il manifesto 28.0.17
Tsipras: «Tra un anno la Grecia ridiventerà un paese normale»
Austerità.
Il premier ellenico: il periodo buio della crisi è passato. A fine anno
il surplus di bilancio redistribuito fra le classi sociali più deboli
di Teodoro A. Synghellakis, Fabio Veronica Forcella
La
Grecia, tra dieci mesi, uscirà dai memorandum che l’hanno di fatto
commissariata negli ultimi sette anni, e diventerà nuovamente un paese
normale. È, in sostanza, quanto ha voluto sottolineare Alexis Tsipras,
il primo ministro di Syriza, in una intervista concessa al quotidiano di
Atene Efimerida Syndakton.
«Il 2017 non è uguale al 2105», dice
il leader di Syriza, e prova a spiegare il perché. Da una parte, è
innegabile che le pressioni dei creditori – e in particolar modo del
Fondo Monetario Internazionale – negli ultimi tempi sembrino diminuire
notevolmente. Il governo di Atene punta a chiudere la terza valutazione
dell’applicazione di quanto previsto nel programma di sostegno, entro la
fine dell’anno.
Bisognerà vedere cosa succederà, in concreto, sul
fronte delle leggi sul lavoro, ma sembra che il periodo più buio,
(quello delle richieste di totale deregulation del mercato del lavoro)
facciano, finalmente, parte del passato.
Detto questo, il governo
di Syriza intende continuare a portare con forza sul tavolo negoziale la
questione dell’alleggerimento del debito. Un capitolo fondamentale, su
cui ha ricevuto il sostegno dell’amministrazione americana e anche una
recente, inaspettata apertura del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen
Dijsselbloem, il quale, però, è ormai a fine mandato.
Atene
vorrebbe cercare di stabilizzare ancor di più la situazione economica,
per poter usufruire dell’alleggerimento quantitativo della Banca
Centrale Europea, prima della sua conclusione, fissata, per ora, a
settembre del prossimo anno. Ma la vera sfida, è uscire nei tempi
previsti dal programma di commissariamento, imposto dai memorandum. E
cioè nell’agosto del 2018.
Tsipras, per quel che riguarda il
periodo a seguire, è stato molto netto «i memorandum e il
commissariamento termineranno» ha spiegato nell’intervista. Aggiungendo
che «ci sarà una supervisione, come accade per tutti gli altri paesi
dell’Europa, e quindi verrà monitorato lo stato delle finanze pubbliche
del paese».
Quello di cui ha bisogno la Grecia, dopo anni di
sacrifici, è proprio di riappropriarsi della propria piena sovranità
economica e finanziaria e poter realizzare, quindi, anche un programma
di politica sociale a medio e lungo termine.
È per questo che
Tsipras ha riconfermato che il surplus di bilancio, verrà redistribuito –
probabilmente per fine anno – in favore delle classi sociali più
deboli, di chi è stato colpito più duramente dalla crisi.
Il
centrodestra si dice certo che dopo la conclusione del memorandum,
l’anno prossimo, la Grecia sarà costretta a firmarne subito un altro. Ma
il primo ministro ellenico, ricorda ai conservatori di Nuova Democrazia
che quando erano al governo, avevano accettato dai creditori di fissare
l’avanzo primario al 4%, fino al 2030. Obiettivi che, aggiunge,
«avrebbero sicuramente impedito al paese di poter rimanere in piedi».
Da
parte sua, il ministro delle finanze, Efklidis Tsakalotos, ha
dichiarato che è probabile che il paese torni ad affacciarsi sui mercati
«per poter gestire il proprio debito e fare in modo che i titoli
pubblici siano più appetibili dopo che sarà valutata l’applicazione di
quanto previsto dal programma di sostegno».Tsakalotos, cioè, conferma
che l’obiettivo è poter tornare al più presto a finanziarsi in modo
autonomo sui mercati e smentisce l’eventualità che vengano approvati
nuovi tagli.
Bisognerà vedere, certo, che cosa prevederà, nel
dettaglio, l’accordo con i creditori riguardo al futuro delle pensioni
di reversibilità e non è comunque una passeggiata rispettare quanto
pattuito per l’avanzo primario nel 2018, che è fissato al 3,5% del Pil.
Ma
il segnale che si vuole mandare è che il paese sta voltando pagina. Che
le elezioni si terranno nel 2019 e che il governo Tsipras, nel
frattempo, cercherà di sfruttare ogni spazio, per sostenere le politiche
sociali ed attuare il più possibile di quanto previsto dal suo
programma del 2015. Usciti dall’emergenza, evitato il default al costo
di enormi sacrifici, l’obiettivo è riuscire a ribadire – nei fatti – una
chiara identità di sinistra.