 3.10.17
Portogallo, alle amministrative vincono i socialisti
Controcorrente.
Mentre in tutta Europa la sinistra è in crisi, all'indomani del voto
locale a Lisbona ci si interroga sull'unità del fronte progressista: con
il partito comunista e il bloco de esquerda
di Goffredo Adinolfi
LISBONA
Dicono che i sondaggi valgono quello che valgono, meglio fidarsi di
dati reali, e così il governo Costa ha affrontato domenica il suo primo
vero test: le elezioni per il rinnovo di province, comuni e municipi.
Tutti
si affrettano a dire che non è corretto mischiare il livello locale con
quello nazionale, quantomeno a livello teorico, perché poi in pratica
nessuno si nega il piacere di cercare di capire se, pallottoliere alla
mano, l’unità a sinistra sia più o meno solida dopo il voto.
Ma
procediamo con ordine: in realtà, da raccontare, c’è poco, sono i
paradossi di un paese dove, per il momento, le cose sembrano andare
bene.
Dei tre partiti della coalizione, l’unico a perdere è il
Partido Comunista Português (Pcp), poco meno di due punti percentuali,
ma è quel che basta per rimetterci la guida di numerose città in favore
dei socialisti, i grandi vincitori di questa tornata.
Unico neo in
quella che è stata l’affermazione migliore di sempre, l’aver mancato di
un soffio la maggioranza assoluta a Lisbona.
Questa potrebbe
essere la migliore notizia della giornata, ma dipende da quello che
succederà in futuro e se il Partido Socialista vorrà fare nella capitale
quello che ha fatto a livello nazionale: un accordo con Be (Bloco de
Esquerda) e Pcp.
Ce ne sarebbe proprio un gran bisogno, perché da
un paio di anni, tra airbnb e defiscalizzazioni per gli stranieri che
trasferiscono in Portogallo la residenza, il prezzo delle case è
schizzato alle stelle.
Si parla di quartieri dove si arriva a
pagare 10-12 mila euro al metro quadro. Per non parlare poi dell’assenza
totale di un mercato degli affitti accessibile ai comuni mortali che,
in media, hanno un reddito di 7-800 euro.
Di fronte a una
devastazione di proporzioni bibliche – c’è chi considera Lisbona il
nuovo principato di Monaco – occorrerebbero misure urgenti. Ci sono
tantissimi soldi in ballo e su queste cose è sempre difficile tornare
indietro.
Dicevamo dello stato di salute dell’esecutivo. Sibillinamente si può dire che senza cabala è difficile dare una risposta netta.
Qualche
contrasto all’orizzonte c’è, ma dopotutto stiamo pur sempre parlando di
una coalizione, e come potrebbe essere altrimenti. E poi, in fondo, al
Bloco de Esquerda, che passa da 157 mila voti presi alle autarquicas
(amministrative) del 2013 a 215 mila, è andata benissimo.
Quindi,
in sostanza, perché rompere un’alleanza che, esclusi i comunisti, sembra
premiare? Già perché il patto tra Ps, Be e Pcp è un po’ come una
prigione, chi lo fa(rà) saltare dovrà assumersene la responsabilità e
tutto lascia pensare che gli elettori potrebbero essere parecchio
severi.
E poi, come si vede dai risultati che arrivano dalla
capitale, ai portoghesi l’unità delle sinistre non sembra dispiacere più
di tanto.