il manifesto 28.0.17
Macaluso: «Pd alla deriva, Grasso l’uomo giusto per ricostruire il centrosinistra»
Intervista
a Emanuele Macaluso. «Da dentro il partito dovrebbe dialogare con
Gentiloni, Orlando e Franceschini per mettere in minoranza Renzi. Fare
il leader di Mdp lo renderebbe politicamente marginale»
Emanuele Macaluso, 93 anniintervista di Massimo Franchi
Emanuele
Macaluso, grande vecchio della sinistra migliorista. Da siciliano
immagino che conosca bene Pietro Grasso. Come giudica la sua mossa?
Lo
conosco da quando era magistrato. Lo apprezzavo e ho apprezzato che,
entrando in politica, abbia lasciato la magistratura. Le sue dimissioni
dal gruppo parlamentare del Pd dimostrano la crisi della leadership del
Pd, la confermano ulteriormente. Il fatto di avere compiuto atti tali da
spingere un uomo prudente come Grasso a lasciare il partito confermano
come Renzi sia incapace di mantenere un rapporto perfino con persone che
hanno un ruolo istituzionale e nella società. Il Pd ormai non è più un
partito, è un agglomerato elettorale senza più cultura politica. Si
muove solo per rimanere al potere.
Grasso lascia il Pd dopo
l’approvazione della legge elettorale con le polemiche regolamentari
sulla fiducia posta anche al Senato. Se avesse parlato prima forse il
Rosatellum non sarebbe passato…
È uscito adesso per senso di
responsabilità. Come presidente del Senato si è comportato bene. Non
poteva uscire durante la votazione.
Eppure perfino il suo amico
Napolitano ha criticato fortemente la legge e la decisione della
fiducia. Anche se alla fine ha votato a favore.
Certo, il fatto
che un uomo come Napolitano abbia fatto critiche precise sull’uso della
fiducia e sull’indicazione del capo della forza politica – già presente
nel Porcellum – mette a rischio costituzionalità la nuova legge. Ma le
critiche di Grasso mi paiono più politiche.
Infatti, lo sfogo contro la «deriva imbarazzante» del Pd è un’accusa diretta a Renzi.
Guardi,
la deriva del Pd va avanti da anni, per me dalla nascita. Il partito
non ha mai portato avanti una battaglia politico-culturale, non ha mai
fatto nulla per la società, mai un impegno sul territorio. Siamo davanti
ad una caduta di massa della cultura politica che rafforza i grillini.
In
realtà le ultime sortite di Renzi – contro Visco e Bankitalia – paiono
come un inseguire i grillini sul terreno della demagogia…
Siamo
sempre lì. Quando non hai un tuo asse culturale e strategico cerchi di
speculare per fatturare qualche voto, giochi in difesa e cerchi di
sottrarre terreno a Grillo. Ma in questo modo peggiori la situazione. La
deriva di Renzi è una deriva scontata e perdente.
La botta dovrebbe arrivare dalla sua Sicilia.
Non
c’è dubbio. Quello che è avvenuto in Sicilia è molto significativo: il
Pd non ha avuto nessun candidato da proporre e la proposta Micari è
arrivata da Leoluca Orlando.
Lei è residente a Roma, ma se fosse in Sicilia voterebbe Micari o Fava?
Non
lo so. La cosa è che hanno messo le persone di sinistra come me in una
tenaglia: o voti una minoranza che non ha prospettiva o voti un
assemblaggio di potere che di sinistra non ha più niente.
Torniamo a Grasso. Per lei ora che ruolo potrà avere da «ragazzo di sinistra», come si è definito?
Dando
per scontato che non voglia ritirarsi a vita privata, credo che se
Grasso vuole fare una battaglia politica la debba fare per ricostruire
il centrosinistra.
Quasi tutti invece lo danno come nuovo leader di Mdp e della lista a sinistra del Pd.
Guardi,
io penso che il gruppo dei bersaniani abbia avuto delle motivazioni
oggettive per lasciare il Pd, ma credo che avrebbe inciso molto di più
rimanendo dentro e che ora politicamente sia in difficoltà. E credo che
abbia sbagliato ancor di più ad essere uscito dalla maggioranza di
governo, mettendo in difficoltà Paolo Gentiloni.
Ma è Gentiloni ad aver messo la fiducia sul Rosatellum…
Sì,
ma Gentiloni è lo stesso che ha confermato Visco in Banca d’Italia
contro la volontà di Renzi. Ciò significa che fra Renzi e Gentiloni ci
sono delle divergenze. Divergenze che vanno evidenziate per aprire una
battaglia politica dentro il Pd. E Grasso sarebbe la persona giusta per
dialogare con Gentiloni, con Orlando e con Franceschini per cambiare gli
equilibri interni all’interno del partito.
Dunque per lei Grasso non dovrebbe lasciare il Pd?
Il
punto è: serve un progetto di centrosinistra per non far partita vinta
alle destre o a chi ha già l’idea di fare un governo Pd-Forza Italia.
Ora, visto che Pisapia mi sembra un po’ annebbiato, io penso che Grasso,
da dentro il Pd, possa ritagliarsi questo ruolo con grande
autorevolezza. E anche consenso. Diversamente, essere un leader di una
piccola forza di sinistra a Grasso non servirebbe: ammesso che la lista
prenda il 10 per cento, che se ne fa? Politicamente sarebbe marginale.
Lei
crede che Renzi sarebbe disposto a mettersi da parte? Mdp chiede un
cambio di politiche molto forte per tornare ad allearsi col Pd…
Quello
è il gioco del cerino che ha usato Speranza per farsi dire di no.
L’alleanza si può ancora fare: concordando le politiche di domani.