sabato 28 ottobre 2017

il manifesto 28.0.17
Tsipras: «Tra un anno la Grecia ridiventerà un paese normale»
Austerità. Il premier ellenico: il periodo buio della crisi è passato. A fine anno il surplus di bilancio redistribuito fra le classi sociali più deboli
di Teodoro A. Synghellakis, Fabio Veronica Forcella

La Grecia, tra dieci mesi, uscirà dai memorandum che l’hanno di fatto commissariata negli ultimi sette anni, e diventerà nuovamente un paese normale. È, in sostanza, quanto ha voluto sottolineare Alexis Tsipras, il primo ministro di Syriza, in una intervista concessa al quotidiano di Atene Efimerida Syndakton.
«Il 2017 non è uguale al 2105», dice il leader di Syriza, e prova a spiegare il perché. Da una parte, è innegabile che le pressioni dei creditori – e in particolar modo del Fondo Monetario Internazionale – negli ultimi tempi sembrino diminuire notevolmente. Il governo di Atene punta a chiudere la terza valutazione dell’applicazione di quanto previsto nel programma di sostegno, entro la fine dell’anno.
Bisognerà vedere cosa succederà, in concreto, sul fronte delle leggi sul lavoro, ma sembra che il periodo più buio, (quello delle richieste di totale deregulation del mercato del lavoro) facciano, finalmente, parte del passato.
Detto questo, il governo di Syriza intende continuare a portare con forza sul tavolo negoziale la questione dell’alleggerimento del debito. Un capitolo fondamentale, su cui ha ricevuto il sostegno dell’amministrazione americana e anche una recente, inaspettata apertura del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il quale, però, è ormai a fine mandato.
Atene vorrebbe cercare di stabilizzare ancor di più la situazione economica, per poter usufruire dell’alleggerimento quantitativo della Banca Centrale Europea, prima della sua conclusione, fissata, per ora, a settembre del prossimo anno. Ma la vera sfida, è uscire nei tempi previsti dal programma di commissariamento, imposto dai memorandum. E cioè nell’agosto del 2018.
Tsipras, per quel che riguarda il periodo a seguire, è stato molto netto «i memorandum e il commissariamento termineranno» ha spiegato nell’intervista. Aggiungendo che «ci sarà una supervisione, come accade per tutti gli altri paesi dell’Europa, e quindi verrà monitorato lo stato delle finanze pubbliche del paese».
Quello di cui ha bisogno la Grecia, dopo anni di sacrifici, è proprio di riappropriarsi della propria piena sovranità economica e finanziaria e poter realizzare, quindi, anche un programma di politica sociale a medio e lungo termine.
È per questo che Tsipras ha riconfermato che il surplus di bilancio, verrà redistribuito – probabilmente per fine anno – in favore delle classi sociali più deboli, di chi è stato colpito più duramente dalla crisi.
Il centrodestra si dice certo che dopo la conclusione del memorandum, l’anno prossimo, la Grecia sarà costretta a firmarne subito un altro. Ma il primo ministro ellenico, ricorda ai conservatori di Nuova Democrazia che quando erano al governo, avevano accettato dai creditori di fissare l’avanzo primario al 4%, fino al 2030. Obiettivi che, aggiunge, «avrebbero sicuramente impedito al paese di poter rimanere in piedi».
Da parte sua, il ministro delle finanze, Efklidis Tsakalotos, ha dichiarato che è probabile che il paese torni ad affacciarsi sui mercati «per poter gestire il proprio debito e fare in modo che i titoli pubblici siano più appetibili dopo che sarà valutata l’applicazione di quanto previsto dal programma di sostegno».Tsakalotos, cioè, conferma che l’obiettivo è poter tornare al più presto a finanziarsi in modo autonomo sui mercati e smentisce l’eventualità che vengano approvati nuovi tagli.
Bisognerà vedere, certo, che cosa prevederà, nel dettaglio, l’accordo con i creditori riguardo al futuro delle pensioni di reversibilità e non è comunque una passeggiata rispettare quanto pattuito per l’avanzo primario nel 2018, che è fissato al 3,5% del Pil.
Ma il segnale che si vuole mandare è che il paese sta voltando pagina. Che le elezioni si terranno nel 2019 e che il governo Tsipras, nel frattempo, cercherà di sfruttare ogni spazio, per sostenere le politiche sociali ed attuare il più possibile di quanto previsto dal suo programma del 2015. Usciti dall’emergenza, evitato il default al costo di enormi sacrifici, l’obiettivo è riuscire a ribadire – nei fatti – una chiara identità di sinistra.