il manifesto 3.10.17
Ius soli, insegnanti e parlamentari digiunano per la legge
Diritti.
Parte oggi la staffetta di 800 docenti per l’approvazione del ddl sulla
cittadinanza. Il presidente del Senato:«Si può fare»
di C. L.
ROMA
«Per lo ius soli i giochi non sono finiti, c’è ancora la possibilità di
approvare la legge». A dirsi convinto che non tutto sia perduto per la
riforma della cittadinanza sono il presidente del Senato Pietro Grasso e
un nutrito gruppo di senatori e deputati che sperano in questo modo di
riuscire a far sì che il provvedimento possa vedere la luce entro il
mese di ottobre. «Certamente ci sono due priorità come la legge di
stabilità e la legge elettorale», ha spiegato ieri Grasso da Lampedusa,
dove si trova per le celebrazioni del quarto anniversario della strage
che il 3 ottobre del 2013 costò la vita a 368 migranti. «Nel contempo
però – ha proseguito – possiamo trovare delle finestre nell’ambito dei
calendari per poter affrontare questo problema».
E’ una corsa
contro il tempo, e non solo. Sono molti infatti i senatori contrari alla
legge e i dubbi serpeggiano in abbondanza anche nelle file del Pd. Nel
caso palazzo Chigi dovesse rompere gli indugi e porre finalmente la
fiducia sul provvedimento, vista la dichiarata opposizione di Ap i voti
necessari per superarla andrebbero cercati uno per uno.
Per
provare a smuovere la situazione sperando così di spingere anche molti
senatori a un atto di coraggio e di civiltà, oggi 800 insegnanti
entreranno in classe con una coccarda tricolore sulla giacca e
annunceranno ai proprio studenti l’inizio di uno sciopero della fame a
staffetta per chiedere l’approvazione di una legge che consentirebbe a
circa 800 mila ragazzi nati nel nostro paese da genitori immigranti di
diventare cittadini italiani. Ragazzi con i quali gli insegnanti hanno a
che fare tutti giorni, avendoli in classe, e che vedono nel mancato
riconoscimento della cittadinanza un’ingiustizia nei loro confronti.
L’idea
dello sciopero della fame – al quale ieri ha aderito anche l’Arci – è
nata due settimane fa con un appello sottoscritto da insegnanti ed
educatori. «Abbiamo in classe cittadini che non saranno mai cittadini,
ed è arrivato il momento di schierarsi», ha spiegato il maestro Franco
Lorenzoni presentando l’iniziativa a Senato insieme al presidente della
Commissione Diritti umani Luigi Manconi.
Proprio a Manconi e al
senatore del Mdp si deve l’idea di chiedere ai parlamentari di unirsi
agli insegnanti partecipando alla staffetta di digiuno. Anche in questo
caso dietro l’iniziativa c’è la consapevolezza di non poter restare
fermi a guardare mentre un diritto viene calpesto per puri interessi
elettorali. Sono più di venti i parlamentari che finora hanno aderito
all’appello lanciato da Manconi e Corsini, tra i quali i senatori dem
Tocci, Ferrara e Lo Giudice, Palermo delle Autonomie e i deputati Piras
di Mdp, Zampa e Monaco del Pd e Marazziti di Scelta civica. La possibile
«finestra» di cui parla il presidente del Senato Grasso per i
parlamentari potrebbe aprirsi già a partire da domani, dopo il voto
sulla nota di variazione di bilancio Def, per prolungarsi fino al 20,
forse 25 ottobre, giorni nei quali è previsto l’arrivo al Senato della
legge di stabilità. Il che significa che ci sono due settimane di tempo
per trovare i voti necessari ad approvare la legge, sempre che da
palazzo Chigi arrivi la decisione di porre al fiducia. Allo sciopero
della fame a staffetta aderiscono anche i Radicali italiani. che proprio
entro ottobre concluderanno al campagna «Ero straniero» con la relativa
raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare
finalizzata al superamento della Bossi-Fini.
Intanto anche i
diretti interessati si mobilitano. Per il 13 ottobre, giorno in cui
saranno passati due anni dall’approvazione alla Camera del ddl sulla
cittadinanza, i ragazzi aderenti al cartello «Italiani senza
cittadinanza» hanno indetto un «Cittadinanza day» sotto Montecitorio
sfidando i parlamentari contrari alla legge a confrontarsi con loro.
Bisognerà
vedere chi accetterà il confronto. Intanto però la leader di Fratelli
d’Italia Giorgia Meloni si prepara a dare battaglia nel caso la legge
venisse approvata. «Secondo me non hanno i numeri, ma ci proveranno fino
alla fine», ha detto ieri Meloni. «Io comunque sto raccogliendo le
firme, e quindi nel caso presenteremo un referendum abrogativo».